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Cop28: i giovani devono essere educati al cambiamento climatico

Secondo un sondaggio Unicef-Gallup, il 50% non sa definire il climate change. L’educazione ambientale inclusiva ed equa diventa sempre più necessaria
Credit: Stayhereforu  

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11 dicembre 2023 Aggiornato alle 13:00

In un recente sondaggio condotto da Unicef in collaborazione con Gallup è emerso che, sebbene la stragrande maggioranza dei giovani in tutto il mondo sia a conoscenza del cambiamento climatico, solo la metà di loro saprebbe darne una definizione.

I risultati, basati su oltre 55.000 interviste in 55 Paesi, rivelano che l’85% dei giovani tra i 15 e i 24 anni ha sentito parlare del cambiamento climatico, ma solo il 50% riesce a identificare correttamente i suoi elementi distintivi.

Nello specifico, ai partecipanti è stato chiesto indicare quale tra queste due opzioni corrispondesse al significato di cambiamento climatico: “cambiamenti stagionali del clima che si verificano ogni anno” o, in alternativa, “eventi meteorologici più estremi e un aumento delle temperature medie mondiali derivanti dall’attività umana”.

Ebbene, secondo i dati dell’Unfccc, soltanto un intervistato su due ha fornito la risposta giusta.

Analizzando i dati, a destare particolare preoccupazione è l’eterogeneità geografica dei risultati: il sondaggio ha riscontrato minore consapevolezza dei giovani che risiedono in Paesi a basso reddito e medio-basso, Paesi che sono al contempo anche i più vulnerabili agli impatti climatici. In nazioni come Pakistan, Sierra Leone e Bangladesh, la consapevolezza tra i giovani si attesta rispettivamente al 19%, 26% e 37%.

Questi numeri rappresentano un chiaro campanello d’allarme, e indicano la necessità di un impegno urgente per educare i giovani di tutto il mondo alle questioni ambientali e climatiche.

Su questo si è espressa la direttrice generale Unicef, Catherine Russell, che ha sottolineato l’importanza di rendere i giovani protagonisti nelle decisioni che influenzeranno il loro futuro, e ha esortato i leader mondiali a impegnarsi per garantire un’istruzione diffusa ed equa sui temi che attingono alla crisi climatica.

«I giovani sono stati tra i più grandi eroi nel guidare l’azione per affrontare l’impatto dei cambiamenti climatici. Hanno chiesto un’azione per il clima nelle strade e nelle sale riunioni. Dobbiamo fare ancora di più per garantire che tutti i bambini e i giovani comprendano la crisi che incombe sul loro futuro. Avendo constatato la forza del movimento giovanile per il clima, sono certa che informare e coinvolgere un numero ancora maggiore di giovani sulla crisi climatica potrebbe contribuire a dare un impulso al senso collettivo di urgenza di cui il mondo ha disperatamente bisogno», ha aggiunto ancora Russell.

Questo appello si è intensificato in occasione della Cop28, ancora in corso a Dubai.

La giornata di venerdì 8 dicembre è stata dedicata proprio ai temi Youth and Education, con una serie di eventi e panel che hanno sottolineato a più riprese la necessità di assicurare un coinvolgimento maggiore e una partecipazione attiva e inclusiva dei giovani di tutto il mondo nei processi decisionali globali finalizzati all’azione climatica.

In questa occasione, Unicef ha chiesto ai leader mondiali di garantire che le decisioni siano consapevolmente in grado di proteggere e investire nell’infanzia, anche e soprattutto per quanto riguarda la formazione sul clima. Questo include: valorizzare i contributi dei più giovani nella decisione finale della Cop28; inserire riferimenti all’equità intergenerazionale nel Global Stocktake (Gst); includere la garanzia di servizi essenziali per l’infanzia nella decisione finale su nuovo Global Goal on Adaptation (Gga)¸ garantire che l’accordo sul Loss & Damage risponda alle esigenze dei bambini, integrando i loro diritti nella governance del fondo e nel processo decisionale.

A tal proposito, un primo passo avanti è stato compiuto proprio nella giornata di venerdì, nella quale è stato presentato, per la prima volta nella storia delle negoziazioni, lo Youth Stocktake, guidato da Youngo (la Costituente dei Bambini e dei Giovani della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici) e supportato da Shamma Al Mazrui, Youth Climate Champion (Ycc). Quest’ultima, riflettendo sulla giornata, ha commentato: «In questa Cop, abbiamo assistito a iniziative senza precedenti per favorire l’inclusione di bambini e giovani. Con 110 delegati dedicati sul campo, i nostri giovani non solo hanno avuto un impatto significativo attraverso numerosi interventi e negoziati, ma hanno anche rappresentato efficacemente le loro comunità. Oggi è incentrato sulla catalizzazione di un cambiamento trasformativo che rimarrà come un legato duraturo per le future Cop».

Sempre in occasione dello Youth and Education Day, 38 Paesi hanno sottoscritto Greening Education Partnership Declaration, promossa da Unesco, con l’impegno di incorporare l’educazione climatica nei loro Contributi Nazionali Determinati (Ndc) e nei Piani di Adattamento Nazionale (Nap).

La strada, però, è ancora in salita.

Ad agosto, il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza ha affermato il diritto dei bambini a un ambiente pulito, sano e sostenibile basandosi sulla dichiarazione dell’Assemblea Generale, che si era già espressa in merito nel 2022.

Ciò detto, nonostante sulla carta questi diritti siano riconosciuti da tutti e 196 gli Stati che hanno ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, le voci di giovani e bambini, tra i soggetti più vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici, sono ancora largamente trascurate, se non completamente ignorate, dai decisori politici.

A questo proposito Joe Daly, senior partner di Gallup, ha affermato: «Evidenziare le prospettive dei giovani è fondamentale. Aiuta i politici di oggi a comprendere le esigenze e le opinioni delle nuove generazioni in un’epoca di rapidi cambiamenti e incertezze».

Il messaggio è cristallino: assicurare che le generazioni più giovani siano meglio rappresentate nelle decisioni globali che riguardano le politiche climatiche deve diventare una priorità, un obiettivo che si traduca in azioni concrete e che vada ben oltre le tante operazioni di youthwashing che molti giovani attivisti hanno lamentato durante la conferenza di quest’anno.

Un obiettivo che tuttavia non sarà mai raggiunto fintanto che le nuove generazioni saranno private del diritto all’istruzione, strumento supremo di emancipazione e partecipazione democratica. Educare la popolazione più giovane alle questioni climatiche è fondamentale per fornire a tutti e tutte (e in ogni regione del mondo), i mezzi per lottare per un futuro più giusto e più verde, e una voce per dare vita al cambiamento.

È anche e soprattutto una questione di giustizia sociale, di giustizia climatica. Di una giustizia che non può esistere senza la garanzia di un’educazione ambientale che sia accessibile, inclusiva, ed equa.

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