Futuro

La Generazione Z vuole lavorare nelle imprese più sostenibili

Nella scelta di un impiego, i giovani italiani e stranieri prediligono aziende green attente alle tematiche ambientali. Perché, dice una ricerca Deloitte, al primo posto tra le questioni “urgenti” per il mondo mettono proprio la salvaguardia del Pianeta
Valeria Pantani
Valeria Pantani giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
3 marzo 2022 Aggiornato alle 09:00

Il tema “giovani e lavoro”, in Italia, non è uno dei più felici. Si sente spesso parlare dei cervelli in fuga, ovvero di quei talenti che lasciano il Paese alla ricerca di nuove possibilità professionali (e magari con maggiore retribuzione). Tra chi resta - e già dribbla con fatica problemi di precariato, retribuzioni basse e orari di lavoro impossibili - si aggiunge un nuovo fattore: la sostenibilità. Stavolta però come requisito richiesto proprio dai giovani alle aziende in cui lavorano o vorrebbero lavorare.

Oggi la Generazione Z (ovvero tutti coloro nati tra la fine degli anni ‘90 e il 2010 circa) chiede un impegno ambientale maggiore alle imprese. «Emerge una certa sfiducia nei confronti delle aziende e della loro capacità di fare la differenza su questi temi [ambiente e responsabilità sociale]», ha affermato Fabio Pompei, Ceo di Deloitte Italia. Lo scorso anno l’azienda ha pubblicato la “Deloitte Global 2021 Millennial and GenZ Survey”, un sondaggio condotto a livello globale per rilevare le opinioni delle nuove generazioni su alcune tematiche chiave, quali ambiente, lavoro, salute. Su oltre 23.000 intervistati nel mondo, 800 erano italiani.

Dai risultati è emerso che la questione ambientale rappresenta la principale preoccupazione della Gen Z (mondiale e italiana): «Il 60% del campione globale [Gen Z e Millennial] teme che l’impegno delle imprese per combattere il cambiamento climatico sarà messo in secondo piano dalle sfide sorte con la pandemia», ha rivelato lo studio.

Ai fini dell’analisi del contesto italiano, è utile menzionare la ricerca “Sviluppo Sostenibile: giovani, vita e lavoro”, report per Sofidel curato dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo e pubblicato nel giugno 2021. Il campione di analisi comprendeva 2.019 giovani tra i 18 e i 34 anni. Ciò che emerso è che le nuove generazione, nell’ambito lavorativo, attribuiscono importanza tanto ai valori dell’azienda quanto alla sua fonte di reddito.

Lo studio riporta che, relativamente alla fascia 18-22 anni, «Il 60% vorrebbe un lavoro che fornisca l’occasione di dare un contributo nel mondo, in un’azienda di cui si condividano i valori». Il 63% di questo campione (18-22 anni) ha dichiarato di dar peso all’impegno delle aziende nei confronti della sostenibilità sociale e ambientale.

«Questi dati confermano come le nuove generazioni tendano a prediligere imprese socialmente responsabili, attente e impegnate in campo ambientale», si legge nel report. A conferma di ciò, tra i valori fondamentali per le imprese del futuro troviamo “Benessere dei lavoratori” al primo posto, seguito da “Sostenibilità ambientale” e “Onestà”. Ultimo classificato, “Profitto”.

Ma come si comportano le aziende italiane di fronte alle sfide poste dalla sostenibilità ambientale? La fondazione Symbola ha provato a rispondere a questo interrogativo con la sua ricerca “GreenItaly”, che ogni anno racconta come l’economia del nostro Paese riesca (o non riesca) ad adattarsi alle nuove esigenze ambientali.

«Il rapporto conferma il rafforzamento delle tendenze, emerse negli anni passati, in una parte importante del sistema produttivo italiano relativamente alla possibilità di fare della sostenibilità ambientale il volano di una nuova e innovativa economia».

Una situazione analoga si manifesta anche all’estero. Come riporta la BBC, la compagnia di assicurazione sanitaria Bupa ha rilevato che, nel 202, nel Regno Unito il 64% dei giovani intervistati (tra i 18 e i 22 anni) «considera importante che i datori di lavoro agiscano sulle questioni ambientali», mentre «il 59% rimarrebbe più a lungo con datori di lavoro responsabili». In Australia, invece, alcuni giovani hanno lasciato le aziende che «non stanno facendo abbastanza per rispondere al cambiamento climatico».

E così, nonostante il periodo storico in cui viviamo, ricco di interrogativi e incertezze (soprattutto per i giovani), sono proprio le nuove generazioni a chiedere alle aziende un cambio di rotta più sostenibile. Sono, infatti, proprio i giovani a temere più di tutti il futuro e la crisi climatica.

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