Bambini

Riparte la scuola, ripartono le disuguaglianze

In Italia gli studenti con background migratorio sono 800.000. Per loro la vita scolastica è più dura dei coetanei italiani da più generazioni. A dirlo è il nuovo report di Save The Children, Il mondo in una classe
Credit: Zen Chung
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9 settembre 2023 Aggiornato alle 20:00

Più isolati, in difficoltà con la lingua e l’apprendimento, ma anche maggiormente esposti all’abbandono scolastico. Secondo il report Il mondo in una classe di Save The Children la vita degli studenti con background migratorio in Italia è spesso complessa e resa ulteriormente difficile a causa delle carenze del sistema scolastico.

La spesa pubblica italiana per l’istruzione è inferiore alla media europea e la dispersione scolastica maggiore, anche se in flessione rispetto agli anni passati. Mentre le classi si svuotano sotto la spinta del calo demografico (quasi 71.000 bambini in meno hanno iniziato le elementari negli ultimi 7 anni), i servizi educativi languono. Solo 28 bambini su 100 tra 0 e 2 anni possono accedere ad asili e servizi per la prima infanzia e poco più della metà al servizio mensa.

Le disuguaglianze nel sistema educativo nostrano si accentuano per gli oltre 800.000 studenti con background migratorio, 1 su 10 tra gli iscritti nelle scuole del Paese. La maggioranza di loro è di origine europea (45,4%) e africana (26,1%) e si concentra soprattutto nelle scuole di Basilicata, Puglia e Campania. Tra questi, il 25,4% è in ritardo con il proprio percorso di studio, contro l’8,1% dei coetanei.

Ad ampliare la forbice tra gli studenti sono anche le scelte delle famiglie. Secondo diversi studi, in alcuni territori esiste un fenomeno che comporta situazioni di segregazione nelle scuole italiane noto come il “white flight”, ovvero lo spostamento di bambini e adolescenti verso le scuole più centrali delle città da parte delle famiglie di origine italiana. “Questo provoca un aumento della concentrazione di alunni stranieri nelle scuole periferiche e un distanziamento sempre più marcato, non solo fisico, ma anche sociale e culturale tra studenti di origine italiana e studenti con background migratorio”, si legge nel report di Save The Children.

Una ricerca condotta dal Politecnico di Milano nei quartieri periferici della città dove la presenza dei migranti è forte mostra che l’80% dei genitori italiani tende a iscrivere i propri figli in scuole situate nel centro città o in istituti privati al di fuori del proprio quartiere. Il Rapporto nazionale sugli Alunni con background migratorio in Italia realizzato da Fondazione Ismu mette a fuoco anche un altro fenomeno fonte di disuguaglianza: in particolare nella scuola primaria, i docenti meno preparati e motivati vengono assegnati alle classi con una più alta concentrazione di alunni di origine straniera.

L’origine famigliare sembra pesare anche sul senso di appartenenza alla comunità scolastica percepito dagli studenti e sulle loro prospettive future. Il progetto Immerse finanziato dall’Unione europea ha provato a indagare lo stato dell’inclusione sociale e scolastica dei minori rifugiati e migranti in Europa rilevando alcuni dati che Save The Children definisce preoccupanti. Nella ricerca svolta in Italia, alla domanda “Ti senti parte della tua scuola?”, il 56,2% degli studenti con genitori italiani ha risposto “sempre o quasi”. La percentuale scende tra gli studenti con background migratorio, con una differenza netta tra coloro che hanno ottenuto la cittadinanza italiana (47,5%) e quanti non ce l’hanno (40%). Quasi il 18% degli studenti senza cittadinanza italiana afferma poi di non sentirsi mai o quasi mai parte della scuola.

Anche nella relazione con gli insegnanti, gli alunni lamentano alcune disparità: per il 64,5% degli studenti di origine italiana, i docenti manifestano sempre o quasi fiducia nelle loro capacità e nelle loro possibilità di proseguire gli studi, una percentuale che scende al 53,4% per gli alunni di origine straniera.

Questi dati sul livello di fiducia degli insegnanti nelle competenze dei propri alunni trovano conferma in altri studi che evidenziano come l’attribuzione dei voti, ma anche la formulazione del consiglio orientativo su quali scuole superiori scegliere, non sono neutrali rispetto al background migratorio degli studenti.

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