Ambiente

Cancro e inquinamento atmosferico, una relazione tossica

Lo studio pubblicato sulla rivista Science of the Total Environment ha svelato un drammatico nesso tra mortalità per tumore e inquinamento ambientale. Nella provincia di Lodi la situazione più preoccupante
Fonte: Report “The spatial association between 
environmental pollution and long-term cancer mortality in Italy”
Fonte: Report “The spatial association between environmental pollution and long-term cancer mortality in Italy”

Quasi 180.000 persone muoiono ogni anno di cancro in Italia e, negli ultimi decenni di ricerca sulla malattia, a essere colpevolizzati per l’alto tasso di mortalità legata allo sviluppo del tumore sono stati lo stile di vita e i fattori casuali/genetici: in primis l’obesità, le abitudini sedentarie, l’alcolismo e il fumo.

Eppure, dai recenti progressi scientifici è emerso che tutti questi fattori contribuiscono ad alzare le possibilità di malattia, ma non la causano direttamente.

Ad esempio, è stato dimostrato che il cancro ai polmoni colpisce pesantemente anche i non fumatori: circa 18.000-27.000 decessi nel mondo sono causati ogni anno da cancro ai polmoni in persone che non sono fumatori di sigarette, di cui circa 20.000 non fumatori per tutta la vita.

Cosa significa questo? Che insieme alla predisposizione genetica, stili di vita scorretti e fattori di stress psicologici c’è qualcosa che ci rende tutti e indistintamente esposti al rischio quotidianamente. Quel qualcosa è l’inquinamento ambientale.

È quello che è emerso dallo studio “L’associazione spaziale tra inquinamento ambientale e mortalità per cancro a lungo termine in Italia’’, condotto dall’Università Alma Mater Studiorum di Bologna, insieme all’Università degli studi di Bari, al Cnr e all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e realizzato su scala nazionale e pubblicato sulla rivista Science of the Total Environment.

Siamo, quindi, immersi nel rischio. Lo respiriamo quotidianamente. Ci viviamo a stretto contatto.

Quello che è stato dimostrato dallo studio, infatti, è che esiste una spaventosa correlazione tra la mortalità per tumori e l’esposizione a mix di inquinanti, a tutti gli effetti tra i fattori più pericolosi che contribuiscono a aumentare significativamente la probabilità di sviluppare tumori.

«La mortalità per tumore supera la media nazionale soprattutto dove l’inquinamento ambientale è più elevato, anche se si tratta di zone in cui le abitudini di vita sono in genere più sane», ha spiegato Roberto Cazzolla Gatti, professore al Dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’Alma Mater e primo autore dello studio, denunciando anche come i governi e le istituzioni non stiano finanziando a sufficienza la ricerca sulla connessione tra cancro e ambiente e, al contrario, oltre ad alcuni sporadici divieti, gli agenti cancerogeni nell’acqua, nell’aria e nel suolo stiano continuando ad accumularsi in modo sproporzionato e ad aumentare di numero e dose.

«In un’ottica di salute globale, secondo l’approccio noto come One Health, è ormai chiaro che la qualità della vita della nostra specie dipende strettamente da quella dell’ambiente in cui viviamo e dell’intero pianeta», ha sottolineato Gatti. «È necessario, allora, dare priorità non solo alla ricerca di cure per il cancro, ma anche alla riduzione e prevenzione della contaminazione ambientale: si tratta di azioni imprescindibili da mettere in atto nella difficile lotta contro l’insorgenza dei tumori. Solo se sapremo curare il nostro pianeta, potremo evitare di ammalarci».

I metodi di studio

Nello studio che ha condotto al risultato finale della correlazione tra tumori e inquinamento ambientale, sono stati analizzati i legami tra mortalità per cancro, fattori socio-economici e fonti di inquinamento ambientale in Italia, con un approccio basato sull’ intelligenza artificiale e avvalendosi dei registri di dati messi a disposizione da Istat, dalle diverse agenzie regionali per la tutela ambientale e dallo Standardized Mortality Ratio (SMR), un database decennale (2009-2018) contenente dati sui tassi di mortalità per tumore, suddivisi in 23 macro-categorie tumorali in Italia su scala comunale, provinciale e regionale.

A livello regionale, in particolare, sono state prese in considerazione alcune variabili socioeconomiche e di stile di vita per confrontarle con il “fattore inquinamento”.

I ricercatori hanno, poi, analizzato ben 35 fonti ambientali di inquinamento (come industrie, pesticidi, inceneritori, traffico automobilistico, etc.), rilevando che tra queste la qualità dell’aria è al primo posto per importanza per quanto riguarda l’associazione col tasso medio di mortalità per cancro. Seguono la presenza di siti da bonificare, le aree urbane, la densità dei veicoli a motore e i pesticidi.

I risultati

L’analisi realizzata dagli studiosi ha mostrato, su scala nazionale e regionale, la rilevanza dell’ambiente rispetto ad altri fattori socioeconomici e allo stile di vita sull’insorgenza dei tumori.

La ricerca, infatti, ha fatto emergere un dato allarmante: la mortalità per cancro tra i cittadini italiani di una determinata zona supera la media nazionale quando l’ inquinamento ambientale è più elevato. Anche se gli stili di vita di quell’area sono più sani rispetto ad altri.

In sostanza, non conta l’impegno che si può mettere per vivere una vita sana: se si vive in un ambiente malato e malsano, l’esposizione al rischio tumore è più elevata e concreta.

«Il nostro studio - hanno spiegato gli autori - non contesta il fatto che uno stile di vita più sano aiuta a ridurre i rischi di cancro e non mette in discussione gli sforzi per comprendere le basi genetiche del cancro. Piuttosto, i nostri risultati ci danno buone ragioni per ritenere che vivere in un luogo altamente inquinato potrebbe superare i benefici di migliori abitudini di vita e indurre, con maggiore frequenza (che alla fine porta a una maggiore mortalità), il cancro nelle persone con un predisposizione genetica».

«Riconosciamo - hanno continuato - che anche la dieta, l’obesità e le infezioni sono fattori chiave e, in molti casi, non sono correlati alle azioni individuali ma alla classe sociale e alla povertà. Tuttavia, i geni che ereditiamo e lo stile di vita che decidiamo o siamo costretti ad adottare possono essere le porte scorrevoli di una stazione verso la malattia o il benessere, ma la qualità dell’ambiente in cui viviamo è il treno dove trascorreremo il viaggio. Se il pullman è inquinato, i nostri sforzi per un viaggio confortevole potrebbero essere vani».

Secondo la ricerca, le regioni italiane con un tasso di mortalità per cancro relativamente alto sono caratterizzate da un grado di inquinamento elevato, nonostante una frequenza relativamente bassa di fattori di norma associati al rischio di cancro (come sovrappeso e fumo, basso reddito, alto consumo di carne e basso consumo di frutta e verdura).

Inoltre, su scala provinciale, per un’ampia categoria di tumori maligni e benigni in generale, e per 16 su 23 specifiche tipologie di cancro, sono emerse associazioni spaziali significative con alcune fonti di inquinamento (che spiegano più della metà dell’associazione tra ambiente e tumore), confermando che, nella maggior parte dei casi, l’esposizione all’ inquinamento ambientale in Italia incide sulla mortalità per cancro.

«I dati mostrano buone, anche se preliminari, evidenze che un migliore stile di vita e una maggiore attenzione alle problematiche socio-economiche e sanitarie possono ridurre solo in parte il rischio di morire di cancro, se la qualità dell’ambiente viene sottovalutata», spiega Cazzolla Gatti. «Questo potrebbe spiegare il motivo per cui abbiamo osservato che le persone che vivono nelle regioni del Nord Italia (in particolare quelle situate nella Pianura Padana, tra la Lombardia e il Veneto, aree fortemente industrializzate), esposte a livelli di inquinamento ambientale molto elevati, mostrano un eccesso di mortalità per cancro significativo rispetto a chi vive nelle regioni centro-meridionali (ad eccezione di alcune località anch’esse molto inquinate, come la Terra dei Fuochi in Campania), anche se godono di una migliore salute, hanno reddito più elevato, consumano più alimenti di origine vegetale rispetto a quelli di origine animale, e hanno accesso più facile all’assistenza sanitaria».

Le province più esposte al rischio

La provincia di Lodi è al primo posto per mortalità per tumori maligni su 107 province italiane, seguita da quelle di Napoli, Bergamo, Pavia, Sondrio, Cremona, Gorizia, Caserta, Brescia e Piacenza tra le prime dieci. La prima provincia del centro Italia è Viterbo (11° posizione), seguita da Roma (18°), mentre al Sud, oltre alla provincia di Napoli al secondo posto, solo quella di Caserta (8°) rientra nelle prime 10 per mortalità da tumore.

Nel complesso, è emerso che l’inquinamento atmosferico, le aree coltivate e urbane e altre attività industriali nelle aree urbane sono tra i fattori più importanti associati all’elevata mortalità per cancro.

Non sorprende che la forte contaminazione nell’aria (ma probabilmente anche nel suolo e nell’acqua) delle aree urbanizzate, in particolare quelle vicine a impianti industriali inquinanti e circondate da un’agricoltura intensiva, acuisca il rischio di contrarre e morire per un tumore.

Risultati che sono in perfetto accordo con la crescente evidenza in letteratura che l’inquinamento agricolo, industriale, urbano, chimico e dei rifiuti che, principalmente, colpisce la qualità dell’aria (e, spesso di conseguenza, del suolo e dell’acqua) è legato a diversi tipi di tumori.

Tipologie di cancro per inquinamento

Dallo studio è emerso che specifiche fonti ambientali di inquinamento sono particolarmente significative per la mortalità di alcune tipologie di tumore.

Così, la qualità dell’aria, l’estensione delle aree coltivate, l’uso di pesticidi, l’esposizione ai pollini allergenici e la presenza di siti industriali nelle aree urbane risultano fortemente correlati ai tumori dell’apparato gastrointestinale (che comprende bocca, fegato, pancreas, stomaco, ecc.).

L’estensione delle aree urbane, invece, è legata ai tumori del sistema respiratorio (trachea, bronchi, polmoni), mentre i siti fortemente inquinati (da bonificare) hanno mostrato di essere più associati ai tumori dell’epidermide e del sistema nervoso (pelle e cervello) e per i tumori del sistema urinario (vescica, rene, prostata) le acciaierie si rivelano una fonte comune, mentre sono emersi importanti anche i pollini allergenici, l’estensione delle strade, i siti da bonificare e le attività industriali nelle aree urbane. È interessante notare che la presenza di emettitori di radiofrequenze e Tv e l’esposizione ai pesticidi sembrano fattori chiave per la mortalità vescicale e sono anche piuttosto importanti nel cancro alla prostata.

Infine, l’estensione delle strade è emersa come il principale fattore legato ad altri tumori, più rari, maligni.

Le soluzioni proposte da Legambiente

La conclusione più allarmante cui si è giunti con questo studio è che esiste una pericolosa correlazione tra il tasso di mortalità per cancro e fattori inquinanti dell’ambiente. Cosa fare per bloccare questo trend?

La risposta è intuitiva, ma non banale: migliorare la qualità dell’ambiente in cui viviamo.

È un appello, un grido ormai disperato lanciato da ricercatori, studiosi e anche attivisti e associazioni ambientaliste come Legambiente.

Il ‘’cigno verde’’, infatti, chiede a gran voce al futuro governo azioni concrete per mantenere bassi i livelli di sostanze inquinanti nel corso della stagione invernale, a partire dal settore agricolo, il primo responsabile dell’inquinamento da polveri secondo l’ultima analisi effettuata dalle agenzie Arpa, fino al settore trasporti e riscaldamento domestico.

Secondo i dati di Legambiente del 2021 sulla qualità dell’aria in città, infatti, i livelli di sostanze inquinanti misurati nei capoluoghi del Nord Italia hanno superato decisamente i valori consigliati dalle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, esponendo residenti e lavoratori a condizioni ambientali dannose per la loro salute.

E lo studio dell’Alma Mater non fa altro che confermare: l’inquinamento ambientale e la malsana qualità dell’aria cui siamo esposti concorre con notevole peso allo sviluppo di forme tumorali e ad alzare i tassi di mortalità per cancro.

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