Ambiente

Surriscaldamento globale: i piani dei Governi sono insufficienti

L’Onu ha analizzato i dati sui programmi climatici dei vari Paesi per ridurre le emissioni: di questo passo le elimineremo di appena il 2%. Troppo poco, con ripercussioni anche sulla salute
A boat passes under the Lions Gate bridge to enter Vancouver Harbour, shrouded in a haze of wildfire smoke, as seen from Cypress Mountain in North Vancouver, British Columbia, Canada, August 21, 2023
A boat passes under the Lions Gate bridge to enter Vancouver Harbour, shrouded in a haze of wildfire smoke, as seen from Cypress Mountain in North Vancouver, British Columbia, Canada, August 21, 2023 Credit: REUTERS/Chris Helgren 
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15 novembre 2023 Aggiornato alle 19:00

Immagina, come fosse un videogioco, di percorrere una strada che si sgretola sotto ai piedi: per raggiungere il traguardo devi correre più velocemente rispetto agli sforzi che stai facendo oppure, se non vuoi cadere, essere più coraggioso e iniziare a saltare.

Questo “salto” e cambio di marcia è quello che la scienza ci indica come necessario se vogliamo arginare gli effetti del surriscaldamento globale da qui al 2030 (o al 2050) ed è ciò che è richiesto ai governi per fare davvero la differenza.

Il ritmo di corsa oggi è dettato dagli Ndc, i piani nazionali dei vari Paesi per ridurre le emissioni: le Nazioni Unite, attraverso un nuovo report, dopo aver analizzato questi piani ci dicono che gli sforzi del “salto” non sono sufficienti e nemmeno allineati con quanto chiede la Scienza.

A due settimane dall’inizio della Cop28 di Dubai l’Onu ci avverte, come dice Simon Stiell segretario delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che i governi con le loro proposte viaggiano infatti solo a piccoli “passi” e così facendo si otterrebbe una riduzione di appena il 2% rispetto ai piani Ndc indicati finora.

Serve dunque più coraggio. In particolare le Nazioni Unite, che hanno ricevuto i piani di decarbonizzazione aggiornati di 168 Stati su 195 firmatari, di cui venti presentati per la prima volta, sostengono che gli impegni indicati porteranno a un aumento dell’8,8% della CO2 entro il 2030 rispetto ai livelli 2010, ovvero circa il 2% in meno rispetto alle previsioni precedenti (10,6%). Entro fine decennio gli scienziati chiedevano un taglio del 43% rispetto al 2019: siamo dunque ben lontani dal traguardo.

Molti piani indicano la volontà di puntare sulle rinnovabili, di progredire con la decarbonizzazione e di percorre la strada della transizione ecologica ma appena sette Paesi, di cui non è indicato il nome, chiedono l’eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili, i veri responsabili delle emissioni.

Per Stiell serve dunque un immediato cambio di passo e la Cop 28 deve rappresentare un chiaro punto di svolta. «I governi non devono solo concordare quali azioni più incisive verranno intraprese sul clima, ma anche iniziare a mostrare esattamente come realizzarle. Ogni frazione di grado conta, ma siamo gravemente fuori strada. La Cop28 è il momento per cambiare la situazione. È tempo di mostrare ora gli enormi benefici di un’azione più coraggiosa per il clima: più posti di lavoro, salari più alti, crescita economica, opportunità e stabilità, meno inquinamento e migliore salute» continua il segretario.

Per raggiungere il picco delle emissioni prima del 2030, afferma il rapporto, è dunque necessario “implementare gli elementi condizionali degli Ndc, che dipendono principalmente dall’accesso a maggiori risorse finanziarie, dal trasferimento di tecnologia, dalla cooperazione tecnica e dal sostegno allo sviluppo di capacità; così come la disponibilità di meccanismi basati sul mercato” si legge nel report.

“Cos’altro serve al mondo per svegliarsi? Abbiamo provato sulla nostra pelle, anche in Italia, cosa sono le perdite di vite umane e i danni di cui parlano nei negoziati climatici” aggiunge il Wwf commentando il rapporto.

Nel frattempo, a riprova della necessità di un cambio di passo soprattutto in chiave decarbonizzazione, un nuovo report diffuso dalla prestigiosa Lancet Countdown, ci racconta che i decessi causati dall’inquinamento atmosferico derivante dai combustibili fossili sono diminuiti di quasi il 16% dal 2005 e l’80% di questo calo è dovuto agli sforzi per ridurre l’inquinamento da carbone. Al contrario, la “grave crescente minaccia per la salute derivante da un prolungato ritardo nell’azione di contrasto al cambiamento climatico, porta il rischio di un aumento di 4,7 volte dei decessi legati al caldo entro la metà del secolo”.

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