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Terapie riparative: cosa sono?


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Credit: Tusik Only
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 2 min lettura
1 gennaio 2023 Aggiornato alle 16:17

Con il termine “terapie riparative” (o terapie di conversione) si intende qualsiasi intervento che cerchi di cambiare l’orientamento sessuale o l’identità di genere di una persona.

Le terapie di conversione lavorano per un obiettivo: “curare” qualcuno dall’essere Lgbtqai+.

Le terapie di conversione sono unidirezionali: l’intenzione è far cambiare una persona o il suo orientamento sessuale o identità di genere. Questo è l’opposto di una terapia o consulenza appropriata, affermativa e salutare, mirata a sostenere un individuo che sta esplorando il proprio orientamento sessuale o identità di genere qualunque sia il risultato.

Queste pratiche possono includere sessioni di consulenza pseudo-scientifica, essere indotti a ingerire sostanze “purificanti”, minacciare una persona di buttarla fuori di casa, stupro correttivo, la preghiera come una forma di “guarigione” ed esorcismi.

Le terapie riparative comportano danni significativi per coloro che le subiscono e il danno psicologico può assumere la forma di disturbi come depressione, disturbo da stress post-traumatico o ansia.

Non è possibile acconsentire alle pratiche di conversione in modo libero e informato, e non dovrebbe essere una difesa il fatto le vittime sembrano aver acconsentito, soprattutto in presenza di uno squilibrio di potere in un contesto di stigmatizzazione, in cui la capacità di un individuo di comprendere appieno le conseguenze del le azioni sono limitate.

In Italia, le terapie di conversione non sono illegali.

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