Ambiente

Volkswagen ha un problema con le colonnine elettriche

Negli Usa sono aumentate le proteste contro Electrify America, la società del gruppo tedesco fondata dopo il diesel gate e accusata di essere poco efficiente. Il vicepresidente Lambkin: «è inevitabile che si rompano»
Credit: Freepik  
Tempo di lettura 4 min lettura
28 dicembre 2023 Aggiornato alle 07:00

Nel settembre del 2015 il gruppo automobilistico tedesco Volkswagen finì al centro di un enorme scandalo, conosciuto come “diesel gate”, a causa del quale la multinazionale fu costretta ad ammettere di aver installato su i suoi veicoli un software in grado di falsificare i test sulle emissioni inquinanti. La frode ebbe ripercussioni globali, soprattutto negli Stati Uniti, dove le autorità imposero drastiche soluzioni e riparazioni al più grande gruppo industriale della Germania.

Nel giro di un anno, per rimediare ai danni ambientali causati negli Usa, la Volkswagen accettò un accordo con il governo federale promettendo di spendere 10 miliardi di dollari per riparare o riacquistare le auto risultate difettose, 2,7 miliardi di dollari per affrontare l’inquinamento atmosferico e 2 miliardi per avviare la costruzione di un’infrastruttura nazionale di colonnine elettriche in modo da incentivare la diffusione dei veicoli elettrici.

Per questo venne creata un nuova società, chiamata Electrify America, che nel corso degli ultimi 7 anni ha costruito circa 4000 colonnine elettriche caricabatterie in tutta la nazione, diventando la seconda più grande rete di ricarica rapida presente negli Stati Uniti, con tempi di ricarica che vanno dai 20 minuti fino a diverse ore nei casi più lenti e problematici.

Ma nonostante l’ampia diffusione e gli investimenti infrastrutturali, negli ultimi tempi sono sorte numerose lamentele da parte degli utilizzatori, che segnalano continuamente colonnine mal funzionanti o fuori uso, schermi rotti, sistemi di pagamento difettosi e caricabatterie che danno molto meno della velocità di ricarica massima prevista. Delle prestazioni inferiori rispetto alla rete costruita dalla rivale Tesla, che rimane dominante sul mercato.

Secondo lo studio condotto dal team del professore della University of California, David Rempel, solo il 72,5% di tutte le stazioni di ricarica nell’area di San Francisco erano operative all’inizio del 2022, mentre altre analisi hanno stimato che solo l’80% delle ricariche hanno un esito positivo a livello nazionale e che il 7% delle stazioni non ha un cavo abbastanza lungo per raggiungere il veicolo in attesa della ricarica.

Un recente studio della società di analisi dati JD Power, pubblicato nell’agosto di quest’anno, ha rilevato che Electrify America si è classificata all’ultimo posto tra i consumatori in termine di soddisfazione, con un punteggio inferiore a Tesla. Un sintomo dell’inefficienza e dell’inadeguatezza delle colonnine installate, oltre che degli investimenti in corso: «Considero questo denaro come pubblico. Ci sarebbe dovuto essere più controllo su come sono stati spesi i soldi» ha dichiarato il professore David Rempel.

I dirigenti della società che fa capo a Volkswagen hanno promesso di investire molte più risorse nel futuro, fra cui 80 milioni di dollari per l’aggiornamento e la sostituzione delle stazioni più vecchie, in collaborazione con lo Stato della California e il governo federale. Anthony Lambkin, vicepresidente delle operazioni di Electrify America, ha affermato che stanno lavorando per migliorare la situazione: «È inevitabile che i caricabatterie si rompano. Succede e basta. C’è una forte usura».

Gli ambientalisti sperano che i lavori procedano il più velocemente possibile, perché queste inefficienze rappresentano un intoppo per la transizione elettrica in corso negli Stati Uniti, con il rischio che una parte degli automobilisti tornino a usare le auto a motore diesel o benzina.

Leggi anche
Mobilità
di Ilaria Marciano 3 min lettura
Mobilità
di Alessandro Leonardi 3 min lettura