Landscape Festival: a Bergamo e Brescia il paesaggio rinasce
“Grow Together”, letteralmente: “Crescere insieme”. È il tema della XIII edizione di Landscape Festival - I Maestri del Paesaggio, l’evento di rilievo internazionale in programma dal 7 al 24 settembre 2023 in una cornice totalmente nuova: oltre a popolare, come da tradizione, la città di Bergamo, quest’anno la manifestazione si svolge anche a Brescia.
Un’occasione unica nell’anno in cui i due centri lombardi, che sorgono a una cinquantina di chilometri l’uno dall’altro, sono stati eletti “Capitale Italiana della Cultura 2023”: un riconoscimento che punta a promuovere progetti e attività di valorizzazione del patrimonio culturale italiano, sia materiale che immateriale, attraverso confronto e condivisione tra le diverse realtà territoriali, incentivando così la crescita del turismo e dei relativi investimenti.
Landscape Festival e Città Natura
Landscape Festival, ideato nel 2011 dall’associazione senza scopo di lucro Arketipos, ha coinvolto nelle prime 12 edizioni oltre 2.000.000 visitatori, divenendo un polo nazionale e internazionale per il mondo del paesaggio e per tutti coloro che abbiano il desiderio di capire, scoprire, imparare, sperimentare.
Il Festival, inoltre, rappresenta inoltre l’evento di punta dell’area “La Città Natura” di Bergamo Brescia Capitale della Cultura Italiana 2023 che vede la partnership di Ferrovie dello Stato italiane e che si fa carico del ripensamento e della riprogettazione del rapporto tra singoli, collettività e imprese con le risorse naturali, ridisegnando in chiave sostenibile le relazioni tra modalità insediative, forme di consumo, sistemi di trasporto, attività produttive urbane e risorse ambientali.
«In quanto evento di riferimento di “Città Natura”, nell’anno di Bergamo Brescia Capitale italiana della cultura 2023, il Landscape Festival assume un ruolo ancora più importante e centrale», spiega a La Svolta Vittorio Rodeschini, presidente di Arketipos.
Nel corso degli anni la manifestazione si è avvicinata sempre di più ai temi ambientali: «Siamo partiti come un Festival che si occupava di paesaggi e di giardini, poi ci siamo accorti che occuparsi di progettazione senza parlare di cambiamento climatico e di sostenibilità significava non essere al passo coi tempi. Questa trasformazione graduale non è stata solo nostra, ma anche della coscienza collettiva».
Per questo, la XIII edizione «vuole essere un’occasione non solo di dialogo e di confronto ma anche di forte stimolo per tutti i decisori, per riflettere sul tema “Grow Together”: ci auguriamo che il 2023 possa essere un anno di svolta nella promozione di un’attenta progettazione del paesaggio, che è necessario diventi sempre più una tematica prioritaria a tutti i livelli: per chi si occupa di pubblica amministrazione, per le imprese, per i progettisti», sottolinea Rodeschini.
Dedicato ai “Maestri del Paesaggio”, cioè a tutti coloro che hanno progettato le strade ideali per la rigenerazione delle città e del territorio e dimostrato come queste siano concretamente percorribili per poter costruire un futuro sostenibile, il Festival vuole offrire uno spazio fisico e una possibilità di racconto a chi ha realizzato i progetti più stimolanti fondati sulla centralità dell’uomo e della comunità nella progettazione del paesaggio e delle possibili soluzioni per la sua tutela.
«La filosofia del nostro Festival, dal primo giorno in cui l’abbiamo ideato», spiega Rodeschini, «è stata questa: proporre modelli e parlare di paesaggio attraverso dei progetti tradotti in realtà. Chi viene a Bergamo e a Brescia, e in particolare all’International Meeting, avrà l’occasione di vedere i progetti migliori, provenienti da tutti i continenti, e farsi un’idea anche di come stia andando il mondo e non solo il proprio Paese».
International Meeting
L’International Meeting of Landscape and Garden, evento centrale del Landscape Festival, si terrà come ogni anno nel week-end conclusivo della rassegna, il 22 e 23 settembre, nella cornice del Teatro Sociale di Bergamo. Si tratta di un momento di condivisione e confronto unico che riunisce i più noti esponenti di landscaping del mondo: architetti, paesaggisti, garden designer, botanici e plant designer raccontano ciascuno la propria esperienza e filosofia progettuale attraverso lecture, talk e testimonianze video.
«Crediamo che la pandemia abbia imposto di riflettere nuovamente sul rapporto fra l’uomo e la natura: se vogliamo davvero crescere insieme, come suggerisce lo slogan del Festival, dobbiamo ripensare al il tema del paesaggio, trasformando uno spazio in un luogo da abitare, custodire, curare e coltivare per crescervi come individualità e come comunità», spiega Rodeschini.
Una visione in linea con le idee di Martin Rein-Cano, architetto paesaggista e fondatore del celebre studio Topotek 1 di Berlino, che ha progettato il cuore pulsante del Landscape Festival: la Green Square 2023 di Bergamo.
A Brescia è la paesaggista Silvia Ghirelli l’autrice delle installazioni green che andranno in scena nelle due settimane del Festival. Il progetto ideato per il debutto del Landscape Festival nella città leonessa d’Italia ha come protagoniste una serie di allestimenti verdi e artistici diffusi che toccheranno alcune aree del centro storico, collegate tra loro come un labirinto, concetto che interpreta il significato di luogo come percorso, scoperta e soprattutto crescita. Il tessuto cittadino rappresenta una realtà ideale per sviluppare questo racconto: le installazioni bresciane danno vita a un percorso itinerante in cui ogni singolo episodio è concatenato e finalizzato alla scoperta di sé stessi e degli altri in una commistione tra uomo e natura. La natura entra così nella città e le persone possono scoprire luoghi inattesi in cui ci si può perdere ma ci si può anche ritrovare, un’occasione fondamentale di incontro e uno slancio a vivere nuove emozioni ed esperienze immersi tra le piante
Martin Rein-Cano e la sostenibilità come tematica sociale
«Quando mi hanno comunicato il tema del Festival», spiega a La Svolta Rein-Cano, «ho pensato che avrei dovuto fare qualcosa che fosse “curativo”. Il concetto di guarigione è un tema molto importante, determinato dalla pandemia: siamo caduti a pezzi a causa del distanziamento sociale durato molto tempo e questa sorta di estraneità reciproca ha reso necessario imparare a crescere di nuovo insieme. Bergamo, in particolare, ha sofferto molto per il Covid-19. La mia idea è stata quella di offrire un’occasione d’incontro sociale, nella quale potersi ritrovare fisicamente diventando di nuovo una comunità, al tempo stesso anche facendo crescere una pianta, una foresta. E farlo tutti insieme».
L’installazione di Rein-Cano si intitola “Grow together, Grow green / 10 k+”, ed è una struttura modulare di forma piramidale realizzata con impalcature leggere, facili da montare e smontare, «che potranno essere riutilizzate al termine del Festival: nulla di ciò che usiamo andrà sprecato», spiega l’architetto paesaggista. «L’idea del ciclo e del riciclo è incredibilmente rilevante oggigiorno, ma spesso, quando si parla di beni e di architettura, non viene presa in considerazione. Io credo che gli edifici migliori che possiamo fare sono quelli che si possono smontare: abbiamo la responsabilità, soprattutto per quanto riguarda le installazioni temporanee, di non realizzare cose che si trasformeranno in un consumo di materiali ed energia senza senso».
Quando si parla di sostenibilità, continua Rein-Cano, è necessario capire che «non si tratta dell’ennesimo problema di cui dobbiamo occuparci, ma di un impegno a prendersi cura di sé: è per mantenere la qualità della nostra vita sulla Terra che agiamo in modo sostenibile. Se non lo facciamo, moriremo tutti. Forse non noi, ma le future generazioni avranno difficoltà a sopravvivere su un Pianeta molto più caldo e pieno di disuguaglianze sociali. Quando facciamo qualcosa per l’ambiente ci occupiamo anche di noi stessi».
Ed è per questo che la struttura di Topotek 1 vuole responsabilizzare i visitatori e le visitatrici del Landscape Festival: “Grow together, Grow green / 10 k+” sarà popolata di oltre 10.000 piante di specie forestali tipiche della Lombardia, che verranno distribuite nell’arco delle 2 settimane di durata del Festival grazie al supporto dell’Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste. Le piante scompariranno gradualmente dalla struttura man mano che i visitatori, registrandosi via QR-code e sito web, le prenderanno per piantarle nel proprio giardino o in un luogo in città assegnato dal Comune. E man mano che la struttura verrà svuotata dei vasi collocati sui suoi gradoni, diventerà una tribuna pronta ad accogliere chiunque desideri accomodarsi: «Volevo fare qualcosa che le persone potessero usare anche come seduta per riunirsi in uno spazio urbano che altrimenti offrirebbe la possibilità di farlo solo consumando una bibita o qualcosa da mangiare».
Il pubblico, in questo mondo, diventa parte attiva di una struttura di alto valore sociale e partecipativo: il progetto ripensa il modo in cui ci relazioniamo gli uni con gli altri e influenziamo il nostro ambiente. «La nostra tribuna vuole invitare a crescere insieme, personalmente e con riguardo alla vegetazione: molte di queste piante saranno collocate in spazi privati, oltre che pubblici, e forse, senza questo processo, le persone non le avrebbero mai portate nei loro giardini». Quest’azione collettiva in tre livelli - decostruzione, attivazione, crescita nel verde - vuole dare rilievo alle potenzialità di un processo di crescita dinamico che dipende dalle proprie azioni.
Un’installazione simile è stata già sperimentata a Milano in occasione della Design Week 2023 di aprile all’interno della mostra-evento INTERNI Design Re - Evolution: «È stata l’unica installazione interattiva in cui le persone, da spettatrici, sono diventate anche attrici. Tutte le altre installazioni erano oggetti che si potevano guardare e magari attraversare, ma non erano partecipative. In più, in un’ottica del progettare e del fare le cose in maniera responsabile, abbiamo scelto di realizzare una installazione davvero sostenibile che una volta terminato l’evento non è diventata semplice spazzatura».
Martin Rein-Cano sarà anche il principale relatore dell’International Meeting: «Terrò una lezione magistrale e una presentazione su come creare la sostenibilità a partire da un contesto sociale che sia antropocentrico. Le persone devono chiedersi: “Come posso fare del bene? Come posso agire da solo per aiutare l’ambiente?”. La sostenibilità deve coinvolgere, l’aspetto sociale è essenziale per far sì che abbia successo: non si tratta di spiegare come contrastare questi problemi dall’alto verso il basso, perché non è sufficiente. Bisogna sentire questi temi come propri, bisogna voler piantare qualcosa, innaffiarlo e vederlo crescere». E non farsi coinvolgere in pratiche che di sostenibile hanno davvero poco: «Spesso le persone, soprattutto i giovani, vengono ingannate da prodotti marchiati come “locali” e credono di agire in modo moralmente corretto, ma non è così. Le aziende abusano della questione ambientale perché i prodotti “sostenibili” hanno molto successo. Ma dobbiamo stare attenti, informarci da soli e consumare meno. Non sarà una buona notizia per il capitalismo, ma certamente lo è per l’ambiente».
Secondo Rein-Cano «più manteniamo le cose all’interno di un ciclo, meno produciamo e consumiamo materie prime. Dalla pandemia in avanti il mondo sta cambiando», continua il paesaggista: «Siamo diventati più consapevoli e coscienti, ma anche più vulnerabili e sensibili alle cose che accadono, ai cambiamenti climatici e ad altri eventuali pericoli che potrebbero verificarsi in futuro. E i festival possono essere usati come terreno di prova, come test, per cercare di implementare un nuovo modo di fare le cose: una struttura temporanea, per esempio, può diventare un’occasione per promuovere l’aumento delle alberature in contesti urbani e contribuire così al miglioramento climatico. Dobbiamo solo volerlo».