Economia

Usa: stop alle assicurazioni climatiche

Alcuni tra i più grandi gruppi assicurativi (Allstate, American Family, Nationwide, Erie Insurance Group e Berkshire Hathaway) elimineranno dalle polizze la copertura per i danni causati da fenomeni naturali estremi
Credit: Chandler Cruttenden 
Tempo di lettura 5 min lettura
9 ottobre 2023 Aggiornato alle 08:00

Cinque grandi assicuratori immobiliari statunitensi (Allstate, American Family, Nationwide, Erie Insurance Group e Berkshire Hathaway) hanno dichiarato alle autorità locali che, a causa dei sempre più frequenti fenomeni meteorologici estremi causati dalla crisi climatica, non sottoscriveranno più le coperture assicurative nelle regioni maggiormente colpite, escludendo protezioni da disastri naturali e aumentando i premi mensili e le franchigie.

Secondo il sondaggio condotto dalla National Association of Insurance Commissioners, i maggiori gruppi assicurativi affermano che elimineranno i danni causati da uragani, vento e grandine dalle polizze che interessano proprietà edificate sulle zone costiere e nelle aree esposte a incendi. Inoltre, gli assicuratori sono disposti ad abbandonare le polizze esistenti in alcune località, man mano che esse diventano sempre più vulnerabili.

«Gli stessi rischi che rendono l’assicurazione più importante la rendono più difficile da ottenere», ha detto al Washington Post Carolyn Kousky, vicepresidente associata dell’Environmental Defense Fund e studiosa presso l’Insurance Information Institute. «Non c’è posto dove nascondersi da questi gravi disastri naturali - ha invece affermato David Sampson, presidente dell’American Property Casualty Insurance Association - Stanno accadendo in tutto il Paese e quindi gli assicuratori devono riconsiderare la concentrazione del rischio».

L’assicuratore Allstate ha affermato che la sua strategia di mitigazione del rischio climatico includerebbe “la limitazione delle nuove attività assicurative [automobilistiche e immobiliari] nelle aree più esposte agli uragani” e “l’implementazione di franchigie o esclusioni per cicloni tropicali e/o vento/grandine, ove appropriato”. I consumatori che desiderano queste coperture dovranno acquistare una polizza supplementare o un’assicurazione da un altro fornitore.

In Europa, l’Eiopa (Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali) e la Bce (Banca Centrale Europea) hanno pubblicato un documento congiunto su come assicurare meglio le famiglie e le imprese europee contro le catastrofi naturali legate al clima.

Per promuovere la copertura, secondo Eiopa e Bce gli assicuratori dovrebbero attuare politiche per incoraggiare la riduzione del rischio, a esempio concedendo sconti per l’attuazione di misure efficaci di mitigazione o adattamento. Inoltre, le 2 istituzioni suggeriscono di aumentare il ricorso ai catastrophe bond, titoli che trasferiscono parte del rischio agli investitori del mercato dei capitali.

«Dobbiamo aumentare la diffusione delle assicurazioni contro le catastrofi climatiche per limitare il crescente impatto sull’economia e sul sistema finanziario», ha dichiarato il vicepresidente della Bce Luis de Guindos, che ha tuttavia ricordato l’importanza di una rapida transizione ecologica per ridurre al minimo ogni perdita.

Oggi nell’Ue solo un quarto di tutti i danni dovuti all’emergenza climatica sono assicurati. In alcuni Paesi, la percentuale è inferiore al 5%. Il dato è dovuto al fatto che in molti sottovalutano i costi dei danni.

Secondo lo studio dell’Agenzia europea per l’ambiente, tra il 1980 e il 2021 le perdite economiche dovute a questi eventi ammontano a 560 miliardi di euro in tutta l’Ue: solo il 30% era coperto da polizze ad hoc. Tra tutti, il caso più importante è rappresentato dai Paesi Bassi (77%), mentre in Germania e in Francia, seppur con perdite consistenti, la quota assicurativa raggiunge il 47% e il 52%. In Francia e in Spagna, ha sottolineato la Bce, gli schemi di compartecipazione pubblico-privato hanno consentito una maggiore copertura assicurativa da rischi legati al climate change.

E l’Italia? “La sottoassicurazione (dell’Italia, ndr) è evidente”, ha ammesso l’Ivass (l’istituto di vigilanza del settore) a Reuters. Secondo l’istituto, le ragioni di questa carenza sono da rintracciare nelle complessità burocratiche, nell’alto costo delle coperture e nelle piccole imprese che preferiscono rischiare, evitando quindi le spese assicurative, piuttosto che stipulare le polizze. In Italia, 1 impresa su 3 è esposta a potenziali perdite economiche a causa di fenomeni naturali, e solo il 7% è assicurato verso queste catastrofi.

Come evidenzia Ania (Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici), il 16% dei veicoli in circolazione è coperto da polizze per gli eventi climatici. Inoltre, i sinistri correlati agli eventi atmosferici hanno raggiunto, nel 2022, un importo di circa 800 milioni di euro, rappresentando da soli il 44% delle garanzie accessorie previste dalle polizze Rc auto. Per quanto riguarda le abitazioni, solo il 5,3% delle case civili dispone di un’assicurazione contro le calamità naturali, come terremoti e alluvioni.

«Dobbiamo superare la riluttanza delle imprese e delle famiglie a stipulare assicurazioni contro le calamità naturali», aveva detto il ministro delle Attività produttive, Adolfo Urso, lo scorso giugno.

Leggi anche
Climate change
di Giuseppe Dibitetto 3 min lettura
Cambiamento climatico
di Redazione 4 min lettura