Ambiente

Opec: la domanda di petrolio crescerà ancora

L’Agenzia internazionale per l’energia e l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio sono ai ferri corti. La prima prevede l’abbandono delle fonti fossili, la seconda l’aumento della vendita di greggio
Credit: IStock  

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9 ottobre 2023 Aggiornato alle 16:00

In un mondo sempre più esasperato da guerre e conflitti, con conseguenti ripercussioni sul mercato energetico, crescono le tensioni sul futuro energetico del Pianeta e i piani verso un 2050 a zero emissioni appaiono sempre più compromessi.

La conferma del nuovo scontro “previsionale”, quello che vede opposte da una parte l’Agenzia internazionale per l’energia (Iea) e dall’altra i produttori di petrolio (Opec) è arrivato a toccare un picco massimo nelle ultime ore.

La Iea continua, anche con i report diffusi di recente, a indicare per il futuro un possibile punto massimo dei combustibili fossili, necessari per affiancare la transizione energetica basata sulle rinnovabili, che poi “caleranno nei prossimi decenni” andando verso un domani a trazione “pulita”.

L’Opec invece contesta questa narrazione e rilancia: l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio ha infatti appena diffuso un report in cui ritiene che la domanda globale di petrolio continuerà a crescere almeno fino al 2045 e a un livello molto più alto di quanto previsto in precedenza, si legge nel suo rapporto World Oil Demand Outlook appena pubblicato.

In sostanza, anziché immaginare un mondo in cui il greggio prima o poi calerà, e soprattutto non lo farà nella prima tappa intermedia (quella dell’Agenda 2030 per intenderci) e nemmeno dopo, verso il 2050, immagina un mondo ancora basato sul greggio.

«Il nostro scenario di riferimento vede la domanda di petrolio raggiungere 116 milioni di barili al giorno entro il 2045» e «con il potenziale per essere ancora più alta» ha detto il segretario generale Opec, il kuwaitiano Haitham Al Ghais.

“Ciò che è chiaro è che il mondo continuerà ad avere bisogno di più energia nei decenni a venire”, ribadisce l’Organizzazione a poche settimane dall’inizio della Cop28, a Dubai, in cui ci si aspetta una forte indicazione sul futuro delle fonti fossili.

Dal canto suo invece la Iea, come ha ribadito di recente il direttore Fatih Birol, sostiene che dopo un picco massimo delle fonti fossili in questo decennio seguirà una discesa, narrativa fortemente contestata dalle multinazionali dell’Oil & Gas.

In questa contesa a perderci sembra, in ogni modo, la visione della scienza che, a partire dagli esperti dell’Ipcc (Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici), non solo ci avverte sulla necessità di decarbonizzare e smetterla con le emissioni da fonti fossili, ma ci dice anche che se questo non avverrà in tempi brevi (e dunque non si potrà attendere il 2050 per agire…) il Pianeta supererà ampiamente la soglia di +1,5 °C con effetti ben peggiori a quelli già sperimentati negli ultimi anni (che sono gli otto più caldi della storia).

In questo l’Opec, a parole, non si tira indietro sostenendo di voler ridurre le emissioni ma, più che dismettendo il petrolio, intende provarci usando il progresso tecnologico che permetterà di evitare emissioni di CO2, tecnologie che però dalla rimozione allo stoccaggio ancora oggi non convincono buona parte della scienza e di chi si batte per arginare l’avanzata del surriscaldamento.

Nello specifico, secondo il World Oil Outlook, l’Opec sostiene che queste tecnologie andranno sempre più sviluppate e utilizzate dato che secondo le sue previsioni la domanda globale di petrolio aumenterà di oltre il 10% entro il 2028 e di oltre il 16% entro il 2045 rispetto al 2022.

A guidare questa crescita e la richiesta di petrolio saranno, secondo il report, i Paesi non-Ocse (come l’India, per esempio).

Infine, il rapporto indica - questa volta in linea con l’Iea - una crescita importante delle energie rinnovabili ma, secondo gli esportatori di oro nero, tutto ciò accadrà in un contesto in cui il petrolio manterrà la quota più alta nel mix energetico globale.

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