Ambiente

Se l’acqua scarseggia non è tutta colpa della crisi climatica

Il 36 % delle condotte per acqua potabile in Italia ha più di 50 anni e presenta falle che comportano ingenti perdite su tutta la rete idrica
Credit: David Becker 
Tempo di lettura 3 min lettura
21 ottobre 2023 Aggiornato alle 06:30

Sono sempre più frequenti gli articoli che denunciano le emergenze causate dalle varie espressioni della crisi idrica nel nostro Paese. Crisi che, se fino a qualche anno fa poteva essere considerata un’emergenza, oggi si rivela una situazione sistemica che coinvolge territori sempre più ampi per periodi prolungati nel corso dell’anno.

Un articolo di Alessandro Cicognani, pubblicato da Repubblica, evidenzia un aspetto fondamentale da considerare nell’analisi della situazione: non si possono attribuire le drammatiche carenze idriche del nostro Paese esclusivamente alla crisi climatica.

La condizione nel quale versa l’enorme patrimonio delle infrastrutture idriche dipende in primo luogo dalla loro vetustà. A fronte di una vita utile massima di 40 anni prevista dalle regolamentazioni, il 36 % delle condotte per acqua potabile in Italia ha più di 50 anni. La conseguenza di ciò è che le perdite di acqua sfiorano e, in certe regioni superano, il 50%.

Negli ultimi anni, e grazie anche alla spinta data dai fondi messi a disposizione del Pnrr, si è cercato di tamponare la situazione mettendo in atto azioni votate alla sostituzione delle line più danneggiate e alla riduzione delle perdite. A questo, sottolinea l’articolo, si sono aggiunte operazioni mirate all’aumento delle capacità di invaso e a quello delle fonti di approvvigionamento, grazie a un maggiore utilizzo dei dissalatori e a un migliore delle acque reflue.

Ma tutte queste azioni non saranno sufficienti se non accompagnate da un sistematico approccio alla prevenzione del danneggiamento delle infrastrutture. Quasi il 40% delle condotte e la maggior parte delle grandi adduttrici di trasporto idrico sono costituite da tubazioni in ferro e acciaio, e pertanto soggette a fenomeni di corrosione. Tubazioni nuove, appena posate, potrebbero iniziare a perdere acqua in breve tempo se non adeguatamente protette.

Una soluzione potrebbe essere rappresentata dal trasferimento tecnologico di pratiche ormai consolidate nel settore del trasporto e della distribuzione del gas, come ha affermato Paola Rocchetti, presidente di Apce (Associazione per la Protezione dalle Corrosioni Elettrolitiche) a un convegno tenutosi a Bologna lo scorso 12 ottobre nella cornice della Fiera H2O, sottolineando anche quanto preservare le reti idriche sia un dovere centrale per chi dovrà gestire in futuro un bene primario come l’acqua.

Per troppi anni abbiamo pensato che l’acqua fosse una risorsa abbondante e poco costosa, sulla cui tutela non valesse la pena di investire. Diventa oggi sempre più necessario iniziare invece davvero a considerarla come il bene prezioso e insostituibile che è in realtà, tutelando anche l’immenso patrimonio di infrastrutture che permette a tutti un libero ed equo accesso a questa risorsa vitale.

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