Storie

Voce del verbo condurre

Creare uno spazio, condividere questo spazio, lasciarsi accompagnare “insieme”. Condurre non è guidare. Secondo me, è un po’ di più
La campagna advertising de La Svolta (gennaio 2022) sui tram di Milano. Nella foto, a partire da sinistra, Azzurra Rinaldi, Valentina Parenti, Francesca Fiore, Cristina Tagliabue e Sarah Malnerich
La campagna advertising de La Svolta (gennaio 2022) sui tram di Milano. Nella foto, a partire da sinistra, Azzurra Rinaldi, Valentina Parenti, Francesca Fiore, Cristina Tagliabue e Sarah Malnerich
Cristina Sivieri Tagliabue
Cristina Sivieri Tagliabue direttrice responsabile
Tempo di lettura 3 min lettura
18 agosto 2023 Aggiornato alle 07:30

Ho sempre immaginato il mio lavoro come un “condurre” più che guidare.

Sono stata spesso chiamata a formare, accompagnare, condurre appunto gruppi di lavoro, progetti, team, ed ho sempre privilegiato l’idea di offrire lo spazio di gioco in funzione di una visione d’insieme, di un progetto, di una molteplicità di voci.

Spesso il campo è stato occupato - anche bonariamente invaso - da voci più accese della mia, spesso più presenti, più assidue, più pervicaci - perché la mia idea di squadra è che chi allena deve stare sempre un passo indietro, per lasciare gioco a chi farà goal. A chi colpirà l’obiettivo. E l’importante, in fondo, è vincere, oltre che partecipare.

Ho sempre creduto che creare spazi in cui idee anche differenti dalla mia potessero e dovessero trovare espressione perché il progetto è più grande di chi lo ha ideato. Il progetto cresce e come un figlio o una figlia che diventa altro da te. Tu ne hai fondato le radici, controlli che cresca bene, in salute, che funzioni e che diventi uno strumento utile, importante, anche per chi è lontano da te. Uno strumento civico utile per tutti.

Il mio punto di vista, in 30 anni di giornalismo, è stato dato non tanto da quanto scritto nei miei articoli ma dai temi aperti dai miei articoli, dagli interlocutori scelti, dagli argomenti. Insieme a questo è stato centrale la scelta della squadra, che nella mia “conduzione” somiglia più alla struttura di una spugna, che a quella di una piramide. Ci sono ruoli centrali di certo, ma ci sono momenti in cui chi può da di più, e viceversa, chi meno può riesce a partecipare lo stesso, senza sentirsi escluso dalla “macchina”.

Cum ducere vuol dire “trarre insieme” o anche “regolare il cammino, il movimento di una o più persone”.

Il verbo “condurre” differisce da “guidare” perché include l’idea di essere con gli altri, mentre guidare è dirigere chi è poco pratico del cammino che deve affrontare. Si conduce a teatro un amico o amica, mentre si guida un bimbo, una squadra. Mi è sempre piaciuta l’idea di essere una leader “diversa”. Non credo di aver segnato vite, ma condotto “attraverso” il loro percorso numerose persone.

Da settembre sentirete un po’ di più la mia voce, mi esprimerò anche in prima persona. Immagino rimarrete stupiti da alcune mie idee, ma come voi sono una persona sempre in ricerca.

Libera. Fuori dagli schemi.

Prendo coraggio ed esco dal backstage, senza mai dimenticare la rotta.

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