Ambiente

Livio De Santoli: «Le priorità? Rinnovabili, efficienza energetica, combustibili alternativi»

Abbiamo chiesto ai diversi schieramenti politici le iniziative in tema ambientale su cui intendono investire nei prossimi 5 anni. Oggi è il turno del M5S
Credit: zerosottozero.it
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20 settembre 2022 Aggiornato alle 15:00

Quali azioni per rendere il Paese energeticamente più indipendente?

Finora si è operato senza alcuna visione di lungo periodo e assumendo posizioni non chiare sulle risposte alla crisi energetica e le azioni da intraprendere per la transizione ecologica. La dimostrazione si ha dal fatto che non è stato ancora aggiornato il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima. Questa è una cosa grave, perché l’Italia non ha dichiarato se e come vuole raggiungere gli obiettivi del Fit for 55 e di decarbonizzazione al 2050, cosa che è urgente e imprescindibile. L’azione deve essere tanto più dirompente quanto la necessità di risolvere la dipendenza dal gas russo e dal gas in generale, senza infingimenti. Per questo la priorità assoluta riguarda le fonti rinnovabili, l’efficienza energetica e i combustibili alternativi (biometano e idrogeno). In particolare, 60 GW di rinnovabile nei prossimi tre-cinque anni, 7 miliardi di metri cubi di biometano, 4 milioni di pompe di calore, che corrispondono a 40 miliardi di metri cubi di gas fossile.

Quali azioni intendete proporre per accelerare la riqualificazione energetica spinta del patrimonio edilizio anche per le fasce povere della popolazione; quali misure per ridurre la dipendenza dal metano e passare alle pompe di calore?

Il Superbonus 110% ha avuto un forte impatto sul settore edilizio e sulla nostra economia. Si è dimostrato uno strumento innovativo e fondamentale per rilanciare il settore delle costruzioni e riqualificare il patrimonio immobiliare italiano dal punto di vista energetico e ambientale. Secondo i dati Istat, nel secondo trimestre 2022 il Pil è aumentato dell’1,1% rispetto al trimestre precedente e del 4,7% sullo stesso periodo del 2021. Questa è una misura che, opportunamente migliorata, deve diventare strutturale su base decennale e deve prevedere un ampliamento per la pubblica amministrazione come particolare riferimento alle famiglie in povertà energetica. Per il contrasto alla povertà energetica segnalo l’importanza di avere operativamente avviato una campagna per la realizzazione di almeno 10.000 comunità energetiche rinnovabili nei prossimi cinque anni. Infine l’obiettivo della sostituzione delle caldaie per il riscaldamento domestico passa attraverso il loro phase out al 2025 e il raggiungimento della penetrazione delle rinnovabili sui consumi energetici di almeno il 75%.

Siete d’accordo con il target del 72% di rinnovabili elettriche al 2030 proposto dal governo Draghi? Quali iniziative sul fronte autorizzativo per sbloccare la corsa delle rinnovabili elettriche ferme al 38% dei consumi dal 2014?

Questo è un obiettivo minimo. Siamo in ritardo e anche per questo proponiamo una sorta di “Piano Marshall delle rinnovabili” per raggiungere, anche se partiamo con estremo ritardo, gli obiettivi del FitFor55 europeo. Attenzione però che occorre includere in questo piano il contributo di tutte le rinnovabili e dell’efficienza energetica e di sviluppare contemporaneamente tutti i sistemi di accumulo per il bilanciamento della rete anche innovativi come idrogeno e batterie a flusso.

Il processo autorizzativo deve essere velocizzato per rientrare nei parametri europei (in media 2 anni) e, visto che il problema più grande è quello dei veti delle sovrintendenze, occorre una revisione profonda delle regole.

Pensate sia utile tornare a investire sul nucleare e con quali obiettivi temporali?

Premesso che non bisogna avere pregiudizi ideologici sul nucleare, le ipotesi che circolano in questi giorni avrebbero bisogno di un approfondimento tecnico circa: tipologia del reattore, costo dell’impianto, tempi di installazione. Reattori di cosiddetta quarta generazione, anche se è oggetto di studi da un paio di decenni, hanno ancora la necessità di quantificare costi e tempi in quanto non è ancora una tecnologia commerciale ma solo sperimentale con pochi prototipi funzionanti. Più verosimilmente le proposte potrebbero riguardare reattori di terza generazione che commercialmente annoverano al momento solo quattro reattori di grande capacità nel mondo, comunque caratterizzati da costi e tempi elevati (almeno 15 anni). Dei microreattori di limitata capacità di terza generazione non è facile assumere informazioni plausibili. a oggi comunque il confronto dei costi con le rinnovabili è a tutto vantaggio di queste ultime. Lazard e IEA stimano un valore del fotovoltaico intorno ai 40 euro/MWh contro 165 euro/MWh, cioè quattro volte di meno. Anche considerando la presenza di sistemi di accumulo per il fotovoltaico, il costo del fotovoltaico è ancora inferiore a quello del nucleare. In definitiva per il nucleare ne riparleremo tra dieci anni almeno.

Siete favorevoli all’obiettivo Ue di vietare la vendita di nuove auto a benzina e diesel dal 2035? Quali iniziative per favorire la nostra industria della componentistica auto per convertirsi verso i nuovi scenari elettrici? Cosa farete per accelerare la diffusione della mobilità elettrica, infrastrutture di ricarica, incentivi?

Assolutamente favorevoli con il phase out dei motori endotermici a benzina e diesel dal 2035.

Siamo determinati a favorire la diffusione della rete di ricarica per veicoli elettrici, con il chiaro obiettivo di raggiungere i 110.000 punti di ricarica ad accesso pubblico al 2030 e almeno i 3 milioni di punti di ricarica privati, domestici o aziendali, sempre al 2030 per una penetrazione di auto elettriche pari a 6.000.000.

Per il conseguimento di questo obiettivo gli aspetti più importanti da considerare sono: la realizzazione di nuove Gigafactory (oltre a quelle già esistenti di Monterubbiano e Termoli) per la produzione di batterie realizzate con materiali green ed ecosostenibili; la ricerca per la produzione di batterie ad accumulo elevato con ridotto ingombro, la realizzazione di colonnine con tempi di ricarica ridotti (le cosiddette Fast Charge) e la realizzazione di infrastrutture nazionali in grado di distribuire nelle varie regioni i carichi di energia prelevata evitando così il pericolo di blackout dovuto alla concomitanza di ricariche nella stessa regione.

L’aspetto più importante, sul tema della mobilità sostenibile, sarà la riduzione della burocrazia comunale per le autorizzazioni all’installazione delle colonnine di ricarica, l’aumento percentuale delle colonnine nel centro e nel sud in modo da rendere più agevole la transizione dai veicoli a motore endotermico, inquinanti, verso quelli elettrici puliti.

Ovviamente il programma prevedrà di intensificare il sistema di incentivi a favore del rinnovamento del parco automobili verso l’elettrico e l’aumentare della flotta del trasporto pubblico con mezzi elettrici andando progressivamente a dismettere gli attuali.

Quali politiche per consentire un rilancio della manifattura nel settore del solare, dell’eolico, delle batterie, di auto e bus elettrici, di elettrolizzatori per la produzione di idrogeno?

Questa “rivoluzione” richiede un grande sostegno in nome di una politica industriale a tutto campo. Siamo favorevoli per una larga campagna di finanziamenti alle imprese impegnate soprattutto su alcuni settori cruciali: il settore della produzione dei moduli fotovoltaici, sull’esempio della gigafactory a Catania, dei sistemi di accumulo, degli accumulatori da utilizzare sui veicoli elettrificati e il settore della produzione dei circuiti integrati, i cosiddetti “chip”. Sono settori cruciali per non essere totalmente dipendenti dall’estremo oriente.

Inoltre, l’impatto occupazionale dovuto a tale politica industriale sarebbe significativo (100.000 posti di lavoro permanenti e 1,5 milioni di posti di lavoro temporanei). Investire nella transizione energetica può quindi essere un modo per coniugare la decarbonizzazione del sistema energetico con la ripresa dell’economia italiana.

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