Bambini

Covid-19: la scuola non sia mai più il capro espiatorio

Sugli istituti scolastici aleggia il vecchio spettro del virus: si ricomincia a parlare di mascherine, come se fossero innocue. Se la pandemia si riaffaccerà, occorrerà una gestione del tutto diversa
Credit: Kelly Sikkema

Mentre lo studio dell’Istituto Mario Negri sul mix di geni ereditato dall’uomo di Neanderthal e collegati ai casi di Covid-19 grave ci ricorda quanto poco sappiamo di questo virus (e dei virus in generale); e mentre il ministro della Salute Schillaci prende tempo per decidere se il nuovo vaccino sarà a pagamento, nelle scuole appare di nuovo lo spettro del virus. E, ovviamente, della questione mascherina.

Per ora le indicazioni sono piuttosto vaghe: Mario Rusconi dell’Associazione Presidi ha invitato professori e collaboratori scolastici a vigilare sugli assembramenti, che non vuol dire quasi nulla; e ha detto che “a chi ne farà richiesta” saranno date le mascherine avanzate. Cioè quelle specie di veli di carta con un laccio dietro che nessuno a scuola ha mai indossato, sia per scomodità sia per evidente scarsa copertura contro il virus. a ora, le indicazioni del Ministero sui positivi al tampone sono: obbligo di girare con la mascherina, e lo stesso varrebbe nelle scuole, ma al primo sintomo, con tampone positivo, si va a casa.

Un passato di decisioni sbagliate. Che pesa

Indicazioni anche relativamente ragionevoli, se non che la scuola ha riaperto, oltre che con il dramma dei precari, oltre che con la questione degli edifici scolastici che avrebbero bisogno, loro sì, di ristrutturazioni urgenti, oltre a classi anche oltre i trenta alunni in alcuni casi (una mostruosità educativa), oltre a casi di scuola infestate da topi e subito chiuse per disinfestazione (è successo a Roma), oltre che con il dramma degli studenti pendolari dopo la soppressione di treni regionali per manutenzione (nel Lazio), ecco oltre a tutto ciò la scuola ha riaperto con il fantasma del virus addosso.

Anzi, più correttamente, con il fantasma di una nuova, fallimentare, gestione dello stesso, tutta sulle spalle dei bambini e dei ragazzini, ai quali, com’è noto, sono state chiuse le scuole per mesi, tra l’altro con disparità regionali del tutto incredibili e su cui nessuno, ma proprio nessuno è intervenuto (vedi caso Campania con De Luca).

Se la mascherina impedisce l’apprendimento

Le mascherine sembrano, a chi non capisce, una misura innocua, di prevenzione facile, insomma qualcosa che si dovrebbe indossare alle prime avvisaglie, tanto cosa costa?

E non ci rendo conto, non ci si è mai resi conto, di quanto incida sulla salute dei bambini portare mascherina otto e passa ore al giorno.

Di quanto sia difficile l’apprendimento, specie nei bambini molto piccoli, che imparano anche imitando i movimenti della bocca delle insegnanti, di quanto si distrugga quell’immediatezza dell’interazione tra insegnanti e bambini e tra bambini e bambini che è fondamentale per il loro equilibrio psicofisico.

Ma tutto questo non è stato molto capito, d’altronde si è arrivati, appunto, a chiudere i battenti degli edifici scolastici ogni volta che l’epidemia saliva, invece di prendere misure possibili di prevenzione del contagio, che avrebbero comportato però investimenti troppo grandi (e anche un cambiamento culturale che non è alla nostra portata, la scuola si può fare ovunque, anche in un parco).

Covid e scuola, dateci un’altra narrazione

Ora ci aspetteremmo però un’altra narrazione. Ci aspetteremmo cura e attenzione verso la scuola. Ci aspetteremmo che, se i contagi salgono, le scuole non diventino i capri espiatori di una società che non sa correttamente rispondere a una emergenza. Un po’ come la giunta Gualtieri, che per far entrare le automobili vietate da novembre nella nuova fascia verde (le euro 4 in particolare) ha deciso di spegnere i termosifoni per due settimane.

Un esempio, appunto, di come si sposta su altro un problema, invece di affrontarlo.

Anche per la scuola è stato così. Purtroppo sono del tutto scettica che ciò accada. Paradossalmente questo governo, e questa maggioranza, sarebbero contrari a lacci e lacciuoli, pro-deregulation.

D’altronde, in questo governo e in questa maggioranza ci sono parecchi esponenti che sul Covid-19 hanno espresso posizioni neanche troppo velatamente contrarie ai vaccini, o comunque a una gestione securitaria del virus.

Dad, cartina di tornasole del nostro conformismo

Ma si sa, un conto è stare all’opposizione, un conto governare. E allora ciò che temiamo, posto che nessun genitore di questo Paese, ne sono convinta, voglia la de-regulation - è che si verifichi lo stesso copione. Che cioè le scuole vengano additate subito come luoghi pericolosi di contagio. Che si rimettano le mascherine a bambini e ragazzi. Che si metta la chiusura delle scuole come misura tampone per far scendere i contagi.

La scuola trattata così noi non la vogliamo più vedere. Come non vogliamo più vedere la Dad, su cui, però, farei una precisazione.

Come ho già avuto modo di scrivere, la Dad non può mai sostituire la scuola in presenza. Però fa impressione che, dopo aver formato insegnanti e alunni, dopo aver messo a punto tecnologie e metodi di insegnamento, sia stata archiviata del tutto.

Se c’è un modo in cui la Dad potrebbe funzionare non è come sostituzione, ma come integrazione della didattica: nel caso di un bambino malato a lungo, a cui non basta semplicemente avere i compiti a casa. O anche in altri frangenti, magari quando ci sono dei ragazzi che non vogliono più andare a scuola.

Ma si sa, nel nostro Paese il conformismo impera. E allora Dad per tutti quando le scuole erano chiuse per errore, Dad sparita quando poteva restare in maniera marginale ma utile.

Non so se arriverà un tempo in cui i politici capiranno cos’è davvero la scuola e perché ha senso fare certe cose. Sicuramente, non è oggi questo momento. Per questo, come genitore sono preoccupata. E non credo di essere sola.

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