Ambiente

Gli effetti collaterali dell’idrogeno

Le discussioni tecniche su questo importante elemento chimico sono complesse e l’industria deve ancora maturare, ma la strategia è chiara. E potrebbe riservare sorprese positive
Credit: Deutsche Zentrum für Luft- und Raumfahrt
Tempo di lettura 4 min lettura
16 giugno 2022 Aggiornato alle 06:30

La tedesca HH2E ha deciso di investire un miliardo di euro per realizzare un impianto di produzione di idrogeno verde con elettrolisi usando l’energia prodotta dai campi eolici del Mare del Nord. L’impianto sorgerà nel punto in cui doveva emergere il gasdotto Nord Stream 2, che non si farà più a seguito delle sanzioni contro la Russia imposte successivamente all’invasione dell’Ucraina.

Nei piani dell’azienda ci sono altri 20 impianti di produzione di idrogeno verde. La Germania intende essere neutrale in termini di emissioni di CO2 e l’idrogeno è parte essenziale della strategia.

Sarà utilizzato inizialmente per gli impianti produttivi dell’industria tedesca; nei trasporti servirà nelle navi e, come annunciato dall’Airbus, nelle future generazioni di velivoli destinati ai viaggi a lungo raggio.

Occorre evidentemente far nascere un ecosistema produttivo per l’idrogeno destinato a questo genere di applicazioni. Ma non mancano le controversie.

Moltissimi profondi conoscitori della materia sostengono che questa soluzione non è efficiente sul piano della produzione di energia. Ma i sostenitori vedono nell’idrogeno verde un’opportunità per aumentare le soluzioni alternative necessarie a raggiungere la neutralità delle emissioni. Il che appare strategico.

L’idrogeno può essere considerato un’alternativa alle batterie. In effetti, viene prodotto usando energia elettrica per separarlo dall’ossigeno dell’acqua e la restituisce alimentando appositi motori che generano elettricità. E che come scarto producono di nuovo acqua.

L’idrogeno non è facile da immagazzinare e trasportare, anche se qualcuno pensa che si possano riadattare alla bisogna i tubi del gas o almeno l’infrastruttura del trasporto del gas. L’energia restituita non è al momento pari all’energia necessaria a produrlo. Ma del resto le batterie hanno altri problemi e la competizione tra le varie soluzioni non è ancora terminata.

In questo senso, non saranno probabilmente solo i calcoli sull’efficienza energetica a definire le scelte, ma anche i vincoli posti dagli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2, le esigenze tecniche proprie di certi utilizzi massicci di energia, la possibilità che l’economia delle batterie incontri problemi nell’approvvigionamento delle materie prime e nel riciclo dei componenti.

Infine, anche gli effetti collaterali potrebbero essere interessanti.

Lo scarto della restituzione di elettricità da idrogeno, l’acqua, è a sua volta un materiale di ricchezza inestimabile in certi luoghi. Se si producesse idrogeno dove c’è eccesso di produzione di elettricità da fonti rinnovabili, lo si usasse per immagazzinarla e restituirla dove serve e dove manca l’acqua, il valore dell’idrogeno sarebbe moltiplicato da quel suo effetto collaterale.

La Grecia sta per affrontare una nuova estate torrida con il rischio di incendi terribili: se avesse più acqua potrebbe pensare di ricostituire il patrimonio boschivo o di salvaguardarlo meglio.

Le Alpi, che hanno sempre meno precipitazioni invernali e immagazzinano meno acqua sotto forma di neve, potrebbero giovarsi di nuova acqua derivante dallo scarto dei generatori di elettricità con motori a idrogeno. La Sicilia arida potrebbe usare l’energia elettrica in eccesso che si fa in Calabria e importare nello stesso tempo acqua.

La valutazione dell’efficienza dei materiali che conquisteranno una funzione strategica nell’economia del futuro non può essere basata soltanto su valutazioni lineari - come il calcolo dell’efficienza energetica - ma vanno valutati nel contesto complesso delle loro relazioni con l’ecosistema.

Saranno necessarie molte ricerche, varie prototipazioni, diverse sperimentazioni. Ma un’impostazione ecosistemica potrebbe risultare favorevole all’idrogeno. C’è chi ci scommette miliardi. Ed è una buona notizia.

Leggi anche
consumi
di Caterina Tarquini 4 min lettura