Diritti

Amsterdam, sex workers: «Non spostate il Red Light District»

La sindaca Femke Halsema vuole trasferire il quartiere a luci rosse fuori città; contrari sia i lavoratori e le lavoratrici del sesso che i residenti della nuova zona scelta
Credit: Robin Utrecht/ABACAPRESS.COM 
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
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26 ottobre 2023 Aggiornato alle 13:00

Cartelli che compaiono sulle vetrine degli edifici commerciali, proteste che si snodano tra strade e canali, petizioni. Il Red Light District, il “quartiere a luci rosse” più iconico di Amsterdam non ci sta a essere cancellato dalla mappa della centro città e a essere relegato in periferia. Questa settimana a scendere in piazza sono statǝ lǝ lavoratorǝ del sesso, moltǝ dei quali con indosso una maschera per proteggere la propria identità. Direzione: il municipio.

L’obiettivo della protesta, infatti, è la sindaca Femke Halsema, che vuole sradicare il quartiere a luci rosse e trasferirlo fuori città in un centro erotico appositamente costruito, per “liberare” Amsterdam dalla sua immagine di “città del peccato” riducendo al contempo il numero di turisti e il tasso di microcriminalità nel Paese.

Halsema si è attirata l’ira dei residenti della nuova zona designata, che non vogliono il nuovo centro vicino al pianerottolo, tra cui L’Agenzia europea per i medicinali, che di fronte alla possibilità che il centro aprisse vicino alla sua sede ha espresso indignazione, affermando che ciò potrebbe compromettere la sicurezza delle persone che lavorano fino a tardi in ufficio.

Contro la sindaca, però, ci sono anche i e le sex workers, che si sentono trasformatǝ in capri espiatori. “Se le lavoratrici del sesso non hanno colpa, allora perché veniamo punite?”, chiedeva uno degli striscioni esposti durante il corteo. «È un enorme progetto di gentrificazione», ha detto al Guardian una di loro, Lucie.

Lo spostamento del De Wallen, come è conosciuto in olandese il quartiere, è l’ultimo sforzo per cancellare l’immagine di “capitale delle feste”. A marzo la capitale dei Paesi Bassi ha anche lanciato la campagna Stay away per scoraggiare gli addii al celibato e i turisti ubriachi, che prevede la targettizzazione di utenti “a rischio” e altre misure come:

- riduzione degli orari di apertura di bar, discoteche e quartiere a luci rosse nei fine settimana; bar e club chiuderanno alle 2 del mattino e non saranno ammessi nuovi visitatori dopo l’1 di notte, mentre le attività di prostituzione chiuderanno alle 3 del mattino (3 ore prima rispetto a ora);

- limitare le crociere fluviali;

- ampliare il divieto di visite guidate e pub crawl;

- divieto di fumare cannabis in aree designate del centro città;

- restrizioni sui punti di imbarco e sbarco per le party boat nel quartiere a luci rosse;

- conversione di alberghi a uso residenziale o ufficio

Oltre 20.000 persone hanno firmato una petizione contro lo spostamento, chiedendo invece un migliore controllo della folla nella zona e una maggiore sorveglianza della polizia, soprattutto di notte.

Ma il volto di Amsterdam è già cambiato. Negli anni ’90 la città contava oltre 350 coffee shop. Nel 2007, il numero era sceso a 230, oggi ne rimangono poco più di 160 dopo l’ordinanza che prevede la chiusura di quelli a meno di 250 metri dalle scuole, che ha fatto abbassare per sempre anche le saracinesche del Mellow Yellow, il primo ad aprire i battenti in città nel 1972.

Circa la metà dei 20 milioni di visitatori annuali della città afferma che visitare un coffee shop è una delle ragioni principali per scegliere Amsterdam: un’industria che vale quasi 1 miliardo di euro.

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