Ambiente

India: i festeggiamenti di Diwali ignorano i divieti di fuochi e petardi acuendo l’inquinamento

Non sono bastati gli appelli delle autorità: celebrando la festa della luce i valori di particolato, dopo fuochi e feste, sono tornati a livelli troppo alti. Causando problemi respiratori a migliaia di cittadini
Credit: EPA/RAJAT GUPTA 

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14 novembre 2023 Aggiornato alle 18:00

Natura fa, uomo distrugge.

I grigi cieli indiani, soffocati dallo smog, qualche giorno fa avevano avuto una “benedizione” insperata: piogge, intorno al 10 novembre, capaci di stemperare un po’ la soffocante cappa su Nuova Delhi e altre città, portando ristoro per una realtà che quotidianamente deve fare i conti con l’inquinamento dell’aria.

A quelle piogge è seguito un appello, da parte delle autorità, affinché i 30 milioni di cittadini dell’area metropolitana di Nuova Delhi e delle altre realtà indiane rispettassero le indicazioni del governo sul divieto di petardi e fuochi d’artificio e quelle sui divieti di vendita di sostanze chimiche imposte anche dalla Corte suprema durante la grande festa della notte di Diwali, Festival indù della luce.

Come però accade - non senza polemiche - anche durante i nostri capodanni (vedi lo scorso anno in Campania e non solo) i cittadini hanno ignorato i divieti e sfidato le autorità: il risultato è stato, dopo una prima notte di festeggiamenti, il rapido ripiombare in una situazione d’emergenza a livello di inquinamento dell’aria.

Ora una cappa tossica di aria altamente inquinata è infatti di nuovo presente su Nuova Delhi e in tutte le 40 stazioni di monitoraggio cittadine i valori registrati indicano condizioni particolarmente negative della qualità dell’aria, tali da poter compromettere la salute degli abitanti in caso di esposizione prolungata.

Il particolato Pm2,5, per dire, era di 100 microgrammi per metro cubo, praticamente 20 volte sopra ai limiti raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms).

Condizioni simili anche per Calcutta e altre città indiane che hanno festeggiato Diwali.

«Vedo che i miei pazienti sono angosciati. Come società non abbiamo compreso il valore dell’aria pulita», ha raccontato ai media il medico Desh Deepak, preoccupato per l’aumento di casi di problemi respiratori, di occhi e gola infiammati.

Il ministro dell’Ambiente di Delhi, Gopal Rai, aveva esortato i cittadini a non usare i petardi proprio per evitare che i cittadini avessero problemi respiratori in seguito, ma il divieto è stato ignorato in nome delle tradizioni facendo rapidamente tornare Nuova Delhi a livelli di inquinamento tali da porre la città ai primi posti nella classifica delle realtà più inquinate al mondo.

Ormai da diverso tempo proprio questo periodo segna l’inizio di una stagione di inquinamento particolarmente elevato in India, legato sia al traffico che alle emissioni industriali, domestiche e dei cantieri, al quale si uniscono i danni da petardi e fuochi.

Per gli indiani però la vittoria “della luce sulle tenebre” era troppo importante da celebrare e così dai 2,2 milioni di lampade a olio accese dai devoti nell’Uttar Pradesh sino alle migliaia di fuochi, stelline e petardi sparati in cielo ancora una volta la volontà dell’uomo ha annullato l’aiuto della natura.

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