Ambiente

Efficienza energetica: in cosa consiste il piano francese

Il governo punta all’efficienza energetica tramite sovvenzioni e interventi mirati sul mercato immobiliare. Ma il progetto, apripista in Europa, potrebbe acuire la crisi immobiliare
Credit: Elisabeth Borne SAMSON / POOL MAXPPP OUT 

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8 gennaio 2024 Aggiornato alle 12:00

Il 22 maggio scorso il governo francese, guidato da Elisabeth Borne, ha presentato un piano per accelerare i tagli alle emissioni di gas serra, puntando a una riduzione del 50% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.

Tra gli obiettivi, la ristrutturazione di due terzi delle 37 milioni di case francesi entro il 2050, per garantire migliori prestazioni ambientali.

Il governo centrista del Presidente Macron sostiene che sono necessarie delle ristrutturazioni su larga scala per affrontare una grande fonte di emissioni di gas serra: gli edifici rappresentano quasi la metà del consumo energetico francese e un terzo delle emissioni di carbonio, di cui due terzi del totale proviene dalle case.

L’ambizioso piano impedisce da quest’anno di aumentare gli affitti per le case con classificazione F e G; inoltre, queste ultime non potranno più essere affittate a nuovi inquilini. Entro il 2028 5,2 milioni di case classificate F e G, ovvero il 17% del patrimonio immobiliare totale attuale, non potranno più essere affittate. Entro il 2034 saranno esclusi anche tutti gli immobili di tipo E, ovvero circa il 40% delle abitazioni.

La conseguenza è che la maggior parte dei proprietari di questi immobili sta già cercando di venderli. Secondo il sito immobiliare Se Loger, quasi il 20% delle case in vendita nella prima metà del 2023 erano case energeticamente isolate, il doppio rispetto al 2021.

Il Governo si è impegnato a aumentare i sussidi per la ristrutturazione delle case a quasi 5 miliardi di euro rispetto ai 3,4 miliardi di euro dell’anno scorso. Tuttavia potrebbero non bastare: secondo un rapporto del Senato stilato dai Verdi occorrerebbero sovvenzioni per almeno 25 miliardi di euro l’anno. E a Parigi, la giunta comunale ha stanziato 2,5 miliardi di euro per ristrutturare entro 10 anni tutti gli edifici pubblici, con l’obiettivo di ristrutturare anche le abitazioni a basso reddito entro il 2050.

Le nuove regole pongono un problema particolare per i condomini e le case storiche. I critici stanno già mettendo in guardia dalle conseguenze indesiderate, affermando che il piano del governo potrebbe peggiorare la carenza di alloggi in Francia e innescare disordini sociali a causa dell’impatto già forte dell’inflazione sulle famiglie.

Jean-Claude Bassien, vicedirettore generale del gruppo immobiliare Nexity, ritiene che l’approccio del governo sia quello giusto ma che il calendario sia “irrealistico e assurdo”. a oggi, solo il 5% delle case francesi appartiene alle categorie di maggiore efficienza.

E il rischio è di accentuare una crisi abitativa già in corso. Nella regione di Parigi, le vendite immobiliari sono diminuite del 23% nel secondo trimestre del 2023. Non potendo acquistare a causa degli alti tassi di interesse, un gran numero di aspiranti proprietari di casa stanno ora esercitando una pressione ulteriore sul mercato degli affitti.

Gli agenti immobiliari e le società di gestione immobiliare hanno avvertito che le norme potrebbero aggravare la carenza di alloggi in città quali Marsiglia, Bordeaux e Lione, riducendo il numero di case da affittare.

Edouard Philippe, ex primo ministro e ora sindaco di Le Havre, ha affermato che escludere le case di basso livello “ridurrebbe meccanicamente le opzioni di affitto per le persone a basso reddito”.

A soffrire da tempo sono anche le città universitarie: secondo un rapporto presentato al Senato francese nel 2021 dall’Associazione Interprofessionale delle Residenze e dei Servizi Studenteschi, mancano 250.000 alloggi per studenti per soddisfare la domanda. E non è solo l’assenza di offerta a incidere.

«Abbiamo l’8% degli alloggi sfitti con tariffe che talvolta salgono al 25% e intere strade vuote di residenti», ha affermato a ottobre Miguel Leroy, sindaco di Auville-les-Forges.

Quello francese è un laboratorio politico ed economico. Mentre i Paesi di tutta Europa stanno provando una serie di politiche per decarbonizzare e aumentare l’efficienza energetica delle case, nessuno ha provato ciò che sta facendo la Francia, ha affermato Boris Cournède, esperto politico dell’Ocse. «Tutti guardano all’esempio francese, per vedere come va a finire. Sulla carta è una buona idea, anche se è un po’ presto per giudicare i risultati».

Il governo spagnolo ha proposto di ristrutturare più di mezzo milione di abitazioni entro il 2026, su un totale di 25 milioni nel Paese, impiegando 6,8 miliardi del Next Generation Eu. Il Paese è agli ultimi posti nell’Unione europea per quanto riguarda la riqualificazione del patrimonio edilizio ed è necessario accelerare per raggiungere gli obiettivi del Green Deal, come spiega il Gbce, il Consiglio per l’edilizia verde in Spagna.

Il Portogallo, con il più basso tasso di risparmio energetico, prevede di investire 610 milioni di euro entro il 2026 per migliorare le prestazioni energetiche delle case tramite il Piano di Risanamento e Resilienza (Prr). A questa misura si aggiungono il Sustainable Buildings+ – che assistenza per interventi sulle volti a migliorarne le prestazioni energetiche delle abitazioni tramite un cofinanziamento all’85% – e il Vale Eficiência, che mira a contrastare la povertà energetica e migliorare il comfort termico delle case donando 100.000 voucher del valore di 1.300 euro ciascuno.

In Danimarca, negli ultimi decenni sono stati fatti notevoli sforzi per la riqualificazione energetica delle case, e tramite un approccio olistico alla sostenibilità è stata resa possibile la conversione sostenibile di 400.000 caldaie a gas e 100.000 caldaie a gasolio in pompe di calore individuali e teleriscaldamento.

In Germania, il Bundestag ha approvato a settembre una misura che richiede che gli impianti di riscaldamento siano alimentati al 65% con fonti rinnovabili. Inoltre, è stata creata una tassa sull’anidride carbonica proveniente dal riscaldamento domestico e dai trasporti; tra le sue finalità, quella di sovvenzionare un “fondo per il clima” che secondo il governo dovrebbe entrare in vigore già dal 2025.

In Francia, l’edilizia è il secondo settore che emette più gas serra; rappresenta il 27% delle emissioni di CO2 e quasi il 45% del consumo energetico finale. Il settore dell’edilizia riveste quindi un ruolo centrale per il raggiungimento della neutralità carbonica in Francia entro il 2050; solo nei prossimi anni si riuscirà a comprendere se il piano del governo di Elisabeth Borne avrà successo, e se le fasce meno abbienti saranno tutelate.

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