Diritti

Usa: in alcuni Stati arrivano strette sulle armi

Il primo gennaio in California, Illinois, Colorado e a Washington D.C. sono entrate in vigore nuove leggi per regolare il possesso di fucili e pistole, con l’obiettivo di aumentare la sicurezza
Credit: Anna Shvets/pexels
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
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5 gennaio 2024 Aggiornato alle 08:00

Nel 2023 le sparatorie di massa negli Stati Uniti sono state 654, e le persone morte in diverse circostanze a causa di un’arma da fuoco, escludendo i suicidi, 18.850.

A mettere nero su bianco questi dati che, purtroppo, non stupiscono, è il Gun Violence Archive, che monitora giornalmente la situazione, stilando report minuziosi sui danni spesso irreparabili dell’uso dilagante delle armi su tutto il territorio Usa.

Non c’è strage che non generi cordoglio politico e con esso la promessa di un giro di vite che però non arriva mai, perché quello degli americani con le armi è un rapporto che pare inscindibile.

Eppure qualcosa, seppur debolmente e limitatamente ad alcune aree, sembra muoversi. A partire dal 1° gennaio 2024, infatti, in alcuni Stati sono entrate in vigore nuove leggi denominate genericamente Red flag, che punterebbero ad aumentare la sicurezza delle armi e del loro uso.

In California, una legge firmata dal governatore democratico Gavin Newsom vieta alle persone di portare armi nascoste in 26 luoghi tra i quali parchi pubblici e campi da gioco, chiese, banche e zoo. La norma è stata definitivamente approvata dopo che un tribunale federale ha sospeso un’ingiunzione emessa da un giudice che aveva concluso che la nuova regola avrebbe violavo il secondo emendamento della costituzione americana, che sancisce il diritto dei cittadini di detenere armi.

In Illinois da quest’anno è vietata la vendita di molti tipi di armi d’assalto semiautomatiche, inclusi fucili AK-47 e AR-15, e caricatori con più di 10 colpi per i fucili e più di 15 colpi per le pistole. La legge è stata concepita dopo la sparatoria di massa mortale avvenuta nella cittadina Highland Park, poco distante da Chicago, nel 2022.

Chi vuole comprare un’arma da fuoco nello stato di Washington, invece, dal 1° gennaio deve dimostrare di aver seguito una formazione sulla sicurezza. Inoltre, dalla richiesta alla consegna passeranno 10 giorni, che nelle intenzioni dovrebbero servire come periodo cuscinetto per scoraggiare eventuali azioni violente d’impulso. La misura fa parte di un pacchetto firmato nell’aprile 2023 dal governatore Jay Inslee, che includeva il divieto di vendita di alcuni fucili semiautomatici e che aveva aperto la strada a cause legali contro produttori o venditori di armi.

Anche il Colorado si è mosso, approvando una nuova legge che vieta le cosiddette “pistole fantasma”, ovvero quelle che possono essere costruite in casa utilizzando kit di componenti da assemblare, e che in genere non hanno un numero di serie che possa identificarle. Non tutti però l’hanno accolta positivamente. Fermamente contrari a questa norma, diversi gruppi pro-armi stanno infatti intentando cause federali contro il governatore del Colorado, Jared Polis, sostenendo che la legge limiti la libertà dei cittadini di difendersi.

La stessa cosa sta succedendo in tutti gli Stati che hanno approvato misure più restrittive, che i produttori stanno cercando di contrastare facendo affidamento sulla storica decisione della Corte Suprema, che nel 2022 ha ampliato il diritto dei cittadini di portare armi e determinato l’abrogazione di una legge vigente a New York che richiedeva una licenza speciale per il porto d’armi in pubblico.

Gli Stati Uniti sono tra i Paesi al mondo con più morti violente. Su tutto il territorio pistole e fucili sono state tra le principali cause di morte per bambini e adolescenti nel 2022, vittime di sparatorie nelle scuole, ma anche di colpi che partono senza un perché, molte volte per errore, perché si suona al campanello sbagliato o si ha un colore di pelle non giudicato idoneo.

A seguito di una sparatoria nel Maine che lo scorso ottobre aveva portato alla morte 18 persone, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva chiesto ai repubblicani in Congresso di approvare il divieto per le armi d’assalto. Come sempre però l’appello è rimasto inascoltato.

Nonostante secondo molti sondaggi la maggior parte degli americani si dica a favore di una riforma del secondo emendamento della Costituzione, cambiare davvero le cose è molto complesso, soprattutto a causa del peso politico della lobby delle armi.

È notizia di questi giorni il processo al quale dovrà sottoporsi il leader della National Rifle Association of America (organizzazione che tutela i detentori di armi da fuoco) Wayne LaPierre, accusato di corruzione, frode fiscale e di aver usato più di 60 milioni di dollari dei fondi dell’associazione per le proprie spese a diversi zeri.

Nonostante il danno d’immagine che questa vicenda porterà e il fatto che la Nra nel tempo abbia perso di popolarità, vedendo crollare i propri iscritti, passati da 6 milioni a poco più di 4, si tratta comunque di una realtà molto influente, che continuerà a finanziare le campagne elettorali di diversi membri Repubblicani al Congresso, di governatori amici e con ogni probabilità, come già avvenuto in passato, quella a presidente di Donald Trump.

Non potendosi aspettare una svolta a livello federale, quindi, molti governatori provano a fare da sé, emanando leggi che puntano, almeno in parte, ad arginare le morti da arma da fuoco.

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