Thailandia: deputata condannata a 6 anni per tweet anti monarchici
Per ora è libera su cauzione, Rukchanok “Ice” Srinork, la deputata thailandese di 28 anni che è stata condannata a 6 anni di carcere in base alle leggi di “lesa maestà” del Paese. Un tribunale di Bangkok l’ha giudicata colpevole per aver scritto dei post critici sui social media nei confronti della monarchia. Da allora, in attesa dell’appello, è stata rilasciata su cauzione (che ammonta a 14.000 dollari) ma rimarrà libera a condizione che non ripeta il reato. La deputata si è dichiarata non colpevole.
Il suo partito, Move Forward, che ha vinto le elezioni di quest’anno grazie all’appoggio dei giovani thailandesi, chiede da tempo una riforma delle rigide leggi di lesa maestà del Paese, che puniscono chiunque offenda il re, la regina, l’erede e il reggente. Secondo l’articolo 112 del codice penale thailandese, “chiunque sia riconosciuto colpevole di diffamazione, insulto o minaccia nei confronti del re, della regina, dell’erede al trono o del reggente può essere condannato a una pena detentiva da 3 a 15 anni”, spiega la Ong Amnesty International.
Ufficialmente viene considerata una legge sulla sicurezza nazionale: è molto raro che i giudici assolvano le persone imputate, che subiscono enormi pressioni affinché si dichiarino colpevoli. I processi, che spesso si svolgono a porte chiuse, durano molti anni e puntano a impegnare gli attivisti e soffocare, così, i movimenti di protesta. Per questo, molti critici la ritengono un’arma per mettere a tacere il dissenso.
Mercoledì 13 dicembre Ice è stata giudicata colpevole da un tribunale di Bangkok di aver insultato la Corona per 2 post pubblicati sulla piattaforma X, prima di unirsi al partito d’opposizione progressista Move Forward, spiega la Bbc: nel primo, secondo l’accusa, criticava il modo in cui era stata gestita la pandemia, nel secondo retwittava un’immagine ritenuta critico nei confronti della monarchia. Se finirà in prigione, Ice perderà il suo posto di deputata.
Alle elezioni generali di maggio 2023, dopo aver fatto campagna elettorale in sella a una bici, con il suo manifesto attaccato alla ruota posteriore e un megafono in spalla, la giovane candidata ha vinto il suo seggio a Bang Bon, un collegio elettorale vicino a Bangkok per decenni in mano a uno dei clan politici più potenti della Thailandia.
I media locali, riporta il Guardian, l’hanno soprannominata ”giant-killig”, cioè assassina di giganti, per aver sconfitto Wan Ubumrung, il figlio di un politico veterano di Pheu Thai, il partito di centrodestra che alle elezioni di maggio è arrivato secondo e da agosto guida la coalizione di Governo con alcuni partiti che sostengono la giunta militare. Quando Move Forward ha battuto i partiti avversari, infatti, il Senato non eletto ha sfruttato la sua opposizione alle leggi sulla lesa maestà per bloccare il tentativo di formare un Governo.
Altre figure di spicco di Move Forward sono accusate del reato di lesa maestà. Molti, nel 2020, erano attivisti che hanno preso parte alle proteste innescate da una decisione del tribunale che quell’anno sciolse il partito Future Forward, che per primo condusse una campagna di riforma radicale delle istituzioni thailandesi. Le proteste durarono diversi mesi. Da quell’anno, secondo l’associazione Thai Lawyers for Human Rights, sono state presentate circa 260 accuse legate alle leggi di lesa maestà, con circa 2.000 persone perseguite per il loro coinvolgimento nelle proteste.
Quando il re Maha Vajiralongkorn è succeduto a suo padre nel 2016, l’uso della legge di lesa maestà è stato sospeso per circa 2 anni, ma le contestazioni del 2020 hanno spinto le autorità a ricominciare a utilizzarla, anche molto più duramente di prima. A marzo un uomo di 26 anni è stato condannato a 3 anni di reclusione, poi ridotti a 2 anni, per aver venduto dei calendari satirici con delle anatre gialle, simbolo delle proteste pro-democrazia di 3 anni fa.
Questa settimana un altro 26enne è stato condannato al carcere solo per aver gridato a un corteo reale di passaggio di essere un peso imposto dalla società.