Diritti

Israele: passa la legge che limita i poteri della Corte Suprema

Ora il Governo di Benyamin Netanyahu potrebbe approvare qualsiasi proposta senza il consenso dei tribunali, prendendo di mira le minoranze
Credit: Ilia yefimovich/dpa
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
24 luglio 2023 Aggiornato alle 19:20

Non c’è stato alcun contrario durante il voto del Parlamento israeliano sulla controversa legge che limita i poteri della Corte Suprema: il testo è passato con i soli voti della maggioranza, 64 su 120. L’opposizione ha abbandonato l’aula della Knesset mentre veniva ratificata parte della riforma giudiziaria voluta dal Governo di Benyamin Netanyahu.

Il primo ministro si è recato in Parlamento a poche ore dall’intervento chirurgico a cui si è sottoposto per l’impianto di un pacemaker a seguito di problemi cardiaci potenzialmente pericolosi per la sua vita. Quando Netanyahu è arrivato al Parlamento israeliano ha utilizzato un ingresso secondario per evitare i 20.000 cittadini che hanno manifestato davanti alla Knesset, a Gerusalemme. La polizia ha usato cannoni ad acqua per disperdere la folla e ha arrestato almeno 19 persone.

L’Hidastrut, principale sindacato israeliano, non ha escluso la proclamazione di uno sciopero generale contro la riforma dopo il voto di oggi: «Da questo momento in poi ogni avanzamento unilaterale della riforma avrà gravi conseguenze», ha detto il capo dell’associazione Arnon Bar- David, che ha anche condannato i partiti politici, sia al Governo che all’opposizione, per non aver saputo trovare una mediazione sulla riforma.

Yair Lapid, capo dell’opposizione israeliana, ha definito su Twitter l’approvazione del disegno di legge “uno spettacolo di debolezza senza precedenti da parte di Netanyahu”. Secondo Lapid “non c’è un primo ministro in Israele. Netanyahu è diventato un burattino in una fila di estremisti messianici”. Il leader di Yesh Atid ha annunciato che porterà la misura approvata di fronte alla Corte Suprema per richiederne l’annullamento.

Il nuovo provvedimento impedisce alla Corte Suprema di pronunciarsi sulla “ragionevolezza” delle decisioni e le nomine fatte dal Governo e i singoli ministri. Si tratta del primo importante provvedimento che viene approvato nell’ambito della riforma giudiziaria che sta dividendo il Paese. Secondo il quotidiano Times of Israel si tratta del primo passo per politicizzare e limitare radicalmente la magistratura israeliana fino a oggi indipendente “e quindi avviare un processo che rischia di fare a pezzi lo Stato di Israele”.

Netanyahu e i suoi alleati ritengono che la riforma sia necessaria per frenare i poteri dei giudici non eletti e per correggere uno squilibrio di potere che negli ultimi anni avrebbe visto i tribunali intervenire sempre più spesso nelle questioni politiche. Secondo il ministro della Giustizia Yariv Levin, promotore del disegno di legge, il Parlamento ha compiuto “il primo passo in un importante processo storico” di revisione della magistratura. Per le centinaia di migliaia di manifestanti che da mesi contestano la misura, si tratta di una presa di potere alimentata da rimostranze personali e politiche di Netanyahu, sotto processo per accuse di corruzione, e dei suoi partner.

Il timore è che la coalizione di Governo, formata da partiti conservatori, ultra-ortodossi e di estrema destra, approvi leggi che discriminano le persone arabe, le donne, le persone Lgbtq+ e le persone laiche. Un mese fa, in occasione del Pride, un membro del partito di coalizione Ebraismo della Torah Unita, Yitzhak Pindrus, ha dichiarato che la comunità Lgbtq+ è una minaccia maggiore dello Stato Islamico o dei gruppi militanti di Hezbollah e Hamas. Il partito di estrema destra Noam, in passato, ha paragonato i sostenitori della comunità arcobaleno ai nazisti e ha tentato di collegare le persone omosessuali al traffico di minori.

Il movimento di protesta ha condannato il voto di oggi perché «il Governo degli estremisti di Netanyahu sta mostrando la sua determinazione a ficcare la sua ideologia marginale in gola a milioni di cittadini», riporta l’Associated Press. Lo storico Yuval Noah Harari ha scritto sul Financial Times che “una volta tolta di mezzo la Corte Suprema, non rimarrà nulla a fermarli. In una situazione del genere, il Governo potrebbe anche truccare future elezioni, a esempio vietando ai partiti arabi di partecipare, un passo precedentemente proposto dai membri della coalizione. Israele terrà ancora le elezioni, ma queste diventeranno un rituale autoritario piuttosto che una libera competizione democratica”.

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