Ambiente

Raccolta differenziata al 65,2%: in Italia siamo sempre più bravi a riciclare

La Sicilia supera per la prima volta quota 50%. Veneto e Sardegna le regioni più virtuose. Il nuovo rapporto Ispra, anche in vista del regolamento europeo sugli imballaggi, fornisce una fotografia del riciclo nel Paese
Credit: Michiel Annaert     

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21 dicembre 2023 Aggiornato alle 14:00

Uno dei motivi principali per cui l’Italia si oppone alle regole basate soprattutto su “riuso e riutilizzo” del nuovo regolamento sugli imballaggi europei è perché da noi siamo bravi in altro, nel riciclo.

Che l’Italia sia un Paese capace di riciclare la metà dei suoi rifiuti urbani (il 49,2%) e dove continua a crescere la raccolta differenziata nazionale, lo confermano i nuovi dati appena pubblicati del Rapporto Rifiuti Urbani Ispra 2023.

Il report ci fornisce due informazioni importanti: da una parte cala la produzione di rifiuti urbani (-1,8% rispetto al 2021) e dall’altra la raccolta differenziata supera ormai il 65%.

“Nel 2022, la produzione nazionale dei rifiuti urbani - poco più di 29,1 milioni di tonnellate - non è allineata all’andamento dei principali indicatori socioeconomici: a fronte di incrementi del Pil e delle spese delle famiglie (rispettivamente, del 3,7% e 6,1%), i rifiuti urbani diminuiscono in tutte le macroaree geografiche”, fa sapere Ispra.

Un calo caratteristico soprattutto delle realtà medio piccole, dato che al contrario nei 14 comuni con popolazione residente al di sopra dei 200.000 abitanti, tra il 2021 e il 2022 si registra invece un lieve incremento dello 0,4%.

Bene la raccolta differenziata, attestata a quota 65,2%, con percentuali elevate soprattutto in Veneto (il 76,2%) e in Sardegna (75,9%) e segnali incoraggianti arrivano anche dalla Sicilia che supera per la prima volta la soglia del 50%.

In totale gli impianti di gestione dei rifiuti urbani, operativi nel 2022, sono 654 e più della metà è dedicato al trattamento dell’organico ma, fa notare Ispra, “non tutte le regioni ancora dispongono di strutture sufficienti a trattare i quantitativi prodotti”.

“Il recupero di questa frazione viene effettuato, in maniera prevalente, negli impianti di trattamento integrato anaerobico/aerobico, che trattano il 50,8% dei quantitativi complessivamente avviati agli impianti di gestione della frazione organica, seguiti dagli impianti di compostaggio (44,4%); la restante quota del 4,8% è gestita negli impianti di digestione anaerobica”, aggiungono dall’Istituto.

Siamo poi vicini, ma non lo abbiamo ancora centrato, all’obiettivo del 50% di riciclaggio dei rifiuti urbani (oggi al 49,2%) che chiede la normativa europea.

Sempre l’Europa vorrebbe un calo dei rifiuti smaltiti in discarica, che oggi rappresentano il 17,8% del quantitativo dei rifiuti prodotti a livello nazionale.

Proprio su imballaggi e rifiuti da imballaggio, oggi al centro dei nuovi regolamenti che l’Europa dovrebbe varare dopo il trilogo del prossimo anno, Ispra fa sapere che in Italia “tutte le frazioni merceologiche hanno già ampiamente raggiunto i target fissati a livello europeo per il 2025, a eccezione della plastica che comunque è prossima all’obiettivo (48,9% a fronte di un obiettivo del 50%)”.

A livello di costi, quello medio nazionale annuo pro capite di gestione dei rifiuti urbani per gli italiani è pari a 192,3 euro per abitante (nel 2021 era 194,5): al Centro il costo più elevato (228,3 euro), segue il Sud con 202,3 euro e infine il Nord con un costo pari a 170,3 euro.

Infine, un altro report di Utilitalia insieme a Ispra, che fa il punto sul Recupero Energetico da rifiuti in Italia, ci fornisce un’altra buona notizia: anche grazie a 188 impianti tra inceneritori e digestione anaerobica della frazione organica presenti sul territorio italiano, nel 2022 sono stati prodotti circa 7 milioni di MWh di energia, un quantitativo in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di circa 2,6 milioni di famiglie.

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