Ambiente

Fondo Loss & Damage: c’è l’accordo preliminare

In vista della Cop28, diversi Paesi spingono per un fondo “perdite e danni”, per finanziare i Paesi più vulnerabili alla crisi climatica, che sia amministrato dalla Banca Mondiale
Credit: Misbahul Aulia  

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6 novembre 2023 Aggiornato alle 14:00

Mancano ancora le cifre e i meccanismi ma un accordo in linea di massima per il famoso fondo Loss & Damage c’è.

In vista della Cop28 che inizia il 30 novembre a Dubai si sono tenuti colloqui preliminari ad Abu Dhabi, fra i rappresentati dei vari Paesi, per ragionare su quel fondo “perdite e danni” da destinare - in termini di giustizia climatica - ai Paesi in via di sviluppo vulnerabili davanti al surriscaldamento globale e che pagano il conto più alto, in termini di disastri, a causa delle emissioni create dai Paesi più abbienti e inquinanti.

Per aiutare questi Paesi, dall’Africa alle isole del Pacifico, da tempo si sta cercando di istituire un fondo concreto - con centinaia di miliardi di dollari di finanziamenti - in modo tale che gli stati più colpiti dagli eventi meteo estremi dettati dal nuovo clima possano difendersi, adattarsi e mitigare.

I governi riuniti ad Abu Dhabi sotto la guida delle Nazioni Unite hanno siglato un accordo di massima per un fondo che sarà inizialmente amministrato dalla Banca Mondiale.

Questa attingerà a fonti di finanziamento fornite da Stati Uniti, Regno Unito, Unione europea e altri ma non è stato fissato un obiettivo specifico in termini di fondi, tempi e somme da erogare, anche se i Paesi più vulnerabili si aspettano centinaia di miliardi di dollari in pochi anni.

Quello sul Loss & Damage, così come la questione delle fonti fossili e della decarbonizzazione, è uno dei temi caldi e decisivi per la riuscita della Conferenza delle Parti sul clima.

Non è detto che l’accordo preso ora venga ratificato alla Cop28, ma secondo per esempio Avinash Persaud, inviato per il clima per le Barbados, «questo è stato un risultato impegnativo ma critico: ora disponiamo per la prima volta di uno strumento che renderà operativo un fondo internazionale per il finanziamento - basato su sovvenzioni - della ricostruzione, riabilitazione e ricollocazione dopo eventi meteorologici estremi. Questo è un importante passo avanti e porterà uno slancio positivo ad altre azioni sul clima».

Da parte dei Paesi meno sviluppati, che da anni portano avanti la trattativa con le richieste per il fondo, c’è stato l’ok alla possibile gestione a interim della Banca Mondiale.

Il pre-accordo, con poche garanzie e pochi dettagli sulle cifre e le tempistiche, non convince parte degli attivisti. Per esempio Harjeet Singh, responsabile della strategia politica globale del Climate Action Network International, sostiene che ancora una volta «i Paesi ricchi voltano le spalle alle comunità vulnerabili. Non viene fornita alle comunità vulnerabili un’adeguata garanzia».

Effettivamente dopo che alla Cop27 in Egitto si è stabilita la creazione di un fondo Loss & Damage, il comitato di transizione creato per progettare il fondo nelle quattro riunioni svolte finora non ha ancora trovato una quadra: molti Paesi litigano su chi ha maggiori responsabilità e sulle cifre da versare, così come c’è incertezza fra i Paesi che devono beneficiarne oppure su chi deve governare il fondo.

Secondo quanto riportato dal Guardian, un funzionario del Dipartimento di Stato americano ritiene che “nessun singolo governo, o sottoinsieme di governi, ha risorse sufficienti per soddisfare le esigenze di finanziamento di nazioni particolarmente vulnerabili nella misura richiesta. Ecco perché nel corso di questi negoziati abbiamo chiarito quanto sia fondamentale che questo fondo sia in grado di ricevere input finanziari dalla più ampia gamma di fonti, comprese quelle innovative come i mercati del carbonio, i meccanismi internazionali di fissazione dei prezzi e altre che possono servire a integrare sovvenzioni e agevolazioni e prestiti da fonti pubbliche e private”.

Un altro dei punti delicati relativi al fondo è quello se i grandi produttori di petrolio, come gli Emirati Arabi che ospitano la Cop28, prenderanno o meno parte al fondo, con finanziamenti che oltretutto potrebbero diventare decisivi per molti paesi vulnerabili.

Attualmente non è dato a sapere, ma i negoziati che inizieranno fra meno di un mese dovrebbero chiarire la posizione degli Emirati.

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