Economia

Ue: -17% combustibili fossili per produrre energia

La diminuzione, relativa al primo semestre 2023, è dovuta al calo della domanda energetica ma anche al crescente sviluppo delle fonti di energia rinnovabile
Credit: W. ROBERT MOORE
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5 settembre 2023 Aggiornato alle 07:00

I primi sei mesi del 2023 segnano una diminuzione senza precedenti nell’uso di combustibili fossili.

Per la produzione di elettricità ne è stato usato il 17% in meno (-86 TWh) in Eu rispetto al 2022, raggiungendo il minimo storico dal 2000, con 410 TWh.

Un fenomeno che ha colpito tutto il continente, e che in 11 Paesi Ue ha visto un calo del 20% nell’uso di combustibili fossili, arrivando fino al 30% in cinque nazioni (Portogallo, Austria, Bulgaria, Estonia, Finlandia). E ad affermarlo è Matt Ewen, analista di dati e autore del rapporto promosso dal think thank ambientale Ember.

In media, in Ue, è stato prodotto il 23% in meno di carbone (-49 TWh) e il 13% in meno di gas (-33 TWh), su base annua.

Paesi come Austria, Repubblica Ceca, Slovenia, Italia, Danimarca, Finlandia e Polonia hanno registrato la minore produzione di combustibili fossili dell’ultimo secolo.

Un calo tanto significativo è da attribuire a una combinazione di due fattori principali: una diminuzione della domanda energetica e un graduale incremento nell’uso di energia rinnovabile.

Dopo la siccità diffusa del 2022, infatti, l’energia idroelettrica ha sperimentato un incremento dell’11% (+15 TWh) grazie a un ampio aumento della produzione nell’Europa meridionale e nei Paesi baltici.

Nel frattempo, non si è arrestata la crescita dell’energia solare (che ha prodotto il 13% di elettricità in più rispetto al 2022) e dell’energia eolica (+4,8%).

Tuttavia, la produzione nucleare ha segnato un -3,6% (-11 TWh), con la Francia che solo nei primi tre mesi del 2023 ne ha prodotto il 6,2% in meno (-6,8 TWh).

Ma a registrare quote record sono, tra le altre, Grecia e Romania, giunte al 50% di energia prodotta da fonti green (è il miglior risultato di sempre), oltre a Danimarca e Portogallo (che hanno toccato quota 75%).

Al calo della domanda di elettricità (pari al 4,6% rispetto al 2022), invece, hanno contribuito certamente il clima mite del primo semestre 2023, ma anche l’aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia, a cui il governo ha risposto adottando misure di emergenza. Prezzi dell’elettricità che a oggi, seppur diminuiti del 40% rispetto a giugno 2022, rimangono molto elevati, toccando i 107 €/MWh (ad inizio 2021 la media era di 55 €/MWh).

Tuttavia, gli esperti avvertono che una semplice diminuzione della domanda energetica a lungo termine non è sufficiente a garantire una transizione completa verso un sistema energetico sostenibile.

Per produrre entro il 2030 il 55% di gas serra in meno rispetto al 1990, e ottenere l’arduo obiettivo “zero emissioni” entro il 2050, l’Ue non può dipendere esclusivamente da una riduzione della domanda.

Per accelerare la transizione, l’Europa deve impegnarsi per sostituire gradualmente le fonti di energia più inquinanti, supportando rapidi investimenti nell’energia rinnovabile, e al tempo stesso snellendo le procedure di approvazione delle relative infrastrutture.

Questo richiederà di certo un cambiamento significativo nel modo in cui l’energia viene prodotta e consumata, tenendo conto della crescente richiesta di elettricità necessaria, a esempio, per l’avvio dei riscaldamenti e dei veicoli elettrici.

L’allontanamento dalla produzione di energia di origine fossile a cui stiamo assistendo potrebbe segnare un punto di svolta significativo nella transizione verso fonti di energia più sostenibili, riducendo al contempo la dipendenza dalle importazioni estere.

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