Economia

Perché lo sport è un moltiplicatore di ricchezza

Secondo Banca Ifis e Triadi, per ogni euro investito nelle Borse di Studio agli atleti si produce un impatto sociale pari a 3,3 euro con vantaggi in termini di benessere, prestazioni, sicurezza e risparmio
Credit: Cottonbro Studio
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4 gennaio 2024 Aggiornato alle 15:00

L’economia e la finanza dello sport delineano un caso di studio ricco, variegato e in continua evoluzione. Da semplice attività ricreativa, da diversi decenni lo sport ha mutato forma fino a trasformarsi in un fenomeno globale capace di calamitare l’attenzione di milioni di persone da parte di tutto il mondo, e di conseguenza anche gli occhi di sponsor e aziende. Le quali puntano sul settore sportivo per aumentare la popolarità del loro brand investendo notevoli quantità di denaro.

A confermare il forte rapporto tra sport e crescita economica ci sono due indagini presentate da Banca Ifis in collaborazione con Triadi, start up innovativa legata al Politecnico di Milano, che cercano di fotografare come dagli investimenti sportivi possano comportare conseguenze positive in termini di indotto e benessere collettivo.

Un processo che la stessa banca contribuisce ad alimentare attraverso l’erogazione al Comitato Olimpico Nazionale Italiano (Coni) di un finanziamento pari a 160.000 euro, destinato a borse di studio per gli sportivi juniores vincitori di medaglie.

Si tratta della terza donazione consecutiva, in aggiunta al valore complessivo di 500.000 euro delle precedenti edizioni, la cui ricaduta sui destinatari si concretizza in un maggiore benessere personale, con oltre il 51% degli intervistati che afferma di aver migliorato i propri risultati scolastici e di avere maggiore sicurezza nella ricerca di un lavoro, oltre a rilevanti benefici sulle loro performance sportive.

A tal proposito, è lo stesso presidente del Coni Giovanni Malagò a sottolineare un legame a doppio filo tra finanziamenti e crescita sportiva, dato che «I giovani sportivi che hanno beneficiato delle borse di studio nel 2023 hanno vinto 143 medaglie, contro le 135 totali del 2022», con un rialzo del 9% sugli ori.

Ecco spiegato come, secondo l’indagine, «per ogni euro investito nelle Borse di Studio agli atleti si produce un impatto sociale pari a 3,3 euro».

Un vero e proprio moltiplicatore di ricchezza che affonda le sue radici anche nella Pubblica amministrazione, i cui costi si riducono notevolmente proprio grazie all’ingresso di finanziamenti privati all’interno del mondo dello sport.

Il settore infatti, solo grazie ai ricavi diretti (biglietti, sponsorizzazioni, cessioni di diritti televisivi), è riuscito a generare ricavi di 102 miliardi nel solo 2022. Ma nonostante un aumento del 3% medio annuo della spesa pubblica, secondo un report di Rome Business School la sua incidenza sulla spesa nazionale rimane inferiore rispetto alla media europea (0,5% contro 0,8%) e minore se confrontata altri Paesi dell’Ue.

Il basso impatto sulle casse dello Stato è dovuto al forte interesse dei privati che, invogliati dagli investimenti pubblici iniziali, decidono di inserirsi nel settore con finanziamenti milionari 20 volte più generosi.

Di conseguenza, il notevole aumento di società sportive (giunte a 67.000 nel 2022) attive nei settori più disparati della galassia sportiva - produzione, gestione impianti ma anche editoria e betting - crescono nelle esportazioni e nei ricavi generali, complice anche il forte turismo sportivo che l’anno scorso ha attirato oltre 7 miliardi di euro in Italia. Una filiera in continua espansione che tra il 2019 e il 2022 ha visto crescere del 5% il numero degli occupati, arrivando a 405.000 addetti.

In questo circolo virtuoso di capitali, avrà un ruolo pressoché fondamentale una corretta gestione dei fondi del Pnrr, che destina al mondo dello Sport e inclusione sociale ben 700 milioni di euro. I quali dovranno essere canalizzati in progetti che creino da zero o recuperino strutture già esistenti in modo da generare nuovo valore. Risorse da usare con oculatezza, pur di risollevare un rapporto complicato e conflittuale come quello tra l’Italia e gli impianti sportivi, i quali - stando alle rilevazioni del Rapporto Osservatorio Valore Sport del think tank The European House Ambrosetti - sono solo 131 ogni 100.000 abitanti, metà dei quali al Nord e decisamente obsoleti, inefficienti e poco sostenibili a livello ambientale.

Motivo per cui in capo al Dipartimento per lo sport sorge la responsabilità di gestire questi fondi in modo costruttivo e accorto, per potenziare un settore costituito da una vastissima gamma di attori (atleti, club, sponsor e appassionati) che rappresenta un volano fondamentale per la crescita economica nazionale.

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