Ambiente

Georgia: il nuovo reattore nucleare ha già le ore contate?

Costato 17 miliardi più del previsto, doveva essere pronto nel 2016. Ecco perché l’unità 3 e l’unità 4 dell’impianto Vogtle per molti americani potrebbero essere “gli ultimi reattori costruiti negli States”
Credit: ajc.com
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2 agosto 2023 Aggiornato alle 07:00

Sette anni di ritardo e 17 miliardi di dollari fuori budget.

Il primo reattore nucleare americano costruito da zero da decenni è appena stato inaugurato ma fa già riflettere sul futuro di queste tecnologie negli States.

Costato un’enormità rispetto a quanto previsto e realizzato in tempi lunghissimi, un po’ come avvenuto anche per gli ultimi reattori francesi o finlandesi, il comparto dell’Unità 3 dello stabilimento Vogtle della Georgia Power Co. è entrato in funzione lunedì scorso.

Completati i test, il reattore è finalmente in esercizio commerciale e sta inviando elettricità alla rete della Georgia.

Secondo i calcoli in piena potenza l’Unità 3 può alimentare 500.000 abitazioni e aziende e un quarto reattore è in fase di completamento e l’Unità 4 dovrebbe entrare in esercizio a marzo 2024.

Sebbene ora la Georgia avrà a disposizione l’energia fornita dai reattori, i media statunitensi ricordano come il terzo e il quarto reattore avrebbero dovuto originariamente costare solo 14 miliardi di dollari, ma i costi attuali sono ormai intorno ai 31 miliardi di dollari, il tutto escludendo i 3,7 miliardi di dollari che l’appaltatore originale Westinghouse ha pagato ai proprietari per abbandonare il progetto.

L’enormità dei costi e i tempi lontani dalle previsioni iniziali (doveva entrare in funzione nel 2016 mentre la costruzione è iniziata nel 2009) la questione dei reattori della Georgia sta alimentando il dibattito, anche legato al clima, sul nucleare negli Stati Uniti.

Vogtle è infatti significativo perché i funzionari governativi e alcuni servizi pubblici stanno nuovamente cercando di puntare sull’energia nucleare generando elettricità senza bruciare gas naturale, carbone e petrolio, come richiede lo sforzo contro il surriscaldamento globale.

Quella sui reattori più grandi, come quello appena aperto il Georgia, sembra una visione poco condivisa - per costi e tempi - da buona parte degli americani e l’apertura tardiva dell’impianto non fa che fornire conferme: al contrario, sui reattori nucleari più piccoli come alternativa “green”, la questione negli Usa è ancora viva.

«Gli aumenti dei costi e i ritardi nei programmi hanno completamente eliminato qualsiasi vantaggio in base al costo del ciclo di vita», ha detto Tom Newsome, direttore del Finanziamento dei servizi pubblici per la commissione, in un’udienza della Georgia Public Service Commission che esaminava la spesa.

Nel frattempo anche in Georgia cresce il fronte di coloro che sostengono come l’energia generata dal solare e dall’eolico sarebbe più economica rispetto a investire sul nucleare, energia che oltretutto sta già “ricadendo sulle tasche dei contribuenti per via di costi e ritardi”, ricordano i pro rinnovabili.

Inizialmente, nel 2009, si pensava che il progetto in Georgia sarebbe stato il primo tra dozzine di nuovi reattori costruiti in tutto il Paese. Ma tra i problemi di sicurezza dopo il disastro di Fukushima in Giappone, i prezzi delle materie di costruzione e l’avvento delle rinnovabili, in un contesto di costi e tempi sempre più elevati, quello appena inaugurato per molti americani potrebbe risultare “fra gli ultimi reattori degli States”.

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