Culture

Israele-Hamas: attaccate alcune celebs che hanno espresso la propria opinione

Gigi Hadid è stata minacciata dall’account ufficiale dello Stato ebraico per un post filo-palestinese. Kylie Jenner, invece, è finita nel mirino delle critiche per aver condiviso una bandiera israeliana
Credit: EPA/CHRISTOPHE PETIT TESSON 
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
24 ottobre 2023 Aggiornato alle 10:15

Al tempo dei social network, ogni argomento si riduce ai minimi termini e si semplifica fino a diventare materia da stadio.Israele o Palestina?” è la domanda più gettonata di questi giorni, come se fosse possibile riassumere l’argomento così; come se fosse un dovere schierarsi e non concepire spazio per la pietà, l’umanità e il dolore che travalica le bandiere.

In questo clima da dentro o fuori capita, quindi, anche un paradosso, ovvero che una modella venga attaccata da uno Stato. È successo a Gigi Hadid, super top model americana di origini, da parte di padre, palestinesi, che è stata duramente criticata da Israele. Tutto si è svolto nei giorni scorsi su Instagram, quando la modella ha affidato al proprio account da quasi 80 milioni di follower una riflessione su ciò che sta accadendo.

“I miei pensieri vanno a tutte le persone colpite da questa tragedia ingiustificabile, mentre ogni giorno a questo conflitto vengono tolte vite innocenti, molte delle quali sono bambini. Provo una profonda empatia e dolore per la lotta palestinese e la vita sotto occupazione, è una responsabilità che sento quotidianamente. Sento anche la responsabilità nei confronti dei miei amici ebrei di chiarire, come ho già fatto in precedenza - si legge nel post di Hadid - Anche se ho speranze e sogni per i palestinesi, nessuno di essi include il danno arrecato a una persona ebrea. Terrorizzare persone innocenti non fa alcun bene al movimento per la Palestina Libera. L’idea che ciò accada ha alimentato un doloroso ciclo decennale di ritorsioni da entrambe le parti e aiuta a perpetuare la falsa idea essere filo-palestinese significhi essere antisemita. Se stai soffrendo, mentre oggi condivido le mie condoglianze ai miei cari, sia palestinesi che ebrei, ti mando il mio amore e la mia forza, chiunque e ovunque tu sia”.

Il lungo pensiero era stato anticipato dalla condivisione nelle stories di un post di un esperto di semiotica che recitava: “non c’è nulla di ebraico nel come il governo israeliano tratta i palestinesi. Condannare il governo Netanyahu non è antisemitismo, così come sostenere i palestinesi non significa fiancheggiare i terroristi di Hamas”. Righe chiare e precise, che in alcun modo giustificano il brutale attacco di Hamas a Israele, arrivate da una persona nota a livello planetario ma che, è bene ricordarlo, non ha alcun potere politico da esercitare in merito.

Nonostante ciò, l’account ufficiale di Israele ha deciso di rispondere alla top model, taggandola in stories Instagram dal contenuto decisamente duro. In una di queste si vede del sangue sul pavimento, poco distante da alcuni giocattoli, con la scritta “Se non condanni questo, le tue parole non significano nulla”.

Ma non è tutto. In un’escalation di aggressività che lascia quanto meno perplessi, si è passati velocemente alle aggressioni verbali. “Hai dormito la scorsa settimana? O stai semplicemente chiudendo un occhio sui bambini ebrei che vengono massacrati nelle loro case? Il tuo silenzio è stato molto chiaro riguardo alla tua posizione”. E infine un laconico e inquietante “Ti teniamo d’occhio”.

Il risentimento nei confronti della modella, espresso dall’account ufficiale di uno Stato impegnato in guerra, è un fatto che di certo in pochi si sarebbero aspettati, ma che probabilmente ha origini lontane. Gigi Hadid, così come la sorella Bella, anch’essa top model, non hanno mai fanno mistero del loro appoggio al movimento per la Palestina Libera, nonostante siano figlie del noto imprenditore israeliano immigrato negli Usa Mohamed Anwar Hadid: questo, nella loro patria d’origine, pare essere stato da sempre mal digerito.

A seguito delle polemiche intorno alla vicenda, secondo il sito americano Tmz, Gigi, Bella e altri membri della loro famiglia avrebbero ricevuto minacce di morte non solo tramite social, ma anche mail e telefono, al punto da pensare di rivolgersi all’FBI.

Problemi simili ma dal versante opposto, per un altro volto noto, soprattutto alla Gen Z, Kylie Jenner, che nei giorni scorsi ha pubblicato dal proprio account una bandiera israeliana accompagnata dalla scritta “ora e sempre, siamo dalla parte del popolo di Israele!”. Un post che ha avuto vita brevissima visto che è stato cancellato poco dopo, a seguito dell’ondata di critiche che lo stesso ha generato.

L’accusa mossa a Jenner è di non essere abbastanza informata in merito a ciò che sta accadendo ma semplicemente desiderosa di cavalcare la notizia del momento per generare commozione e, ovviamente, engagement. “Qualcuno chieda a Kylie Jenner di indicare Israele sulla mappa” ha scritto un utente in rete, alimentando quella macchina di odio che oltre a minacce e insulti più o meno velati ha portato la più piccola esponente del clan Kardashian a perdere in sole 48 ore 1 milione di follower, passando da 400 a 399 milioni.

Ma non solo. Oltre a essere una modella e influencer, Jenner ha lanciato da alcuni anni il brand beauty Kylie, ed è anche su questo che si è riversata parte della protesta. Molte ragazze del mondo arabo, infatti, hanno replicato al post giudicato filo-israeliano pubblicando sui propri account social video e foto che le immortalano mentre distruggono o buttano nella spazzatura prodotti del marchio. Un danno di immagine ma anche di fatturato.

È andata meglio, invece, alla sorella Kim Kardashian, che si è limitata a scrivere un post di commozione per le famiglie uccise, ricordando come le sue origini armene la rendano particolarmente sensibile a questi temi. Da anni impegnata a non far calare l’oblio sulla pulizia etnica che sta riguardando la popolazione dell’Artsakh, nella regione del Nagorno-Karabakh, ha ricevuto solo commenti di apprezzamento. Con buona pace di tutti.

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