Ambiente

Lego abbandona l’idea di mattoncini in plastica Pet riciclata

Dai suoi studi, il progetto green che aveva intrapreso da due anni rischia di causare maggiori emissioni di carbonio. Così sta studiando un mix fra materiali organici e plastica
Credit: Vadim Bogulov
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26 settembre 2023 Aggiornato alle 07:00

Questa volta l’incastro non è stato perfetto.

Lego, la grande azienda danese di giocattoli, ha deciso di interrompere il progetto per realizzare mattoncini utilizzando bottiglie per bevande riciclate perché dalle proprie ricerche ha stabilito che il materiale avrebbe causato nel tempo maggiori emissioni di carbonio.

Da anni, e soprattutto dopo il lancio della volontà di mattoncini in plastica riciclata nel 2021, Lego sta tentando una svolta “green” per i propri prodotti, considerati tra i giochi per bambini e adulti fra più acquistati al mondo.

Due anni fa aveva annunciato l’avvio di una ricerca per capire se la plastica delle bottiglie, il Pet per intenderci, più facile da recuperare rispetto ad altri materiali, fosse adatta per realizzare i famosi mattoncini, in modo da sostituire l’acrilonitrile butadiene stirene (Abs) che è a base di petrolio ed è attualmente utilizzato per i pezzi.

Come ha riportato il Financial Times però l’azienda, valutando il ciclo di vita del prodotto relativo al possibile uso di Pet, ha stabilito che quella plastica potrebbe causare maggiori emissioni di carbonio e di conseguenza Lego ha annunciato di impegnarsi a “migliorare l’impronta di carbonio dell’Abs”.

L’Ad di Lego, Niels Christiansen, ha raccontato come la società ha «testato centinaia e centinaia di materiali. Non è stato possibile trovare un materiale del genere», sottolinea indicando l’impossibilità di puntare sul Pet.

L’Abs è oggi usato in circa l’80% dei miliardi di mattoncini di Lego prodotti ogni anno e continua a essere un problema, per l’azienda, in termini di sostenibilità.

Di conseguenza, stimando che l’attuale materiale necessita di un rapporto di circa 2 kg di petrolio per produrne 1 di plastica, intende virare sulla ricerca per ridurre “l’impronta di carbonio” di ciò che viene prodotto con combustibili fossili, esattamente quelli che oggi sono responsabili in primis della crisi climatica in corso.

Dei circa 20 materiali usati per i suoi prodotti, la plastica è quello principale: i danesi avevano annunciato di voler eliminare questo materiale a base di petrolio entro il 2030 ma il cammino sembra ancora lungo mentre promette meglio quello, entro il 2025, per sostituire gli imballaggi con contenitori di carta.

Tra le difficoltà c’è anche il fatto che l’Abs è una plastica che rende i mattoncini sia durevoli nel tempo sia facili da montare e smontare, a differenza di altri prodotti.

Nei test con il Pet riciclato per esempio, ha raccontato Tim Brooks, responsabile della sostenibilità di Lego, quest’ultimo è risultato più “morbido” e dunque necessita di altri ingredienti per ottenere la durezza e la sicurezza, in termini di durata, pari all’Abs, così come maggior dispendio energetico per arrivare a un mattoncino finale efficace per i consumatori.

«È come cercare di realizzare una bicicletta in legno anziché in acciaio», ha spiegato al Financial Times aggiungendo che per «aumentare la produzione di Pet riciclato il livello di impatto era tale che avremmo dovuto cambiare tutto nelle nostre fabbriche con una impronta di carbonio che sarebbe stata più elevata».

Una delle soluzioni individuata per il momento è dunque quella - pur continuando a usare l’Abs - di incorporare gradualmente più materiale di origine biologica e riciclato. Sempre l’Ad di Lego sostiene che questo focus, quello legato al mix tra materiali, possa essere la strada giusta per raggiungere entro il 2032 una riduzione del 37% delle emissioni rispetto al 2019 e di utilizzare entro allora solo materiali sostenibili.

Inoltre Christiansen ha affermato che il gruppo triplicherà la spesa per la sostenibilità portandola a 3 miliardi di dollari all’anno entro il 2025, senza rincari per i clienti.

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