Ambiente

Sul clima non siamo ancora assicurati

Secondo il report Capgemini-Efma, le compagnie di assicurazione devono cambiare i loro modelli di business per adattarsi alle conseguenze dei disastri ambientali. E promuovere la sostenibilità
Credit: Julissa Buiten/ Pexels
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17 ottobre 2022 Aggiornato alle 16:00

Negli ultimi tre decenni, la perdita economica collegata alle conseguenze del cambiamento climatico è aumentata del 250%. Questa evidenza ha fatto sì che oggi il 40% delle compagnie assicurative consideri il cambiamento climatico come una priorità assoluta e il 73% dei clienti lo ritenga una delle principali preoccupazioni.

Tuttavia soltanto pochi assicuratori hanno iniziato a considerare la sostenibilità nelle loro pratiche di sottoscrizione. È quanto emerge dal rapporto World Property and Casualty Insurance realizzato dalla società di consulenza Capgemini in collaborazione con l’associazione di società finanziarie Efma (European financial management association).

Si apprende dalla ricerca che meno della metà degli assicuratori incorpora i punteggi Esg relativi alla governance ambientale, sociale e ambientale nel processo di sottoscrizione, meno di un terzo (30%) offre condizioni preferenziali per i clienti che adottano iniziative di sostenibilità e ancora meno (27%) limitano l’accesso alle aziende non sostenibili.

Inoltre solo l’8% degli assicuratori intervistati sono considerati quelli che lo studio chiama “campioni di resilienza”, vale a dire assicuratori con capacità avanzate di analisi dei dati, una forte attenzione alla prevenzione dei rischi e la capacità di promuovere la resilienza attraverso le loro strategie di sottoscrizione e investimento.

Tra questi, l’82% ha un responsabile della sostenibilità o equivalente, circa il 77% ha incorporato dati sul rischio climatico nei propri prodotti e servizi, quasi il 60% è in fase avanzata di implementazione di modelli di prezzo basati sull’apprendimento automatico e circa il 53% accede a nuove sorgenti di dati per fornire informazioni sui rischi che siano accurate, capillari e in tempo reale.

«Sebbene la maggior parte degli assicuratori riconosca l’impatto del cambiamento climatico, c’è ancora molto da fare in termini di azioni dimostrative per sviluppare strategie di resilienza climatica», ha dichiarato John Berry, ceo di Efma.

«Poiché i clienti continuano a prestare maggiore attenzione all’impatto dei cambiamenti climatici sulle loro vite – ha aggiunto Efma – gli assicuratori devono mettere in evidenza il proprio impegno evolvendo le loro offerte sia per riconoscere il ruolo fondamentale che la sostenibilità gioca nel nostro settore sia per rimanere competitivi in ​​un mercato in continua evoluzione».

Per riuscirci, secondo il rapporto, gli assicuratori devono in primo luogo incorporare la resilienza climatica nella loro strategia di sostenibilità aziendale con azioni chiare assegnate ai dirigenti per garantire la responsabilità e la rendicontabilità.

In secondo luogo, gli assicuratori devono rielaborare il loro approccio all’innovazione per colmare il divario tra obiettivi a lungo termine e pianificazione a breve termine integrando la resilienza nell’intera catena del valore di una compagnia assicurativa.

Infine, gli assicuratori devono riprogettare la loro strategia tecnologica ponendo al centro l’innovazione dei prodotti, l’esperienza del cliente e la cittadinanza aziendale, che possono essere raggiunti integrando tecnologie come l’Internet delle cose (IoT), il cloud, l’intelligenza artificiale, il machine learning e l’informatica quantistica.

«L’impatto del cambiamento climatico sta costringendo gli assicuratori a intensificare e svolgere un ruolo maggiore nella mitigazione dei rischi – ha affermato Seth Rachlin, Global insurance industry leader di Capgemini – Gli assicuratori che privilegiano l’attenzione alla sostenibilità prenderanno decisioni aziendali intelligenti a lungo termine che avranno un impatto positivo sulla loro rilevanza e crescita futura».

Ma in alcuni casi l’emergenza climatica ha prodotto l’effetto opposto di spingere diverse compagnie assicurative a rifiutare le coperture per timore dei danni ingenti causati dalle catastrofi ambientali.

È accaduto a esempio negli Stati Uniti, dove gli assicuratori, ha riferito il New York Times, «stanno riducendo silenziosamente la loro esposizione alle regioni soggette a incendi».

In Florida, secondo quanto riportato da Reuters, molti assicuratori hanno lasciato lo Stato dopo aver subito grandi perdite dagli uragani Katrina e Wilma nel 2005.

Come si comportano su questo fronte le principali compagnie assicurative italiane? Nel 2018 il Gruppo Generali ha approvato una Strategia sul cambiamento climatico, aggiornata nel giugno 2022, che prevede l’integrazione degli aspetti ambientali e climatici nelle strategie di sottoscrizione assicurativa e di investimento.

La compagnia prevede inoltre l’azzeramento degli investimenti nel settore carbonifero entro il 2030 per i Paesi Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ed entro il 2040 nel resto del mondo, e la progressiva decarbonizzazione del portafoglio assicurativo per renderlo neutrale per il clima entro il 2050.

Anche Intesa ha l’obiettivo di portare a zero le sue emissione nette entro il 2050 per i portafogli prestiti, investimenti, asset management e attività assicurativa. Unipol invece, si legge sul sito del gruppo, propone «un modello di prevenzione e gestione delle catastrofi naturali basato sulla collaborazione tra pubblico e privato, che adotti i meccanismi mutualistici di natura assicurativa per gestire i crescenti rischi derivanti dal cambiamento del clima e far fronte agli ingenti risarcimenti».

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