Ambiente

Stare con i cani allunga la vita (anche la loro)

Una ricerca pubblicata su Evolution, Medicine & Public Health suggerisce che l’interazione sociale sarebbe benefica anche per gli amici a 4 zampe
Credit: Alana Sousa
Tempo di lettura 3 min lettura
17 settembre 2023 Aggiornato alle 09:00

Che influenza hanno i geni, lo stile di vita e l’ambiente sull’invecchiamento e sulle malattie dei cani? Uno studio ne ha analizzati più di 21.000 e ha scoperto che la compagnia sociale, sia con le persone sia con altri animali, ha un ruolo importante nel far invecchiare i cani in modo più sano.

Secondo Noah Snyder-Mackler, autore principale dello studio e professore associato presso la scuola di scienze della vita dell’Arizona State University «il luogo in cui viviamo e con chi interagiamo ha un effetto davvero forte sulla nostra salute e sul nostro benessere». Si tratta di una regola che vale anche per molti animali: quelli «con relazioni sociali più forti vivono vite più lunghe e più sane», ha detto al Washington Post.

Lo studio, pubblicato a maggio sulla rivista Evolution, Medicine & Public Health, è il risultato di una ricerca iniziata nel 2018 e intitolata Dog Aging Project.

“Le nostre scoperte sull’invecchiamento in buona salute dei nostri compagni canini si tradurranno in progressi medici anche per le persone. Stiamo lavorando per un futuro in cui i cani e i loro umani possano vivere più a lungo e mantenersi più sani, insieme!”, spiegano gli studiosi sul sito del progetto scientifico comunitario che coinvolge “tutti i cani, giovani e anziani, di razza mista e di razza, sani e affetti da malattie croniche, provenienti da tutti i 50 stati degli Stati Uniti”. Unico requisito: avere una buona stima dell’età del proprio amico a 4 zampe.

Gli studiosi hanno identificato 5 fattori che insieme spiegano il 33,7% della variazione nell’ambiente sociale di un cane, influenzandone il benessere. Si tratta di: stabilità del vicinato, reddito familiare totale, tempo sociale con i bambini, tempo sociale con gli animali ed età del proprietario.

I risultati hanno mostrato che “i cani che vivevano in case a basso reddito o in aree con un maggiore turnover residenziale avevano una salute peggiore e una minore mobilità fisica. Al contrario, il supporto sociale (ad esempio, vivere con altri cani), è stato associato a risultati di salute migliori per i cani, anche dopo aver preso in considerazione la loro età e peso”. Il supporto sociale, rispetto ai fattori finanziari, ha avuto un impatto 5 volte più predittivo della salute del cane e ha registrato comunque un impatto maggiore rispetto ad altre variabili come i figli del nucleo familiare o l’età del proprietario dell’animale domestico.

Il progetto, finanziato dal National Institute on Aging e da donazioni private, è guidato dalle scuole di medicina dell’Università di Washington e della Texas A&M, ma comprende più di una dozzina di istituzioni, come l’Arizona State University. I cani complessivamente iscritti al progetto sull’invecchiamento sono circa 45.000, di cui 1.000 fanno parte di un gruppo più mirato da cui i ricercatori stanno raccogliendo sangue e altri campioni biologici per scoprire ulteriori indizi.

«I cani sono spesso considerati i nostri compagni animali più stretti e condividono molti aspetti della nostra vita quotidiana - ha dichiarato Brianah McCoy, studentessa di dottorato dell’ASU e coautrice dello studio. - Studiando come l’ambiente sociale influisce sulla loro salute possiamo ottenere informazioni che potrebbero essere rilevanti anche per la salute umana».

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