Ambiente

Idrogeno verde, in arrivo le regole italiane per produrlo

Avviato l’iter per stabilire i parametri di sicurezza per la costruzione degli elettrolizzatori: ubicazione dell’attività, distanze e sistemi antigas
Credit: Shubham Dhage
Tempo di lettura 4 min lettura
12 luglio 2023 Aggiornato alle 12:00

Un migliore utilizzo delle risorse e l’attenzione al loro impatto ambientale è una delle strade da percorrere verso la transizione ecologica, necessaria alla tutela dell’ambiente e della Terra.

In questo processo è sempre maggiore il ruolo di risorse come l’idrogeno verde, vettore di crescente interesse ma che nel nostro Paese non è ancora decollato. La produzione di idrogeno pulito in Italia è in realtà essenziale per decarbonizzare i settori “hard-to-abate”, acciaio e fonderie, chimica, ceramica, carta e vetro e i trasporti pesanti.

Novità ora sono in arrivo da un decreto ministeriale dell’Interno che dovrebbe disciplinare i parametri di sicurezza per la costruzione degli elettrolizzatori, i dispositivi di produzione di idrogeno verde destinato all’uso civile e industriale.

L’idrogeno vede, la variante pulita dell’idrogeno, è prodotto da fonti rinnovabili, non è presente in natura e viene prodotto attraverso il processo di elettrolisi. Qui una volta raggiunto l’idrogeno verde la sua successiva trasformazione produce energia pulita e vapore acqueo, producibile in qualsiasi luogo, senza generare effetti inquinanti. L’idrogeno verde può essere stoccato e utilizzato in diversi settori, come la produzione del calore per uso industriale, i trasporti, fino all’immissione nelle reti di trasporto e distribuzione del gas.

L’idrogeno rinnovabile permetterebbe quindi di porre un freno all’aumento della temperatura media globale tenendola, nel rispetto degli obiettivi dell’Accordo di Parigi, sotto la soglia di 2° C. Traguardo che guarda al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050, anno in cui si dovrebbe toccare l’equilibrio tra le emissioni di CO2 e l’assorbimento di carbonio.

La scommessa sull’idrogeno verde però pare abbia meno interesse di quanto dovrebbe, secondo gli ultimi dati riportati nell’Hydrogen Innovation Report 2023 dell’Energy&Strategy (E&S) della School of Management del Politecnico di Milano. Secondo lo studio nei prossimi 7 anni sono in cantiere solo 24 progetti sull’idrogeno verde in Italia su un totale europeo di 631, meno di 2 GW di capacità di elettrolisi contro i 93,55 GW dell’Europa.

I cinque Paesi europei più attivi nella produzione di idrogeno verde come Germania, Spagna, Olanda, Danimarca e Regno Unito hanno una normativa definita sull’argomento a differenza dell’Italia.

Questa una delle motivazione che, secondo il report, in un solo anno avrebbe allontanato il nostro Paese dalla top 5. Senza guardare a Paesi come gli Usa che hanno in programma 58 progetti di produzione di idrogeno tramite elettrolisi per un totale di 11,5 GW. Risultati che hanno spinto l’Unione europea ad accelerare sulla produzione, attraverso la creazione di una Banca europea per l’idrogeno.

Serve quindi per il nostro Paese una scossa sulla produzione e sullo stoccaggio dell’idrogeno verde. Una norma per accompagnare l’industria italiana allo sviluppo di un nuovo vettore energetico, valutando i rischi della produzione, dallo stoccaggio e dalla diffusione, come rispettare distanze minime, sistemi di rilevazione antigas, ubicazione degli impianti.

Il decreto del Ministero dell’Interno, in fase di lavorazione, vuole fissare con regole tecniche la progettazione e la realizzazione degli elettrolizzatori, cioè i dispositivi per la produzione di idrogeno verde con apparecchiature mobili o situate in edifici dedicati. All’interno verranno fissati requisiti di sicurezza antincendio per le attività di produzione e stoccaggio dell’idrogeno, in termini di ubicazione dell’attività, misure di prevenzione e di protezione da adottare e direttive di esercizio per la corretta gestione dell’attività e dei possibili incidenti.

Anche per studiare i sistemi e gli impianti alimentati a idrogeno è stato istituito un Comitato centrale per la sicurezza tecnica della transizione energetica e per la gestione dei rischi connessi ai cambiamenti climatici, in applicazione del decreto Pnrr 3. L’obiettivo è valutare i rischi per l’incolumità delle persone, della salute e dell’ambiente; fissare le regole per la costruzione degli impianti. Norme che diventano una priorità considerati gli investimenti: 3,64 miliardi di euro di fondi Pnrr per sostenere questa filiera imprenditoriale.

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