Diritti

Cominciare col botto

A Capodanno circa 270 persone sono rimaste ferite per colpa delle “esplosioni” ormai tipiche del 31 dicembre. Anche gli animali, però, sono vittime: a ogni fuoco sparato, rischiano di morire di crepacuore
Credit: Arthur Chauvineau
Tempo di lettura 6 min lettura
5 gennaio 2024 Aggiornato alle 06:30

Iniziare l’anno con il botto, chi non lo desidera? Lo stappo della bottiglia di spumante, al parchetto o a casa, durante una festa o a cena. Quel suono pop che promette gioie future, che fa venire nostalgia per qualcosa che ancora non è stato. Uno scoppio, piccolo, controllato, circondato da quelli più forti, secchi e multipli dei botti di Capodanno, da quelli metaforici di chi vuole iniziare in grande stile, di chi crede che sia davvero una fine con inizio e non un proseguire imbellettato di canzoni e conti alla rovescia. E perché non goderselo, dopotutto. E poco importa se a qualcuno esplode il cuore, manca il fiato, si perde, muore, si ferisce, si spaventa, scappa, soffre.

Quest’anno, confesso, sono stata una pessima persona a Capodanno. Niente conto alla rovescia, niente alcol, niente festa. Non mi sono per niente comportata come si deve, come si “dovrebbe”. Addirittura ho perso la mezzanotte: è passata e non me ne sono quasi accorta. Avevo gli occhi puntati sui gatti che abitano a casa mia. Su La Gattina, in particolare, che continuava a muovere le orecchie anticipando di pochissimo gli scoppi dei petardi; a un certo punto mi sono distratta e la persona con cui divido la vita mi ha detto che al suono di un magnum La Gattina si è gettata dietro il divano contro il muro. Nel mentre, distratta ma presente, ero in bagno a googlare cosa succede ai gatti quando sentono i botti. Quello che succede anche ai cani, a quanto pare, e a molte altre specie selvatiche. Si spaventano, a volte a morte. Il loro battito cardiaco accelera, vertiginoso, iperventilano, cercano riparo e, purtroppo, non lo trovano. Perché nonostante tutto non c’è davvero scampo, non nella prigionia cittadina, non per i cosiddetti domestici, né per i selvatici.

Alle prime esplosioni abbiamo chiuso tutta la casa, tapparelle comprese, ma a poco è servito. Forse giusto giusto a chiudere fuori gli scoppi di luce. Eppure i gatti erano visibilmente alterati, incollati a noi, intrecciati alle gambe, ai piedi, la testa nei gomiti, e poi improvvisamente lontani in preda al desiderio di scappare chissà dove, forse oltre la fine della casa. In uno spazio che non c’è, perché fuori c’è polvere e nebbia. E sapevamo che sarebbe stato così.

Nel pomeriggio, passando in Comasina, il quartiere in cui sono cresciuta, un botto ha improvvisamente fatto svanire la strada nel fumo. Per le strade a Milano partivano i primi miniciccioli, robetta rispetto a quello che è venuto dopo. Sono nata negli anni ‘90, ho sempre avuto cani e sparavo i botti a Capodanno. Non vedevo il problema; piuttosto, conoscevo i nomi delle bombe illegali che si sperava di sentir scoppiare.

Quest’anno, stando alle dichiarazioni delle forze dell’ordine, i nomi degli ordini illegali (che poi, che ridere questa cosa dei botti autorizzati, a norma di legge che comunque ledono alla salute umana e animale) erano poco fantasiosi come sempre, bomba Osama (con questo spregio tutto islamofobo che nemmeno a capodanno prende un giorno di riposo), il Kim o’coreano, la bomba Maradona, anche questa con i suoi annetti, e poi le bombe scudetto, la cobra ribattezza Osimhen e la Kvara.

I botti fanno paura solo quando sono gli animali umani a rimetterci lo zampino. De La Gattina, alle forze dell’ordine frega molto poco. E comunque, questo pare non bastare. Solo nella notte di questo Capodanno, circa 274 persone sono rimaste ferite, tra queste 64 minori, registrando un bel + 52% rispetto all’anno precedente, con circa 704 interventi dei vigili del fuoco per sedare incendi festosi. Ferite, ustioni, traumi a varie parti del corpo, addirittura una persona è ricoverata con una ferita da arma da fuoco, perché nel casino c’è chi ha approfittato per sparare colpi di pistola, perché tanto tutto fa brodo. O meglio tutto fa botto. Boom.

Nel mentre i non umani muoiono di paura, crollano sotto il peso di un cuore che non regge il terrore, scappano perdendosi con i timpani percossi da suoni che percepiscono in maniera decisamente maggiore, pianti in preda al terrore e al dolore, perché sì: al male del suono si sommano le manifestazioni fisiche del terrore.

Uccelli che perdono l’orientamento, che cadono, cani che stramazzano al suolo, gatti che scappano, che si accasciano dopo la fuga, cuccioli che si perdono in cerca di una salvezza dal botto che, però, si traduce in morte, genitori che cercano e trovano cadaveri, animali che soffocano per i pezzi di plastica, che restano avvelenati o direttamente feriti.

E questo nella notte di Capodanno e nei giorni successivi, ma oh: il botto lo sentiamo tutto l’anno. I botti hanno davvero un potere sulla nostra vita futura, contribuiscono ad accrescere l’inquinamento e non solo come rifiuto, ma aumentando direttamente la quantità di polveri sottili presenti nell’aria che respiriamo e respireremo.

Infatti parliamo di polveri sottili, certo, ma anche di polveri finissime, le PM 2.5 che entrano e si depositano negli alveoli polmonari. Il tutto condito da un bel mix di anidride solforosa, ossido nitrico e perclorato che permangono nell’aria, impregnano la terra quando piove, vengono assorbite dalle piante e dagli animali non umani.

Una polvere esplosiva riempie le strade, composta principalmente da carbone, zolfo, nitrato di potassio e metalli pesanti, quelli che danno colori e luci alla notte di Capodanno.

Tutto per iniziare l’anno con il botto, con il rumore, con l’esorcismo e con il casino. Peccato che a pagarne le prime conseguenze siano sempre altre e altri e che di questa notte conservano il ricordo orrendo, sempre che le sopravvivano.

Forse va detto, chi ha sparato botti quest’anno, ha contribuito all’inquinamento ambientale, da sostanze, da plastica e acustico, ma, soprattutto, ha attivamente causato la morte di un numero imprecisato di animali non umani. Una bella responsabilità che le istituzioni dovrebbero spicciarsi a spiegare e a regolare in maniera seria, non con questa ridicola fanfara del legale/non legale, che vuol dire poco o nulla e che, anzi, solletica l’acquisto delle bombe, quelle che anche in esplosivistica possono essere considerate bombe.

Bombe, a mimare un mondo crivellato di esplosioni, dagli sbancamenti alle guerre. Una pantomima festosa che stride nel mondo in cui siamo, che forse sarebbe anche da archiviare, magari prima di farci esplodere i polmoni o di continuare a uccidere chi non si vede e va a morire sotto i cespugli.

La Gattina ora dorme, ma l’anno prossimo potrebbe toccare a lei.

Leggi anche
Sostenibilità
di Costanza Giannelli 6 min lettura