Ambiente

Andrea Pesce: «Il Loss & Damage è la punta dell’iceberg»

Per il fondatore di ZeroCO2 la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima ha un approccio colonialista verso il Sud del mondo. L’Europa? «Facciamo bene i compiti, ma serve più visione»
L'imprenditore Andrea Pesce (il primo da sinistra) al panel 'Beyond Net-Zero' della Cop27
L'imprenditore Andrea Pesce (il primo da sinistra) al panel 'Beyond Net-Zero' della Cop27 Credit: Andrea Pesce
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
15 novembre 2022 Aggiornato alle 18:00

Il Loss & Damage sbandierato alla Cop27? «È la punta dell’iceberg, ma se vogliamo parlare di vero sviluppo sostenibile dobbiamo andare più a fondo». Ne è convinto Andrea Pesce, che ha partecipato in prima persona alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in qualità di fondatore, insieme a Virgilio Galicia, di ZeroCO2, azienda benefit nata nel 2019 in Guatemala – ma attiva anche in Tanzania, nella Patagonia Argentina, nella Foresta Amazzonica peruviana e in Italia – dove supporta le comunità contadine locali attraverso progetti di riforestazione.

Come procede la Cop27?

Non ci siamo proprio per niente.

Qual è il bilancio finora?

La prima settimana ha portato a casa un solo risultato: l’istituzionalizzazione del Loss & Damage (il meccanismo di risarcimento economico verso i Paesi meno sviluppati basato su ‘perdita e danno’ legati al cambiamento climatico, ndr.). Ma non può essere l’unico tema, sul quale peraltro siamo ancora lontani dall’operatività.

Biden si è scusato a nome degli Stati Uniti per aver disertato l’accordo di Parigi in era Trump e ha annunciato uno stanziamento da 150 milioni di dollari a sostegno dell’Africa. Ma di Loss & Damage neanche l’ombra. Che partita sta giocando la Casa Bianca?

Stati Uniti e Cina mi sembrano schiacciati nella loro inconsistenza sul tema. Si percepisce un oggettivo imbarazzo, soprattutto sul fronte occidentale, nel partecipare a questi tavoli di confronto e non riuscire più a esprimere un valore aggiunto.

La Cop27 vorrebbe essere l’ago della bilancia ma la bilancia è senza pesi?

O forse ha oltrepassato il peso che può misurare. La Conferenza è piena di contenuti, ma la visione è rimasta in mano alla società civile, agli attivisti, agli imprenditori. I leader mondiali, che dovrebbero essere il vero ago della bilancia, non si muovono.

Credit: Andrea Pesce

Che ne pensi della polemica sui jet privati che trasportano i delegati?

Che questa Cop non fosse un teatro di coerenza lo si sapeva da quando si è scelto di ospitarla in un luogo dove i diritti umani non vengono rispettati. Quando parliamo di sviluppo sostenibile non possiamo pensare solo al Climate Action, obiettivo 13 dell’Agenda 2030. Gli Sdg (Sustainable Development Goals) sono in tutto 17: dobbiamo passare per l’uguaglianza di genere, il diritto all’istruzione, la lotta alla fame, il rispetto degli ecosistemi, il partenariato globale.

Hai avuto esperienza diretta del fatto che su alcuni siti è stata bloccata la navigazione?

Una persona mi stava raccontando il suo lavoro presso una Ong internazionale ma il sito dell’Organizzazione era bloccato. È la prima volta che non riesco neppure a utilizzare la mia Vpn (rete privata virtuale, ndr.).

Come sono rappresentate le economie meno sviluppate?

L’impressione è che sia una Cop esclusiva in cui il Nord del pianeta decide cosa fare del Sud del mondo. Quando impareremo che l’approccio colonialista ha fallito? È necessario che alle trattative partecipino tutte le parti interessate. Il Centro America, per fare un esempio, era pressoché assente a eccezione di Panama.

Credit: Andrea Pesce

Cambiando rotta mi sembra che l’Europa sia sulla buona strada, penso al recente accordo sullo stop a benzina e diesel o all’aggiornamento degli obiettivi di riduzione delle emissioni: è così?

Stiamo facendo i compiti a casa meglio degli altri, sono profondamente orgoglioso di questo. Abbiamo obiettivi ambiziosi e sul clima ci candidiamo a ritrovare l’illuminismo europeo del tempo che fu. Ma per riuscirci dobbiamo fare di più.

In che modo?

L’Ue è uno dei partner commerciali più importanti al mondo. Dobbiamo fare advocacy per orientare le politiche globali e dettare limiti più stringenti ai prodotti che importiamo: pesticidi, forza lavoro, modalità di produzione. Basti pensare a quanto abbiamo inciso sull’import di olio di palma. Invece il discorso della premier Giorgia Meloni mi è sembrato dire: “Portiamo avanti il nostro”. Voto: 6 politico.

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