Roma, tra passato e futuro negli occhi dei giovani designer

Spesso, passeggiando per Roma, la città mi sembra senza speranza, sospesa tra un grande passato e un prosaico presente, che vede tanta bellezza insieme a un degrado ormai esteso a qualsiasi zona: non solo sporcizia, gabbiani e ratti, ma anche buche e parcheggi selvaggi, nonché interminabili file ad aspettare taxi e altri mezzi pubblici.
Mi domando allora se possa esserci una speranza di redenzione e penso alle giovani generazioni, alla loro capacità di cambiare e innovare. Penso in particolare al mondo della moda come uno specchio nel quale si riflettono vizi, virtù e molte aspettative. E qui nascono alcune sorprese.
In una città multicentrica che si articola su molti punti d’incontro (connessi a volte tra loro, a volte isole indipendenti), i giovani designer tendono a creare una rete di relazioni che li vede spesso pubblicizzare l’uno il lavoro degli altri, quasi ad affermare una nuova romanità basata sul talento e la genuinità dei rapporti e sul rispetto dell’ambiente e la sostenibilità. E come spesso accade a Roma, si parte dai nomi e dalla loro forza evocativa per aprirsi al mondo.
E così ho incontrato Nessuno (all’anagrafe Marco Del Giudice), giovane stilista attento alla sostenibilità con uno stile minimalista che pone la persona che indossa i suoi capi al centro dell’attenzione. Da qui forse il nome scelto a indicare un designer che non muore dalla voglia di comparire e lascia che i suoi capi parlino per lui.
Un designer che realizza nuovi capi, votato all’upcycling, con creazioni nuove e uniche dettate dai materiali usati e caratterizzate spesso da elementi futuristici che portano alla memoria i disegni di Moebius, tra i primi a portare la fantascienza nei fumetti. E come Moebius, Nessuno crea immagini di uomini e di donne che sembrano uscire da Pianeti lontani, mondi sospesi tra sogno e realtà.
E grazie a Nessuno ho poi conosciuto Morfeo (all’anagrafe Francesco Arabia), giovane orafo ispirato dalla natura e dalla grandezza passata della sua città spesso evocata da un artiglio di aquila in pendenti e orecchini a ricordare l’effige delle insegne romane, ma che sa anche tagliare schede di circuiti e vecchi transistor trasformandoli in gioielli unici caratterizzati da colori vivaci proiettati verso il domani
Morfeo, il dio del sonno ma anche del sogno. E Francesco non solo fa sognare ma sa anche sognare perché quando crea vede il risultato finale nella materia grezza che si accinge a trasformare.
Grazie a Morfeo e a Nessuno ho poi conosciuto i ragazzi di XNOVO, collettivo che attraverso disegni stampati e altre creazioni riesce a dare nuova vita e nuova immagine a capi e accessori vintage. Da qui il nome XNOVO che, come diciamo a Roma, è tutto un programma.
Mi limito a questi protagonisti, che uniscono nei propri nomi l’immagine del limbo in cui la città è sospesa e la loro volontà di rinascita attraverso una voglia di emergere e migliorare in cui ognuno è sì, individuo, ma anche parte collettiva di un desiderio di nuovo che lascia ben sperare.