Diritti

Non sono solo parole

Quante volte ci siamo sentite dire “è una battuta” dopo una molestia a lavoro? “È goliardia”. E le donne, precarie e sottopagate, spesso sono costrette a rimanere in silenzio con i capi. Pena la perdita del posto
Credit: Polina Tankilevitch
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
27 ottobre 2023 Aggiornato alle 06:30

Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. È quello che avranno pensato, forse, i dirigenti Mediaset che, dopo i fuorionda condivisi da Striscia La Notizia, hanno deciso di rimuovere Andrea Giambruno dalla conduzione del programma Diario del giorno, mantenendolo però all’interno del coordinamento redazionale della trasmissione.

“Andrea Giambruno, dispiaciuto per l’imbarazzo e il disagio creato con il suo comportamento, ha concordato con l’azienda di lasciare la conduzione in video del programma Diario del giorno, di cui continuerà a curare il coordinamento redazionale”, dice lo scarno commento diffuso.

Nessun procedimento disciplinare in vista, quindi, come ipotizzato nelle prime ore dopo la messa in onda. Per l’azienda, evidentemente non ci sono state violazioni rilevanti dal punto di vista del diritto del lavoro e del codice etico aziendale da parte del giornalista, che rimane a tutti gli effetti responsabile del programma.

Il messaggio sembra essere: ci hai fatto fare una figuraccia, quindi ti togliamo dalle telecamere. Tradotto: il problema è che ci ha messo in imbarazzo, non le molestie nei confronti della collega immortalate in diretta. Collega (e colleghe) con cui Giambruno continuerà a lavorare fianco a fianco quotidianamente.

Del resto, quanto sia grave e radicato il problema delle molestie negli studi televisivi lo hanno involontariamente confermato in 2 criticatissimi tweet almeno due giornalisti: Gaia Tortora, che ha scritto “Al netto di tutto ora basta però. Se andassero in onda anche la metà dei fuori onda dei conduttori in TV non ci sarebbe più nessuno. #Giambruno”, e Maurizio Mannoni, che dopo il primo fuorionda ha twittato “Posso spendere solo mezza parola in difesa di #Gianbruno? Per esperienza so che in studio in attesa della trasmissione si ‘cazzeggia’… per sciogliersi, allentare la tensione… spesso ho fatto il ‘gigione’ con qualche collega anch’io… Altra cosa naturalmente quello che si dice”, salvo poi fare marcia indietro dopo il secondo video.

Altro che #notallmen. Lo abbiamo già detto, ma forse dopo questa ennesima presa di posizione a favore del “lupo” conviene ripeterlo. Quello delle molestie sul lavoro è un problema endemico, nel mondo del giornalismo come in tutti i settori della società italiana. Non c’è una legge che tuteli chi le subisce, né ancora riusciamo a vederle per quello che sono e le derubrichiamo a goliardia, insistendo sul fatto che “è sempre stato così” e che “ma che vuoi che sia”.

Non siamo in grado di farlo di fronte alle mani sul corpo (ricordi Andrea Serrani, il tifoso che aveva palpeggiato la giornalista Greta Beccaglia in diretta tv?) e ancora meno di fronte a quelle che “sono solo parole”. No, non sono solo parole. E chi ha subito questo tipo di molestia lo sa bene. “Se si cazzeggia come capita rispondo a tono. Se poco poco è serio lo asfalto. Fuori o dentro uno studio tv” ha risposto Tortora a un’utente che le chiedeva “Gaia puoi dirci il tuo pensiero se un tuo collega ti chiede se può toccarsi il pacco mentre ti parla e se ti invita a sc**are in 3 o 4?”.

Lo asfalto. Ma davvero le donne sono libere di asfaltare un capo o un collega gerarchicamente più potente, in un settore in cui la componente femminile è del 41% ma le donne sono più precarie, meno pagate e poco presenti nei ruoli apicali? Davvero precarie e precari hanno la libertà di non abbassare la testa di fronte a chi può decidere della loro carriera e del loro futuro? Davvero possono rispondere a chi “ha fatto solo una battuta” rivendicando il rispetto dei loro diritti e della loro dignità senza conseguenze?

Certo, dovremmo prendercela questa libertà. Forse, però, dovremmo partire da qui: dal dire che se è vero che “così fan tutti” allora c’è davvero qualcosa che non va e che quel qualcosa va cambiato. Ora. Che non basta mettere la polvere sotto il tappeto, e i giornalisti dietro alle telecamere, per fingere che le molestie non esistano.

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