Ambiente

La tragica lotta degli Hogana Manyawa contro le miniere di nichel

In Indonesia, in nome della transizione verde, aumentano le estrazioni di metalli per le batterie elettriche. Ma i popoli incontattati non ci stanno ed escono allo scoperto per ribellarsi
Un anziano Hongana Manyawa contattato nella foresta di Halmahera. Gli Hongana Manyawa sono determinati a difendere la loro foresta
Un anziano Hongana Manyawa contattato nella foresta di Halmahera. Gli Hongana Manyawa sono determinati a difendere la loro foresta Credit: Nanang Sujana  

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2 novembre 2023 Aggiornato alle 08:00

Non è tutto verde quello che luccica.

In nome della transizione energetica e ecologica, in un Pianeta che punta a triplicare la sua capacità rinnovabile e a basarsi sempre di più sull’elettrico, servono sempre più risorse minerarie, metalli ed elementi preziosi necessari per la realizzazione di batterie, componenti tecnologiche e microchip.

Ma fin dove possiamo spingerci nel cercare questi elementi, quanto - esattamente come fatto con le fonti fossili - possiamo spolpare terre ed ecosistemi?

Provate a chiederlo agli Hogana Manyawa, popolo di cacciatori-raccoglitori, veri difensori e protettori delle foreste ancestrali dell’isola di Halmahera in Indonesia.

Questo popolo, lontanissimo dalle dinamiche della globalizzazione e della transizione, per paradosso sta vivendo una distruzione dettata proprio dalla ricerca di un mondo più verde.

Ad Halmahera infatti le compagnie minerarie (come la Weda Bay Nickel, di cui è comproprietaria la francese Eramet) operano nell’estrazione del nichel e di altri elementi necessari per esempio per le batterie di auto elettriche.

Un po’ come avviene per il litio, dove in zone incontaminate del Sudamerica le miniere operano in profondità rischiando di impattare su falde acquifere ed equilibri degli ecosistemi, anche per la ricerca del nichel si passa per deforestazione e sconvolgimento dei territori.

Ma gli incontattati Hongana Manyawa, che nella loro lingua significa proprio “popolo della foresta”, non vogliono giustamente rinunciare a combattere per quelle terre e quella giungla che, anno dopo anno, vengono sacrificate in nome della transizione.

Due membri di una tribù incontattata dell’Indonesia sono stati filmati nell’atto di fronteggiare degli estranei intimandogli di stare alla larga.

Il fatto è accaduto a pochi metri dai bulldozer che stanno distruggendo la loro foresta.

Per farlo, per difendersi, sono disposti a tutto: anche combattere con bastoni contro ruspe. Almeno questa è l’idea che ci restituisce un video, da poco diffuso da Survival International, che mostra alcuni membri della comunità degli Hongana Manyawa protestare e arrabbiarsi contro la presenza dei mezzi usati per le attività del taglio del legno e l’estrazione.

Secondo Survival, “il video dimostra che sull’isola di Halmahera è in corso una catastrofe umanitaria, stanno penetrando nella foresta degli Hongana Manyawa incontattati, rischiando di sterminarli tutti”.

Nel video diffuso in rete si vedono due uomini Hongana Manyawa incontattati che fanno capire chiaramente di non volere che gli esterni si avvicinano, ma gli autisti dei bulldozer spingono sull’acceleratore e i due fuggono nella foresta.

Secondo le stime nel cuore verde dell’isola di Halmahera vivono tra i 300 e i 500 Hongana Manyawa incontattati: molte aree del loro territorio sono state però assegnate a compagnie minerarie per l’estrazione, permessi che rischiano di compromettere la sopravvivenza delle comunità locali e, di conseguenza, essendo loro i primi difensori delle terre, anche degli ecosistemi.

«L’anno scorso Survival International ha lanciato una campagna contro un possibile genocidio e questo video è la prova inequivocabile di ciò che denunciavamo: le attività minerarie ad Halmahera stanno penetrando nel profondo della foresta degli Hongana Manyawa incontattati», ha dichiarato la direttrice generale di Survival International, Caroline Pearce, denunciando come vaste aree di foresta pluviale verranno abbattute e poi aperte all’estrazione di nichel.

Già in passato Survival e altre associazioni avevano raccontato come le attività estrattive in Indonesia, in cui aziende come Tesla stanno investendo miliardi in un Paese che mira a diventare un importante produttore di nichel per il mercato delle batterie delle auto elettriche, sono in costante aumento e riguardano società indonesiane, francesi, tedesche e cinesi.

In particolare, denuncia Survival, “la Weda Bay Nickel (Wbn) – una compagnia di cui la francese Eramet è comproprietaria – ha nell’isola un’enorme concessione mineraria che si sovrappone ai territori degli Hongana Manyawa incontattati. La Wbn ha iniziato le attività estrattive nel 2019 e ora gestisce la più grande miniera di nichel al mondo. La compagnia chimica tedesca Basf sta pianificando di collaborare con Eramet alla costruzione di una raffineria ad Halmahera. Questo video è stato filmato proprio nei pressi della concessione della Wbn”.

Secondo gli attivisti estrarre nella terra degli Hongana Manyawa “è illegale secondo la legge internazionale, che stabilisce che gli Hongana Manyawa debbano dare il loro consenso libero, previo e informato a qualsiasi progetto industriale nel loro territorio” e il filmato da poco diffuso “dimostra l’invasione” dei territori.

Per questo motivo secondo l’associazione serve una risposta forte e internazionale in difesa del popolo originario.

“Da mesi ormai Survival sta informando Eramet, Basf e le aziende che producono le auto elettriche, che hanno bisogno di nichel per le loro batterie: continuare le attività minerarie in quest’area distruggerà gli Hongana Manyawa incontattati, esattamente come altri progetti simili hanno distrutto altri popoli incontattati in altre parti del mondo. Se le aziende continueranno anche dopo aver visto questo video, compiranno un atto di aperto e brutale disprezzo per la legge internazionale e per la vita umana. È fuor di discussione che queste compagnie minerarie dovrebbero stare fuori dalla terra degli Hongana Manyawa incontattati. Chiediamo al governo indonesiano di riconoscere e proteggere con urgenza il loro territorio”, chiosano da Survival.

In nome della rivoluzione verde a perdere non può essere chi, al verde, affida la propria vita: quando nasce un bambino la famiglia degli Hongana Manyawa pianta un albero e seppellisce il cordone ombelicale tra le sue radici, donando nuova vita sia alla foresta, sia alla comunità.

“Senza foresta - ricordano i popoli originari - non esisteremo più”.

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