Economia

La nostra economia è in salute?

Cresce l’occupazione, mentre scendono Pil e inflazione. Gli ultimi dati Istat ci mostrano un’Italia lontana dalle attese
Credit: cottonbro studio
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8 agosto 2023 Aggiornato alle 08:00

Ad estate inoltrata è arrivato il momento di fare un bilancio sui risultati economici della prima metà dell’anno.

Gli ultimi dati sul secondo trimestre ci lasciano una fotografia di un’Italia apparentemente disallineata con un Pil in discesa e un’occupazione in crescita.

Pil

Gli ultimi dati Istat in riferimento al secondo trimestre del 2023 inducono alcune preoccupazioni sulla ripresa economica Italiana.

Difatti, se dopo il primo trimestre il Pil dava segnali positivi, registrando una crescita dello 0,6%, le stime preliminari Istat chiudono giugno 2023 in decrescita: -0,3%.

All’origine di questi dati abbiamo una diminuzione del valore aggiunto nei settori di agricoltura, silvicoltura, pesca e industria, dove le imprese registrano le maggiori difficoltà.

Bene invece per il comparto servizi, che segnala un leggero aumento del proprio valore aggiunto.

Anche in termini di variazione acquisita, ovvero della variazione annuale che si verificherebbe in caso di variazione congiunturale nulla nei restanti mesi dell’anno, il Pil Italiano registra una lieve frenata, attestandosi a una crescita dello 0,8% rispetto allo 0,9% del trimestre precedente.

Un dato che, comunque, non preoccupa il ministro dell’Economia Giorgetti che commenta «non influisce sulla previsione annua formulata nel Def; questo obiettivo di crescita è ancora pienamente alla portata e si continuerà a perseguirlo con le politiche economiche di responsabilità prudente apprezzate e riconosciute come valide in ambito internazionale».

Buoni invece i risultati per la zona Euro, dove dopo un primo trimestre stabile si registra una crescita dello 0,3%, situazione opposta quella dell’Ue dove rispetto al +0,2% di marzo scorso a giugno si mantiene una certa stabilità.

Inflazione

Segni di miglioramento si percepiscono sul fronte inflazionistico, dove si passa dal +6,4% di giugno al +6% di luglio 2023 riavvicinandosi ai livelli del 2022.

Rallenta anche l’inflazione di fondo, ovvero quella al netto degli energetici e degli alimentari freschi, passando dal +5,6% al +5,2%, e quella al netto solamente dei beni energetici che scende dello 0,2%.

Alla base di questi dati abbiamo un rallentamento dei prezzi dei servizi di trasporto (-2,3 punti percentuali), dei beni energetici non regolamentati (-1,4%), ma anche degli alimenti lavorati e dei servizi di varie categorie. Ciononostante, si mantengono al rialzo i prezzi legati ai beni alimentari non lavorati e i servizi relativi all’abitazione. L’inflazione, seppur in discesa, rimane comunque a un valore a doppia cifre: il 10,4%.

Occupazione

I risultati migliori li troviamo, però, sul fronte occupazionale, dove l’Istat evidenzia l’assunzione tra marzo e giugno 2023 di 147.000 persone in più rispetto al primo trimestre dell’anno.

Diminuiscono, al contempo, coloro che cercano lavoro (-80.000 unità) e gli inattivi (-60.000 unità).

I posti di lavoro diventano sempre più stabili e vedono un numero crescente di lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato (+70.000), mentre sembrano diminuire i liberi professionisti, con un decremento di 14.000 unità su base mensile, ma pur sempre con un bilancio positivo a livello annuale che si attesta sui +31.000 nuovi lavoratori a partita Iva.

Il tasso di occupazione ha raggiunto, dunque, lo scorso giugno il 61,5% (+0.2 punti) e il tasso di disoccupazione, che è sceso in egual misura, è arrivato al 7,4%, con risultati quasi da record.

Attenzione, però, a cantar vittoria perché il distacco rispetto ai nostri vicini di casa persiste: ci classifichiamo al 27esimo posto in Europa per tasso di disoccupazione giovanile con il 21,3% di giovani senza lavoro. Ampio rimane anche il gap di genere con il 70,7% di uomini occupati a fronte del 52,3% di donne.

Quindi?

Questi dati sono tra loro profondamente collegati, eppure sembrano restituire un’immagine discordante.

La ragione dei rassicuranti numeri sul fronte occupazione è data dalle caratteristiche intrinseche del mercato del lavoro stesso. Quest’ultimo, difatti, tende a reagire solo successivamente rispetto all’andamento economico.

Ecco quindi che i dati positivi del Prodotto interno lordo in crescita nei primi tre mesi dell’anno hanno spinto le aziende a investire maggiormente nella forza lavoro.

Viene a questo punto da chiedersi come il mercato reagirà alle ultime analisi e se il circolo positivo innescatosi per l’occupazione sia destinato ad arrestarsi. Fondamentale resta ricordare come la creazione e il mantenimento dei posti di lavoro sia essenziale per incentivare i consumi e la ripresa economica del Paese.

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