Ambiente

Caccia: ritirata la proposta di legge

Realizzata da Bartolomeo Amidei (FdI), avrebbe permesso di cacciare anche ai 16enni, ma il ministro Lollobrigida ha deciso di bloccarla. Intanto le associazioni venatorie discutono della possibile privatizzazione dell’attività
Credit:  Andreas Dress
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2 gennaio 2024 Aggiornato alle 17:00

A caccia di nuovi equilibri. Se c’è un mondo che ha vissuto ore travagliate durante la fine dell’anno, prima con una bagarre sulle nuove proposte di regolamento e poi con frizioni sul tema privatizzazione, è quello dell’attività venatoria.

Un passo indietro è stato fatto, per esempio, poco dopo Natale: sul tavolo c’era infatti la proposta del senatore di Fratelli d’Italia Bartolomeo Amidei che voleva consentire, tramite disegno di legge, di andare a caccia anche a chi ha 16 anni.

La proposta ha scatenato diverse reazioni contrarie di ogni colore politico tanto che, a pochi giorni da Capodanno, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha deciso di ritirare la proposta e bloccare tutto, nonostante in quel disegno ci fossero anche altri tipi di indicazioni per la riforma, come a esempio allungare il calendario dell’attività venatoria, quello che alcune Regioni stanno già definendo per il prossimo anno.

«Su richiesta del ministro Lollobrigida, ho ritirato la proposta di legge a mia firma. La proposta ambiva a una omogeneità normativa delle regole applicate alla attività venatoria in ambito europeo. Purtroppo come sempre, senza entrare nel merito, è divenuto sterile argomento di polemica e il tema dovrà essere più opportunamente trattato in un quadro di revisione complessiva della materia - ha detto Bartolomeo Amidei, chiaramente deluso - Resta inteso che da parte mia, che non ho mai esercitato l’attività venatoria, rimane la convinzione che l’Europa debba condividere norme in ambiti di questa natura per evitare vi siano trattamenti differenti applicati ai cittadini dei diversi Paesi, con effetti anche di natura economica» ha aggiunto.

Dal canto suo il ministro ha chiesto al senatore «di ritirare la sua proposta di legge, mai concordata con il Governo. Senza entrare nel merito dei temi trattati, ritengo evidente sia necessario evitare ogni polemica derivante da proposte individuali che non rientrino in un riordino complessivo e omogeneo in chiave europea dell’attività venatoria - ha fatto sapere Lollobrigida aggiungendo che - le polemiche strumentali e artificiose prodotte da azioni di questa natura ritengo inquinino un dibattito finalizzato a garantire le attività legali esercitate da liberi cittadini, compresa quella in oggetto».

Di conseguenza sulla riforma della caccia, che nel testo predisposto dall’eurodeputato Sergio Berlato, appunto, prevedeva anche la possibilità di consegnare in mano un fucile ai 16enni, per ora è tutto rimandato, anche se già a gennaio si potrebbe tornare a discutere di alcune modifiche, come l’idea di estendere l’orario di caccia a un’ora dopo la scomparsa della luce.

Altri cambiamenti possibili riguardano le pre-aperture, le giornate di silenzio per ogni dipietrista, ma anche le autorizzazioni a sparare per titolari e dipendenti di attività turistiche, agricoltori e proprietari di agriturismo; ma anche dettagli sulla riorganizzazione dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.

Mentre le varie associazioni ambientaliste, insieme ai partiti più vicini al mondo “verde”, si preparano a qualunque battaglia possa impedire eventuali concessioni o ampliamenti nel mondo della caccia, le associazioni venatorie in attesa di un fine gennaio “di fuoco” che dovrebbe ridefinire i paletti del disegno di legge, si interrogano anche su un altro tema molto delicato: la possibile privatizzazione della caccia.

Seppur con il costante braccio di ferro a distanza, le due delle principali associazioni venatorie, Arci Caccia e Libera Caccia (che spesso non vanno d’accordo), nonostante una serie di parole e comunicati pungenti a ridosso di fine anno, sembrano ora essere sulla stessa linea per dire no a ogni tentativo di privatizzazione dato che a loro dire è necessario difendere al contrario una “caccia sociale e pubblica”.

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