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Fumo: gli influencer si rivolgono sempre più ai giovani

Chi per errore, chi per sponsorizzazione: spesso le star dei social pubblicano contenuti sui propri profili dedicati a sigarette e nicotina. In molti casi, l’audience comprende adolescenti
Credit: Psk Slayer
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 6 min lettura
29 giugno 2023 Aggiornato alle 15:00

Influencer e content creator di ogni nazionalità pubblicano storie, post, video e foto con advertising o meno in cui compaiono prodotti a base di nicotina. Tra i tanti esempi, anche i sacchetti che si poggiano sulle gengive e rilasciano l’aroma e il sapore del fumo, che vengono spinti sui social, secondo quanto riportato dal Guardian, da una delle più grandi compagnie produttrici di tabacco nel Regno Unito e non solo: la British American Tobacco (Bat).

Dopo la denuncia del quotidiano britannico rispetto a un contenuto pubblicato su Instagram, la piattaforma l’ha rimosso, ma non si tratta di un caso isolato. L’analisi dell’organizzazione no profit Campaign for Tobacco-Free Kids sulla campagna, condotta tra gennaio e maggio, dedicata alla promozione delle bustine Velo di Bat, ha rivelato un dato allarmante: più di un quarto dell’audience ha tra i 12 e i 24 anni.

Ben 11 influencer, secondo il report, hanno pubblicato 48 post in grado di raggiungere un pubblico di oltre 1,4 milioni di persone, la maggior parte delle quali nel Regno Unito. Secondo Klear, piattaforma che analizza il pubblico degli influencer, il 28% degli utenti che hanno visualizzato questo contenuto aveva meno di 24 anni.

Facebook e Instagram vietano le pubblicità che promuovono la vendita o l’uso di tabacco o nicotina “a meno che non si tratti di prodotti per smettere di fumare”. La policy di entrambe le piattaforme vieta “prodotti legati al tabacco, vaporizzatori, sigarette elettroniche o qualsiasi altro prodotto che simuli il fumo”.

«Servendosi di dj e influencer, Bat intende raggiungere i non fumatori e quindi potenziali nuovi clienti - ha dichiarato Caroline Renzulli, responsabile delle comunicazioni internazionali per Campaign for Tobacco-Free Kids - Stanno rappresentando un prodotto che crea dipendenza come uno stile di vita da provare».

Vari influencer hanno pubblicizzato le bustine Velo con il famoso format Get Ready With Me, che solitamente consiste nel filmarsi mentre ci si trucca e o ci veste per uscire.

La dipendenza dal fumo nelle fasce d’età più giovani e l’impatto dei social sul fenomeno non è un problema che riguarda solo l’Inghilterra. In Italia, 1 studente di 13-15 anni su 4 ha usato almeno una volta nell’ultimo mese un prodotto legato all’industria del tabacco: sigarette, e-cig e prodotti a tabacco riscaldato (Htp). Quasi 1 su 3 ha fumato una sigaretta “tradizionale” almeno una volta nella vita. Lo rivela l’edizione del 2022 del report Global Youth Tobacco Survey , condotta ogni 4 anni su un campione di 13-15enni delle scuole italiane, che per la prima volta vede un consumo più elevato tra le femmine rispetto ai maschi per tutti i prodotti presi in considerazione.

L’indagine ha anche messo in evidenza una scarsa adesione al divieto di fumo nelle scuole, una notevole esposizione degli e delle adolescenti al fumo passivo, a casa o in auto, e una diffusa accessibilità a tutti i prodotti a dispetto dei divieti. I ragazzi e le ragazze sono i più a rischio, perché da sempre rappresentano il target nel mirino dell’industria del tabacco. Oggi a essere determinanti sono i canali social, sia per le e-cig che per le sigarette tradizionali.

Aromi dai gusti invitanti, nuovi design e colori sono gli elementi su cui fanno leva nella maggior parte dei casi le campagne pubblicitarie delle aziende. Anche l’Organizzazione mondiale della Sanità è intervenuta più volte sul tema. Con il rapporto Epidemia globale di tabacco 2019 ha sottolineato che “le e-cig sono senza dubbio dannose”, esortando i Paesi a “vietare la pubblicità”, “l’aggiunta di aromi a tali prodotti per scoraggiarne l’uso tra i giovani” e “obbligare le aziende manifatturiere a rendere i prodotti non attrattivi per i giovani al fine di scoraggiarne l’utilizzo, come a esempio confezioni bianche”.

D’altronde basta fare un rapido giro sui social e digitare qualche hashtag in tema per rendersi conto che il fumo rimane sfortunatamente piuttosto “cool” tra le piattaforme e conserva un certo fascino e sex appeal, non solo sui più giovani.

La comunicazione, pubblicitaria e non, degli influencer è un tema estremamente caldo. L’ininterrotto flusso di post, video, e immagini sui feed delle celebrità e di personaggi più o meno noti e popolari soprattutto tra i teenagers rende difficile distinguere per un utente, specie se particolarmente giovane, ciò che fa parte di un contenuto pubblicitario e ciò che invece viene riportato come elemento della quotidianità. Per profili con un certo seguito, mostrare un pacchetto di sigarette in un post o in una storia, anche per errore, può avere degli effetti sulla vita di milioni di utenti.

Nel 2022, per esempio, la regina indiscussa dei social, Chiara Ferragni, che su Instagram conta un profilo da oltre 29 milioni di follower, è stata oggetto di critiche per una foto scattata davanti alla Biblioteca Ambrosiana di Milano e pubblicata tra le stories. Nell’inquadratura infatti appariva anche un pacchetto di sigarette. In quell’occasione, il Movimento Difesa del Cittadino, associazione indipendente a tutela dei consumatori, ha invitato l’influencer a “una maggiore attenzione evitando in futuro sviste che potrebbero integrare una violazione delle norme sulla pubblicità inducendo anche i più giovani dei suoi fan a fumare sigarette”.

Anche il cinema, infine, non è da meno. La settima arte spesso e volentieri si è servita del fumo come elemento di scena. Una tendenza che non si è affatto invertita col passare del tempo. Secondo un’analisi dell’istituto di ricerca indipendente Norc della University of Chicago, nel 2020, il 38% dei 71 migliori film dell’anno conteneva rappresentazioni di tabacco. Tra questi, almeno 10 hanno ricevuto il placet per un pubblico giovane (il cosiddetto “bollino verde”), come La vita straordinaria di David Copperfield, classificato PG (Consigliata la guida dei genitori) che include 13 scene in cui viene consumato tabacco.

Altre 9 pellicole con scene di fumo, adatte a un pubblico giovane, sono state contrassegnate con la sigla PG-13 (Genitori fortemente avvertiti, il film contiene scene inappropriate per i minori di 13 anni): è il caso di Quello che tu non vedi di Amazon con 35 scene di fumo e il film d’animazione indipendente My Hero Academia: Heroes Rising con 22 scene di fumo.

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