Ambiente

Matita sostenibile e… piccole grandi idee per il Pianeta

Non solo raccolta differenziata e prodotti biodegradabili. Se vuoi prenderti cura della Terra in modo geniale e green, ecco la rubrica che fa per te
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14 agosto 2023 Aggiornato alle 14:00

Tra gli slogan più ricorrenti delle manifestazioni per il cambiamento climatico e contro l’inquinamento ambientale, ricordiamo tuttə il famoso “There is no planet B”. Già, non esiste un Pianeta B, ma un piano B c’è. Anzi, più di uno.

Ogni giorno c’è qualcunə che ne sa una più del diavolo e lancia idee geniali e invenzioni eccezionali ed ecosostenibili. Come? Dando una nuova vita a oggetti quotidiani che regolarmente gettiamo senza riflettere sulle possibilità di riutilizzo, o ingegnandosi per trasformare il banale in straordinario.

Se ti sei chiestə almeno una volta cosa puoi fare per salvare il Pianeta, ma le risposte che hai trovato erano sempre le solite e banali raccomandazioni che segui già da una vita, allora questa è la rubrica che fa per te. Abbiamo raccolto le migliori invenzioni che possono aiutare la Terra che abitiamo. Tu sei dei nostri?

CoalAsse

CoalAsse è una matita prodotta in modo sostenibile, utilizzando rifiuti agricoli e atmosferici. L’idea è di Jan Patricia Diamonon, Elijah Senia, Trixczia Salinas, Jea Pierre San Juan e Kervin Taoatao, studenti del Technological Institute of the Philippines, che hanno pensato a un prodotto sostenibile che fornisse anche una soluzione ai crescenti danni causati dai rifiuti nelle Filippine.

È nato così CoalAsse, una matita sostenibile prodotta a partire dai residui della canna da zucchero e dai rifiuti agricoli. Il corpo di questo oggetto è fatto di bagassa, cioè di polpa di canna da zucchero: la bagassa, infatti, è il residuo del processo di raccolta della pianta. Quando questa viene pressata per estrarne i succhi, il materiale fibroso (bagassa) è considerato un abbondante rifiuto agricolo, spesso lasciato a marcire.

Il team di CoalAsse ha pensato, piuttosto, di riutilizzare questa risorsa e trasformarla nella struttura di un prodotto utile e sostenibile. Così, dopo aver macinato la bagassa e averla resa polvere, l’hanno mescolata con adesivi per solidificarla e posizionarla in uno stampo per stampanti 3D che producesse il corpo di CoalAsse.

Per creare, invece, la mina della matita hanno utilizzato la polvere d’aria raccolta dai filtri dell’aria (a esempio aspirapolvere, filtri per l’aria condizionata, purificatori d’aria) che è stata, successivamente bruciata e incenerita fino a raffinarla in polvere nera simile al carboncino e inserirla in una forma che le desse la giusta grandezza di una mina.

SkinScape

Ogni anno, una significativa quantità di bucce di cipolla viene gettata come scarto organico dopo la lavorazione e il consumo del prodotto. In realtà, la buccia rappresenta una risorsa, spesso sottovalutata, per creare materiali compositi e sostenibili, adatti per applicazioni di progettazione biofila.

Grazie a SkinScape è possibile dare nuova vita a questa preziosa risorsa, in un’ottica di recupero e riciclo: le bucce di cipolla di diversi colori destinate allo smaltimento, infatti, vengono raccolte e legate insieme usando un apposito legante a base di amido di avena che dona loro una superficie con proprietà traslucide. Vengono, poi, lavorate manualmente fino a crearne dei fogli strutturati che possono essere modellati nel design a seconda dell’applicazione desiderata.

Per rinforzare ulteriormente i fogli e garantirne durata e resistenza, viene creata una miscela con altri biomateriali, come la segatura o l’adesivo a base biologica, che permette di avere nel prodotto finale le caratteristiche funzionali che si preferiscono per le applicazioni previste.

Sistema di raffreddamento passivo

Parliamo di un sistema di raffreddamento per edifici capace di abbassare la temperatura di oltre 9 °C e che non ha bisogno di essere alimentato da energia elettrica.

È stato sperimentato direttamente sul tetto del campus del Mit di Boston da un gruppo di ricercatori e si basa su una tecnologia che, sfruttando solo fenomeni fisici (come l’isolamento, l’evaporazione e l’emissione di radiazioni), assorbe il calore dall’ambiente interessato e lo trasferisce lontano dal sistema che si vuole raffreddare, senza necessità di alimentazione esterna.

Il sistema dei ricercatori del Mit è costituito da un pannello piatto composto da 3 strati che combinano diverse tecniche di raffreddamento passivo, ognuna delle quali contrasta le carenze delle altre.

Lo strato più esterno del pannello è fatto da un materiale ultraleggero, un aerogel altamente isolante con struttura simile a quella di una spugna. Sotto l’aerogel (e isolato da esso) c’è il secondo strato costituito da un idrogel: materiale caratterizzato da una rete di polimeri insolubili immersi in acqua. Quando l’energia termica che attraversa lo strato superiore viene a contatto con l’acqua, questa in parte evapora salendo attraverso l’aerogel. Inoltre, l’idrogel converte parte del calore assorbito in radiazione infrarossa che viene rilasciata nello spazio esterno passando attraverso l’aerogel.

Nell’ultimo strato, quello sotto l’idrogel, i ricercatori hanno posto un materiale riflettente simile a uno specchio, che ha il compito di riflettere la parte di calore che riesce a passare attraverso i 2 strati superiori assicurando, così, che venga assorbito e dissipato dall’idrogel il più possibile.

Si tratta di un sistema ancora in fase di sperimentazione e che ha molta strada da fare per migliorare prima di essere immesso nel mercato, ma è un primo passo in avanti verso un futuro più sostenibile.

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