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Dire “no”: perché dovresti farlo più spesso

Tendi ad accettare inviti o incontri per paura di affrontare conseguenze negative? Secondo la scienza questo accade perché sovrastimi gli effetti di un “no”
Credit: SHVETS production     

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26 dicembre 2023 Aggiornato alle 17:00

Quante volte ti sei sentita/o sopraffatta/o dai sensi di colpa perché hai declinato un invito a una festa? O perché hai detto “no” a una persona a noi fidata? Quante volte, nel corso della nostra vita, ti soffermi sulle presunte conseguenze negative che un tuo rifiuto può generare agli altri e alla visione che hanno di te?

Insomma, siamo convinti che una semplice parola monosillaba possa influire e condizionare negativamente amicizie, rapporti e interazioni umane. E spesso, pur di non pronunciarla, affrontiamo momenti che non avremmo voluto affrontare o partecipiamo forzatamente a incontri che avremmo evitato.

Eppure, tutte le presunte conseguenze negative di un “no” non rispecchiano la realtà.

Secondo la scienza, infatti, tendiamo a sopravvalutare le conseguenze negative nel declinare piani sociali o incontri. Tendiamo a pensare che un nostro “no” possa turbare la persona che ci ha invitati, temendo per l’intero rapporto.

Lo rivela uno studio pubblicato sul Journal of Personality and Social Psychology, rivista dell’associazione psicologica americana, guidato da Julian Givi, professore assistente di Marketing alla West Virginia University, negli Stati Uniti. Sono stati effettuati cinque esperimenti con circa 2.000 partecipanti e sono state esaminate le loro emozioni e i loro sentimenti connessi a una situazione di rifiuto.

Inizialmente agli intervistati è stata posta una domanda che riguarda le situazioni di rifiuto. È emerso che il 77% dei partecipanti ha ammesso di aver accettato un invito per un’attività alla quale non avrebbe voluto partecipare solamente per paura delle possibili conseguenze di un rifiuto. In seguito sono stati fatti diversi test per comprendere meglio il fenomeno.

In uno dei cinque esperimenti, per esempio, i ricercatori hanno ricreato uno scenario in cui i partecipanti venivano invitati da un loro amico molto stretto a una cena in un ristorante con un famoso chef stellato, ma dovevano rifiutare l’invito a causa di impegni già presi in precedenza. La maggioranza del campione ha mostrato sentimenti ed emozioni negative al momento in cui veniva chiamata a dire di “no” all’invito.

La motivazione che sta alla base di questo fenomeno riguarda il fatto che i partecipanti si concentravano quasi sempre e solo sul nervosismo e l’arrabbiatura che avrebbero provocato ai loro amici stretti nel caso di un rifiuto. Invece di soffermarsi su loro stessi e sui loro impegni, i partecipanti pensavano alla delusione e alle emozioni negative che avrebbero provocato ai loro amici.

«Durante i nostri esperimenti  - afferma il professor Givi  - abbiamo costantemente riscontrato che gli invitati sovrastimano le conseguenze negative che emergono agli occhi degli invitanti in seguito al rifiuto dell’invito».

Eppure, la psicologia dimostra da tempo che la percezione che le persone hanno dei propri comportamenti non sempre corrisponde a quella della società. Uno studio, citato dalla rivista statunitense Time, dimostra per esempio che le persone credono costantemente di essere meno simpatiche di quanto in realtà lo siano.

Certo, va fatto notare come tutti gli scenari della ricerca riguardino attività poco significative.

Non sono stati presi in considerazione eventi molto importanti come un matrimonio, in cui un eventuale rifiuto potrebbe avere un impatto maggiore sulla relazione. E allo stesso tempo, non sono state esaminate le conseguenze dei rifiuti ripetuti, altra evenienza che potrebbe alterare i risultati della ricerca.

Ma quel che è certo e che tendiamo sovrastimare gli effetti negativi di un “no” e dovremmo abituarci a usarlo più spesso, senza preoccuparci troppo delle presunte conseguenze che potrebbe avere.

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