Ambiente

Summit Parigi: punto di partenza verso la giustizia climatica?

A causa delle perdite economiche dovute ai disastri naturali, sempre più Paesi si indebitano. Per evitare ulteriori disuguaglianze, i 40 capi di Stato riuniti in Francia hanno discusso misure come una “pausa” nel rimborso dei debiti
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28 giugno 2023 Aggiornato alle 07:00

Tra il 22 e il 23 giugno 2023 si è svolto, a Parigi, il “Summit per un patto globale per il finanziamento allo sviluppo” che ha visto riunirsi circa 40 tra capi di Stato ed esponenti di governo, ma non solo. Tra questi, Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il Presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, e il Primo Ministro Li Qiang per la Cina.

In rappresentanza dell’Italia, invece, Edmondo Cirielli, Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Presente anche la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Non mancavano, inoltre, capi di Stato di Paesi africani, come Zambia o Kenya.

L’obiettivo principale del summit consiste nel creare una rete di connessione e realizzare un nuovo contratto tra i Paesi del Nord e i Paesi del Sud, in particolare per affrontare il cambiamento climatico, la povertà e la crisi globale.

I riflettori sono puntati, soprattutto, sulla questione della finanza climatica: è necessario creare un nuovo patto finanziario globale, per aiutare in particolare quei Paesi che inquinano meno ma che, al tempo stesso, sono maggiormente minacciati dalla crisi climatica.

I disastri ambientali, infatti, sono all’ordine del giorno e secondo i dati emersi dal Weather, climate and catastrophe insight report, realizzato da Aon, nel 2022 le perdite economiche dovute ai disastri naturali hanno raggiunto un valore di oltre 313 miliardi di dollari. Una cifra molto elevata che continua a gravare soprattutto sulle economie di Paesi già in difficoltà.

Ed è proprio questo il punto principale: fare in modo che i Paesi occidentali più ricchi, ma anche quelli emergenti come l’India, il Sudafrica o il Brasile, si uniscano e agiscano per finanziare la lotta al cambiamento climatico in quei Paesi estremamente poveri e in seria difficoltà economica, proprio perché «nessuno dovrebbe mai essere messo in condizione di scegliere tra la povertà e la protezione del clima», come ha dichiarato il Presidente francese, Emmanuel Macron.

C’è, inoltre, da considerare anche lo sfondo storico: ci troviamo ad affrontare un periodo di policrisi, tra guerra in Ucraina, aumento del costo della vita e gli strascichi della pandemia, le disuguaglianze tra i vari Paesi del Mondo sono aumentate nettamente negli ultimi anni.

Proprio a tal proposito, la Banca mondiale è pronta ad agire con un pacchetto di misure ad hoc: prima fra tutti, l’introduzione di una sorta di “pausa” nel rimborso dei debiti, ma anche l’integrazione delle assicurazioni contro le catastrofi dei disastri naturali nei nuovi prestiti che saranno concessi. Questo perché, quando un Paese viene colpito da un disastro naturale, è costretto a chiedere prestiti per avviare la riparazione dei danni, finendo per indebitarsi ulteriormente.

La Banca mondiale, dunque, accetta, di fatto, le richieste della cosiddetta Bridgetown Initiative, una campagna guidata da Mia Mottley, Prima ministra delle Barbados, tra i Paesi più esposti al rischio di calamità naturali. Le richieste di questa campagna sono essenzialmente 3: supporto di liquidità, sostenibilità del debito e capitale privato, così da garantire la possibilità a tutti i Paesi di ricostruire dopo un disastro naturale.

Ma non è tutto: si è discusso anche del mancato raggiungimento dell’accordo istituito durante la Cop15 di Copenaghen: il finanziamento di interventi a favore del clima nei Paesi più poveri, mobilitando una cifra pari a 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020.

Inoltre, il Presidente francese ha esortato a una mobilitazione comune per mettere in atto delle tassazioni internazionali sulle transazioni finanziarie. Ma è necessario un coordinamento, i risultati arriveranno solamente se tutti si muoveranno verso la stessa direzione, evitando ulteriori fratture, aggravate, tra le altre cose, dalla guerra in Ucraina.

Tante, quindi, le questioni affrontate e da affrontare ancora. Per adesso, il summit di Parigi ha rappresentato soltanto un punto di partenza di un lungo percorso.

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