Ambiente

Rinnovabili: la nuova frontiera è in Giappone

La start-up Enecoat Technologies sta lavorando alla progettazione di celle solari ultra-leggere, sottili e grado di generare energia sia dalla luce solare che artificiale
Credit: Via enecoat.com
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3 ottobre 2022 Aggiornato alle 14:00

La necessità di accelerare la transizione del sistema energetico verso le fonti rinnovabili sta conoscendo un’ulteriore spinta da parte dei settori tecnologici più dinamici e avanzati, a partire da una serie di imprese innovative che negli ultimi tempi stanno tentando di sviluppare nuove celle fotovoltaiche nettamente più performanti ed efficienti.

Uno degli ambienti scientifico-imprenditoriali più dinamici risiede a Kyoto, dove la start-up Enecoat Technologies sta lavorando su una serie di nuove celle solari, ultra-leggere, estremamente sottili, in grado di generare energia non solo dalla luce del Sole, ma anche dalla luce artificiale di una stanza: «Speriamo di commercializzarle in tre o quattro anni. Ma per usarle all’aperto dobbiamo renderle resistenti a qualsiasi tipo di condizione atmosferica, quindi ci vorrà più tempo», ha dichiarato il co-fondatore e amministratore delegato dell’azienda Naoya Kato.

La ricerca è il frutto di intensi investimenti e sforzi da parte della Kyoto University in collaborazione con numerose e nuove realtà aziendali facenti parti del mondo “DeepTech”. Le quali utilizzano un approccio rivoluzionario ed estremamente dinamico nei confronti della ricerca scientifica, combinando le emergenti tecnologie con l’ingegneria più avanzata, cercando di creare nuovi mercati e nuove soluzioni “disruptive” in grado di cambiare radicalmente la situazione attuale: «L’Università di Kyoto è forte in campi scientifici molto complessi come la medicina rigenerativa, la scienza delle cellule staminali e l’energia CleanTech», ha affermato Koji Murota, dirigente dell’Office of Society-Academia Collaboration for Innovation dell’università.

Alcuni degli sforzi dedicati al fotovoltaico di nuova generazione vertono sull’utilizzo della perovskite, un minerale costituito da titanato di calcio che presenta enormi potenzialità. Un’alternativa al silicio che potrebbe portare alla creazione di pannelli solari più leggeri, flessibili, meno costosi, ma soprattutto più efficienti, in grado di essere dislocati sulla maggior parte delle superfici. Secondo i ricercatori del “National Renewable Energy Laboratory” degli Stati Uniti, questo materiale presenta «nuove elevate efficienze, una straordinaria “regolabilità” che consente agli scienziati di realizzare applicazioni altamente specifiche, e la capacità di produrlo localmente con input energetici bassi».

Recenti analisi economiche vedono un consistente progresso in questo campo, con una crescita del mercato dei pannelli solari basati sulla perovskite da circa i 0,17 miliardi di dollari del 2021 a oltre 6 miliardi nel 2029. Un incremento notevole, che potrebbe affiancarsi alle altre ricerche in corso che promettono un generalizzato miglioramento delle tecnologie basate sull’energia solare. Ma soprattutto una corsa contro il tempo per garantire la transizione energetica su scala globale.

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