Economia

Il settore del lusso cresce del 15%

L’analisi di Mediobanca segnala un +16% nel primo trimestre e un +13% nel secondo. Dati positivi dall’Asia e Pacifico, con +25% e +31%, anche grazie alla riapertura dei confini cinesi
Credit: Olivier Piquer
Tempo di lettura 4 min lettura
28 settembre 2023 Aggiornato alle 16:00

Nonostante l’incertezza economica dominante, il settore del lusso continua a registrare numeri in salita (e già il 2022 si era chiuso con ottimi risultati, con un valore di mercato di 345 miliardi di dollari, secondo le analisi di Bain & Company).

Il report Mediobanca European branded goods conference spiega che nel 2023 la crescita media ha raggiunto il 15%, ben al di sopra delle percentuali analizzate nello stesso periodo del 2022. Il primo trimestre è stato particolarmente positivo, +16% e +13% nel tra aprile e giugno. E intanto, l’intero sistema economico sembra rallentare a livello globale.

Il lusso, invece, vendita dopo vendita, non conosce crisi. La prima società in Europa ad aver superato il valore azionario di 500 miliardi di dollari è proprio Lvmh, multinazionale e conglomerato di brand di lusso come Dior, Fendi e Louis Vuitton. Un successo che persiste, come spiega Jean-Jacque Guinoy, direttore Finanziario di Louis Vuitton, perché la maggioranza dei prodotti non viene venduta ai cosiddetti “super ricchi”, ma a coloro che i soldi li hanno e vogliono concedersi uno sfizio, un lusso. Un target estremamente ampio che riesce ad attrarre, tramite campagne di marketing e prodotti realizzati ad hoc, consumatori appartenenti a tutte le fasce di età e provenienti da tutte le aree geografiche.

A dare una spinta al settore è stata, sicuramente, la riapertura della Cina che, dopo le politiche zero Covid, ha spinto verso una ripresa del turismo e dei consumi. Secondo il report Mediobanca, è proprio l’area dell’Asia e del Pacifico a presentare i risultati migliori con, rispettivamente, una crescita del 25% e del 31%. Numeri che vengono confermati anche dalle analisi di Jp Morgan, che calcola come nei primi 2 mesi del 2023 le vendite al dettaglio siano aumentate del 17% rispetto agli ultimi 4 anni, con risultati positivi in tutti i vari comparti: dall’oro e gioielli (+48%), ai cosmetici (+34%) e all’abbigliamento (+13%).

Attenzione però, perché non è tutto oro quel che luccica. La Cina, infatti, deve affrontare una pluralità di sfide, dalla disoccupazione giovanile al crollo del settore immobiliare. Una situazione di stallo che impatta anche sui consumi delle famiglie, spingendo verso una riduzione della domanda dei beni di lusso che, se prima rappresentava un terzo della domanda totale, oggi ne copre all’incirca un quinto.

Risultati meno confortanti in Europa e negli Stati Uniti, dove l’inflazione sta pesando maggiormente sui consumatori. Quest’ultimi si mostrano sempre più razionali negli acquisti, prediligendo la qualità sopra la quantità e ponderando sull’effettiva necessità di un determinato prodotto. In parte, secondo Jp Morgan, questo è dovuto a una riduzione dei risparmi a disposizione: per esempio, negli Stati Uniti si è passati dai 2,1 trilioni di dollari nel secondo trimestre del 2021 agli 800 miliardi di dollari negli ultimi mesi del 2022.

In effetti, è proprio negli Usa che si verifica una discesa delle vendite di lusso, che nel secondo trimestre dell’anno si sono attestate a -2%. Decisamente migliori i risultati per l’Europa, che passa dal +14% di marzo 2023 al +12% di giugno.

Il 2023, tuttavia, non è ancora finito e le stime ci restituiscono un quadro ancora imparziale che, nonostante un contesto macroeconomico tutt’altro che roseo, continua a far ben sperare.

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