Storie

Francesca Fialdini: «L’economia circolare è sopravvivenza»

A Venezia 80, la conduttrice ha indossato un outfit “green” che richiama la natura: «un J’accuse nei confronti delle nostre abitudini». E ha parlato con La Svolta di moda sostenibile e Raee
Tempo di lettura 4 min lettura
14 settembre 2023 Aggiornato alle 18:00

Tra i tantissimi outfit indossati durante la Mostra del Cinema di Venezia, uno in particolare ha catturato l’attenzione per il suo messaggio “green”: quello della conduttrice Francesca Fialdini, alla presentazione di Materia Viva (docufilm fuori concorso dedicato al tema della sostenibilità, dell’economia circolare e dei Raee, prodotto da Libero Produzioni in collaborazione con Erion WEEE ), un completo firmato Saman Loira. Fondato nel 2020 a Napoli, questo marchio di moda italiano crea, produce e commercializza abiti da cerimonia demi-couture che esaltano l’emancipazione femminile e abbracciano temi ambientali: tra le sue fonti di ispirazione, infatti, c’è anche la natura.

La Svolta ha parlato con Francesca Fialdini di moda sostenibile e Raee - rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche.

È possibile indossare abiti eleganti per occasioni importanti ma, allo stesso tempo, essere “eco friendly”?

Se un certo tipo di industria della moda ritiene che alcuni materiali siano “da buttare al macero”, io invece sostengo chi recupera questi stessi materiali dando vita a modelli meravigliosi (come quello che indosso).

Insieme a Susan Sarandon, Shailene Woodley e altri volti noti italiani, hai sposato la causa di Materia Viva. Cosa comunica questo docufilm e perché è importante vederlo?

Il problema dello smaltimento dei rifiuti è qualcosa di serio. I cellulari di vecchia generazione, così come tantissimi apparecchi tecnologici che conserviamo nei cassetti, sono tossici per la nostra salute perché in grado di rilasciare sostanze incompatibili con la vita umana, anche dopo che sono stati dismessi. Per questo è importantissimo riciclare.

Bisogna, dunque, vedere questo documovie dedicato alla sostenibilità ambientale (disponibile su Raiplay) per capire quanto gli oggetti della nostra vita, che sono parte di noi, a cui siamo affezionati, possano tornare a vivere, avere una seconda vita; ma solo se impariamo a riciclarli.

Perché, secondo te, le persone non portano i telefonini dai rivenditori? Perché abbandonano i forni o i frigoriferi per la strada o davanti ai cassettoni dell’immondizia?

Io credo che lo facciano per diversi motivi. Sicuramente per comodità, perché si spera sempre che qualcuno ci pensi al posto nostro. Allo stesso tempo si fa per ignoranza, perché nessuno si chiede o sa dove sia l’isola ecologica più vicina a casa. In ultima analisi, credo che il problema più grande sia che non c’è ancora la consapevolezza che certi materiali, i Raee (rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche), così come tante altre cose che ci circondano, possano essere riciclati.

Cosa pensi delle proteste portate avanti da attivisti e nuove generazioni per salvare il Pianeta?

Quando i ragazzi fanno qualcosa per far sentire la propria voce mi sono sempre chiesta fino a che punto sia lecito. Ebbene, finché si tratta di manifestazioni che fanno confluire un milione di giovani per le strade delle nostre città, io sono sempre favorevole e sempre dalla loro parte. Quando arrivano dimostrazioni che alzano l’asticella della provocazione, come lanciare la vernice contro le opere d’arte senza scalfirle, continuo a dar loro ragione perché il messaggio che ci stanno comunicando è: “Perché un’opera d’arte va tutelata e la natura no? La nostra vita vale meno di quello che abbiamo creato?”.

Come il tuo outfit richiama la natura e denuncia la crisi climatica?

Il richiamo alla natura parte dai pantaloni che indosso, proiezioni di un vulcano in eruzione, così come di una fenice, una natura sempre capace di risorgere. Una natura che, a differenza del suo primo carnefice, l’essere umano, sa come farlo. E così, l’indole distruttiva delle persone viene ripresa nel mio outfit, da un cuore nero, un cuore triste, un ex voto, una promessa ma, al tempo stesso, un J’accuse, un atto di accusa nei confronti delle nostre abitudini, dei nostri stili di vita, del nostro comportamento.

In conclusione, possiamo dire che l’economia circolare è politica ma è anche moda?

L’economia circolare è un metodo di sopravvivenza, è politica. Il nostro modo di vestire è politica. La cosa bella è che fare politica non è militare nelle istituzioni. È credere nei valori che si portano avanti.

Leggi anche
Valentino Garavani Small Roman Stud bag
Vestire green
di Manuela Sicuro 6 min lettura
Riciclo
di Valeria Pantani 4 min lettura