Ambiente

Anche i prodotti manifatturieri sono protetti dell’indicazione geografica

Il Parlamento Europeo ha stabilito che non solo i prodotti alimentari possono essere influenzati dal luogo di produzione
Credit: Jean Vella 
Tempo di lettura 3 min lettura
7 ottobre 2023 Aggiornato alle 06:30

In un suo discorso Martin Luther King disse: «noi non facciamo la storia, noi siamo fatti di storia». Questa frase può aiutare a comprendere quanto le tradizioni, quando non fini a se stesse, possono contribuire a quel che siamo.

Chi è nato in Europa e ne conosce la storia, sa come ogni più piccolo luogo sia intriso di tradizioni locali che spesso hanno condotto a far conoscere le relative località in tutto il mondo. E così, sulla scia della protezione dell’indicazione geografica legata ai prodotti alimentari, il parlamento dell’Unione Europea lo scorso 12 settembre ha esteso la tutela per l’indicazione geografica anche ai prodotti manifatturieri. Manca ora l’approvazione da parte del Consiglio perché la normativa sia definitiva ed entro due anni dalla sua emanazione dovrebbe divenire efficace.

Il passaggio non era scontato: se infatti è comprensibile che un alimento sia influenzato dall’aria, dall’acqua e dall’altitudine in cui i prodotti della terra sono coltivati o gli animali allevati e poi trasformati, meno ovvio è che un prodotto meramente manifatturiero possa essere influenzato dal luogo di produzione, invece che dalla maestria di chi lo produce e dai segreti del mestiere.

Non è un caso infatti, per fare un esempio nostrano, che l’arte delle perle di vetro sia stata riconosciuta patrimonio Unesco su istanza congiunta di un comitato francese e uno di Murano: le perle a lume sono bellissime entrambe e il prodotto è valutato prevalentemente sulla base dell’abilità dell’artista e non del luogo in cui è stato prodotto.

Una perla fatta da un artista del vetro di Murano sarebbe la stessa anche se l’artista si spostasse a Los Angeles; infatti, esempi di ottimi prodotti di vetro creati anche al di fuori di Murano ce ne sono.

Se si pensa, però, che spesso il luogo in cui un’arte o una tecnica è nata si custodisce attraverso la tradizione orale, con regole da rispettare che passano di generazione in generazione sulla base dell’esempio pratico (gli artigiani spesso sostengono che il mestiere si impara con gli occhi), si comprende perché si vogliano tutelare anche i prodotti manifatturieri.

Ben venga quindi questa normativa, che richiede - al fine della tutela dell’indicazione geografica - anche la predisposizione di capitolati tecnici cui gli artigiani dovranno conformarsi. Con quali tempi e come saranno fatti è ancora da vedere, ma sono certo che non mancherà la buona volontà.

In tal modo, si assicurerà una protezione delle tradizioni culturali per preservare patrimoni unici al mondo, a partire dall’arte di produzione delle ceramiche di Limoges e delle perle a lume di Venezia.

Del resto, come stiamo provando noi stessi italiani con Venezia, non basta la dichiarazione dell’Unesco a preservare un sito se non si adottano pratiche azioni di tutela. Così, in un mondo globalizzato che spesso vive dell’imitazione con una corsa all’appiattimento verso il basso, in termini di bellezza e qualità, la tutela delle indicazioni geografiche tutelerà non solo i consumatori, ma ancor più i luoghi in cui tali tradizioni sono nate, perché ne preserveranno le attività contrastando gli spopolamenti, senza costringerli a diventare parchi giochi al solo beneficio di turisti più o meno educati.

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