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Vaticano: quali sono le sue posizioni?


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Credit: Alberico Bartoccini
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
1 gennaio 2023 Aggiornato alle 15:44

La Chiesa Cattolica è, soprattutto in Italia, uno dei protagonisti della storia Lgbtqai+. Non solo perché è proprio alla Chiesa che la neonata Repubblica aveva affidato il compito di reprimere l’omosessualità, decidendo di non inserire nel codice penale un articolo che la criminalizzasse, ma anche perché le gerarchie vaticane sono state caratterizzate da una sempre maggiore ingerenza sulle Istituzioni della Repubblica, cui si chiedeva di accordare le proprie decisioni ai fondamenti della religione cattolica. Per questo, a più riprese i massimi esponenti della Chiesa hanno ribadito la chiusura ecclesiastica.

Nel 1986 il Cardinale Ratzinger aveva scritto la Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali, in cui era indicato il comportamento da seguire di fronte a persona omosessuale che cercava di seguire il Signore: “La particolare inclinazione della persona omosessuale, benché non sia in sé peccato, costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale. Per questo motivo l’inclinazione stessa dev’essere considerata come oggettivamente disordinata”.

Il 24 luglio 1992, la Congregazione della Dottrina della Fede pubblicava un nuovo documento, dall’emblematico titolo Alcune considerazioni concernenti la risposta a proposte di legge sulla non-discriminazione delle persone omosessuali. Secondo la Chiesa l’orientamento sessuale non poteva essere ritenuto equivalente all’origine etnica o alla razza nel determinare una discriminazione, pertanto in determinati ambiti, come l’affido dei bambini, la scelta degli insegnanti e l’esercito, le discriminazioni nei confronti degli omosessuali erano da ritenersi giustificate. Alcuni diritti, come quello alla casa o al lavoro, potevano essere legittimamente negati a causa di un “comportamento esterno obiettivamente disordinato […] e non solo nel caso di comportamento colpevole ma anche nel caso di persone fisicamente o mentalmente malate”.

2 anni dopo, dal pulpito di San Pietro, durante l’Angelus del 20 febbraio 1994 Papa Giovanni Paolo II definì di nuovo l’omosessualità “un disordine morale” e, attaccando il Parlamento europeo che aveva chiesto di riconoscere pari diritti in materia familiare, spiegò che “il Parlamento facendo questo ha assecondato le debolezze dell’uomo. […] Non può costituire una vera famiglia il legame di due uomini o di due donne, e ancor meno si può a una tale unione attribuire il diritto all’adozione di figli privi di famiglia. […] Confidiamo che i Parlamenti dei Paesi d’Europa sapranno, su questo punto, prendere le distanze e, in occasione dell’Anno della Famiglia, vorranno proteggere le famiglie di antichissime società e nazioni da questo fondamentale pericolo. Non ci sono dubbi, però, che siamo in presenza di una terribile tentazione”.

In moltǝ hanno salutato le parole di Papa Francesco, come “Dio ama tutti i suoi figli”, come un nuovo corso, ma per la Chiesa l’omosessualità rimane un peccato e, se il peccatore deve essere accolto e amato, questo non ha cambiato le cose.

Lo dimostra la lettera inviata il 17 giugno 2021 dalla segreteria di Stato vaticana all’ambasciata d’Italia presso la Santa sede, in cui si leggeva che “La segreteria di Stato rileva che alcuni contenuti dell’iniziativa legislativa” del ddl Zan, “particolarmente nella parte in cui si stabilisce la criminalizzazione delle condotte discriminatorie per motivi ‘fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere’ – avrebbero l’effetto di incidere negativamente sulle libertà assicurate alla Chiesa cattolica e ai suoi fedeli dal vigente regime concordatario” e si chiedeva di modificare il disegno di legge contro l’omobitransfobia.

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