Diritti

Incidente mortale: lo youtuber chiede di patteggiare 4 anni di carcere

Matteo Di Pietro del collettivo Theborderline era alla guida del suv che a giugno ha travolto una Smart nei pressi di Casal Palocco, uccidendo un bambino di 5 anni
Credit: David Kouakou
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
20 dicembre 2023 Aggiornato alle 12:00

Non se ne sentiva parlare da un po’ perché la cronaca è così: irrompe una notizia deflagrante, se ne scrive e discute tanto, spesso tantissimo e altrettanto spesso in modo non proprio corretto, poi arriva il giorno di un altro avvenimento che prende il sopravvento, gettando nell’oblio la prima notizia. In questo caso si tratta della tragedia di Casal Palocco.

Lo scorso 14 giugno un suv Lamborghini lanciato a tutta velocità con a bordo alcuni youtuber del collettivo Theborderline, intenti a fare video per il proprio canale da 600.000 iscritti, aveva investito una Smart. Al suo interno una donna e i 2 figli, un maschio e una femmina. Il maggiore, di 5 anni, morì.

Il cordoglio e l’indignazione popolare furono subito enormi, soprattutto perché di mezzo c’erano i social e un gruppo di giovanissimi disposti a spingersi oltre il limite per raggiungere guadagni a diversi zeri e una manciata di follower in più. Le considerazioni sociologiche sulla Gen Z al tempo si sprecarono, molte delle quali paradossalmente proprio tramite social, ma dopo un po’ l’eco di quella vicenda si placò.

A far tornare la storia d’attualità la notizia di questi giorni della richiesta, da parte di Matteo Di Pietro, di patteggiare a una condanna a 4 anni, arrivata dopo quella di giudizio immediato da parte della procura. Il ventenne era alla guida dell’auto, presa a noleggio, che viaggiava a oltre 120 chilometri orari e travolse la vettura; per questo deve rispondere dell’accusa di omicidio stradale e lesione.

Secondo il giudice il ragazzo aveva noleggiato il suv con “l’unico evidente fine di impressionare e catturare l’attenzione di giovani visitatori del web per aumentare i guadagni della pubblicità, a scapito della sicurezza e della responsabilità e di conseguenza a procedere a una velocità superiore ai limiti indicati. Tanto più che alcuni dei passeggeri presenti all’interno della Lamborghini avevano più volte invitato a ridurre la velocità che percepivano eccessiva rispetto al limite dei 50 km/h”.

Ed è stato proprio questo aspetto, oltre al fatto che a perdere la vita sia stato un bambino così piccolo, a rendere la vicenda diversa da altre ascrivibili alla categoria delle tragedie stradali, sempre dolorose ma spesso passate in sordina tra i titoli dei giornali. Il fatto che il motivo di quella folle corsa sia stata la ricerca ossessiva del contenuto perfetto aveva scatenato un’onda d’urto inedita, che aveva spinto il collettivo a sciogliersi e i canali social a esso collegati, compresi quelli personali degli occupanti della Lamborghini, a essere cancellati.

Matteo Di Pietro non era l’unico su quell’auto di lusso, nella quale sedevano anche Gaia Nota, Ramon Vito Lo Iacono e Simone Dutti. Su tutti e 4 pende un’altra indagine: quella di aver fatto sparire le telecamere utilizzate per i video che stavano girando prima dello schianto. Molto uniti fino al momento del fatto, con il passare dei mesi i 3 passeggeri si sono progressivamente distaccati dal conducente, molto probabilmente con lo scopo di rimarcare quanto detto fin da subito, ovvero che avrebbero intimato più volte a Di Pietro di rallentare.

Mentre quest’ultimo, unico accusato per il reato principale, dallo scorso 22 giugno si trova agli arresti domiciliari, Vito Loiacono, così come Gaia Nota, è libero e non disdegna qualche incursione su TikTok insieme alla fidanzata influencer Gaia Cascino, nota principalmente per aver partecipato al reality Il Collegio.

A quanto si apprende, per quanto riguarda la richiesta di patteggiamento di Matteo Lo Pietro, la Procura ha dato parere favorevole e ora il gip dovrà fissare un’udienza.

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