Diritti

Usa: il Maine ha (parzialmente) depenalizzato la prostituzione

La governatrice democratica Janet Mills ha approvato il disegno di legge “per ridurre lo sfruttamento sessuale commerciale” che elimina le accuse penali per i sex workers. Mantenendole per chi paga per servizi sessuali
Credit: BenMcCanna/centralmaine.com
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
3 luglio 2023 Aggiornato alle 17:00

Qualche giorno fa il Maine è diventato il primo stato Usa a depenalizzare la prostituzione. La governatrice democratica Janet Mills ha approvato la legge 1435, che punta a ridurre lo sfruttamento sessuale a fini commerciali.

La misura, promossa dalla deputata Lois Galgay Reckitt, “è il modo responsabile ed efficace per aiutare i più vulnerabili del commercio sessuale, in particolare i bambini del Maine - ha scritto in una nota Reckitt - È da molto tempo che dobbiamo proteggere meglio e depenalizzare chi esercita la prostituzione senza legalizzare i protettori e l’acquisto di sesso, atti che espanderebbero il mercato nel Maine”, ha dichiarato la deputata, che difende le donne che soffrono di abusi domestici e condanna il sesso a pagamento.

Il Maine, che sorge lungo la costa orientale degli Stati Uniti e si affaccia sull’Atlantico, è un centro di traffico sessuale in cui le vittime vengono reclutate e inviate in città come New York e Boston, spiega il quotidiano Politico. Se i sostenitori del progetto di legge ritenevano che questo potesse proteggere le vittime di tratta sessuale, chi era a sfavore temeva che i trafficanti potessero usare la depenalizzazione della prostituzione come un modo per attirare più persone all’interno del commercio sessuale. La stessa governatrice Mills, nel 2021, riteneva che non fosse “la migliore strada da percorrere” per affrontare la questione, tanto che quell’anno mise il veto su una proposta di legge simile che aveva già ricevuto l’ok di Camera e Senato, bloccandone l’entrata in vigore.

2 anni dopo, i sostenitori della depenalizzazione della prostituzione possono cantare vittoria: la misura approvata elimina il reato di sfruttamento della prostituzione e intensifica la pena per l’adescamento di minore a fini di sfruttamento sessuale commerciale, prevedendo fino a un massimo di 5 anni di detenzione.

La norma, spiega Associated Press, apporta anche delle modifiche linguistiche alla legge statale, rinominando il reato di “favoreggiamento della prostituzione di un minore o di una persona con disabilità mentale” in “sfruttamento sessuale commerciale di un minore o di una persona con disabilità mentale” e il reato di “adescamento di un minore a fini di prostituzione” in “adescamento di un minore a fini di sfruttamento sessuale commerciale”. Questa strategia per ridurre la domanda, spiega il quotidiano locale Portland Press Herald, si è dimostrata efficace in altri paesi, tra cui Svezia, Norvegia, Islanda, Francia, Canada e Irlanda.

Secondo Lauren Hersh, direttrice nazionale del movimento World Without Exploitation (letteralmente: un mondo senza sfruttamento), la maggior parte di chi entra nel giro della prostituzione proviene da comunità emarginate e subisce traumi a lungo termine. Molti, come Hersh, ritengono che sia un passo cruciale per la protezione di coloro che sono impegnati nel sex work. I critici, al contrario, denunciano una grande confusione tra i concetti di traffico sessuale e sesso consensuale. Secondo loro, la capacità delle lavoratrici del sesso di guadagnarsi da vivere sarà compromessa se i loro clienti potranno essere incriminati.

Quinn Gormley, direttrice esecutiva del Maine Transgender Network, organizzazione in difesa della comunità transgender di tutto il Maine, ha spiegato che circa il 13% delle persone transgender del Maine rappresentate dalla sua organizzazione ha avuto a che fare in prima persona con il sex work: Gormley ha detto di poter sostenere solo la piena depenalizzazione e non un processo parziale in cui i consumatori sono ancora puniti, perché «finché qualsiasi parte dell’equazione sarà criminalizzata, le persone che comprano il sesso - che hanno potere in questa equazione - si proteggeranno. Chiederanno alle lavoratrici del sesso e alle altre vittime della tratta di mettersi in pericolo. Se il nostro obiettivo è quello di tenere al sicuro le vittime, le donne, le persone queer e trans coinvolte nel commercio sessuale, dobbiamo ambire alla depenalizzazione completa».

Anche Trisha Newalu, cofondatrice del gruppo di advocacy Erotic Laborers Alliance of New England, si è domandata: «Se siamo criminalizzati, o se i nostri clienti lo sono, come possiamo guadagnarci da vivere? Se siamo viste come vittime, o costrette, o obbligate?». Secondo Newalu il 90% dei lavoratori e delle lavoratrici del sesso che il suo gruppo rappresenta è a favore della piena depenalizzazione.

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