Ambiente

L’Africa, dopo il suo primo Climate Summit, si prepara alla Cop28

Più fiducia e fondi per il clima, meno debiti e mercato del carbonio. Sono i punti chiavi proposti nella “Dichiarazione di Nairobi”, documento negoziale in vista della Conferenza delle parti che unisce i Paesi africani
Credit: EPA/Daniel Irungu
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7 settembre 2023 Aggiornato alle 18:00

Annullamento dei debiti, fondi per affrontare le emergenze climatiche e investire sulle rinnovabili, finanziamenti per perdite e danni e soprattutto maggiore fiducia.

Sono le richieste, minime, avanzate dai leader africani durante il primo Africa Climate Summit che si è appena concluso a Nairobi, in Kenya.

Il vertice serviva per tracciare una rotta, comune fra gli Stati africani, in vista delle negoziazioni e le richieste alla futura Conferenza delle parti sul clima, a Dubai a fine novembre.

I leader africani hanno proposto nuove tasse per i Paesi emettitori (l’Africa invece è responsabile solo del 4% delle emissioni globali, ma paga un prezzo altissimo in termini di vulnerabilità), ma anche riforme globali delle istituzioni finanziarie internazionali per contribuire a finanziare quell’azione necessaria contro il cambiamento climatico.

Tutto ciò è alla base della “Dichiarazione di Nairobi”, il documento che unisce i vari Paesi africani e costituisce la posizione negoziale alla futura Cop28.

L’Africa, hanno sostenuto alcuni esperti, riceve solo circa il 12% dei quasi 300 miliardi di dollari di finanziamenti di cui avrebbe bisogno per reggere l’impatto del nuovo clima che nel continente tra inondazioni, siccità e conseguente fame, erosione delle coste e incendi ha messo più popoli in ginocchio.

Quello che chiedono principalmente i Paesi africani, più che soluzioni basate sui crediti di carbonio, è che i principali inquinatori (dagli Usa alla Cina e altri) e le istituzioni finanziare globali impegnino maggiori risorse per aiutare le nazioni più povere e anche per facilitare prestiti e, in parte, annullare i debiti del passato.

Uno degli strumenti utili per ottenere risorse potrebbe essere la tassa sul carbonio e il commercio dei combustibili fossili.

Anche l’idea di una tassa sulle transazioni finanziare è stata rilanciata come possibilità per dare fondi alle priorità ambientali.

In generale però i Paesi africani affermano di essere costretti a pagare oneri finanziari che sono da cinque a otto volte superiori rispetto ai Paesi ricchi, il che porta a crisi debitorie continue e impedisce loro di spendere di più per l’adattamento e la mitigazione al cambiamento climatico, motivo per cui è sempre più centrale l’annullamento dei debiti.

Fra i punti più delicati del vertice c’è stato però anche il fatto che si sia discusso di politiche, finanziamenti, banche, ma senza concentrarsi sull’aiuto immediato alle comunità.

«Molte comunità che subiscono il peso dell’aumento delle inondazioni e della siccità, pur essendo anche a rischio di conflitti, sono deluse dal fatto che non sia stata posta maggiore enfasi nel garantire che gli investimenti verdi arrivino fino a loro», ha detto per esempio Nazanine Moshiri dell’International Crisis Group.

Altra critica mossa nei confronti del vertice è che nella tre giorni di Nairobi siano emersi ancora “i vecchi atteggiamenti coloniali del nord del mondo che continuano a dettare la politica climatica dell’Africa, imponendo mercati del carbonio falliti” fanno sapere alcuni attivisti criticando soprattutto la parte sul mercato del carbonio.

Così come critiche rimangono sul lato “diritti umani”, estrazioni, e strapotere delle multinazionali estere sull’Africa. Se permangono polemiche sul futuro “sfruttamento”, dall’altra parte la Dichiarazione ha portato però anche a speranze per un percorso di “crescita verde” che ha ricevuto sostegno dai diversi protagonisti al summit.

Fondamentale però, come ha detto António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, sarà la necessità di puntare sulle energie pulite: «L’energia rinnovabile potrebbe essere il miracolo africano ma dobbiamo realizzarlo. Dobbiamo lavorare tutti insieme affinché l’Africa diventi una superpotenza delle energie rinnovabili».

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